La Russa: "Bombe sui caccia in Afghanistan? Il Parlamento sia unito"
Il Ministro riferisce al Senato: "Il ferito tornerà presto in Italia. Entro il 2011 spero in riduzione delle nostre funzioni. Domenica un nuovo attacco"
Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa è intervenuto al Senato per riferire sull'attacco costato la vita a quattro alpini. Secondo la ricostruzione fornita dal Ministro, che ha esplicitamente parlato di "atti di guerra" (perlomeno "in termini di comunicazione"), "al momento dell'attacco, condotto da un nucleo di 25-30 'insurgents', il convoglio stava muovendo lungo una pista ricavata nell'alveo di un torrente asciutto, parallelo alla strada, per diversificare l'itinerario di spostamento. Sottoposto al fuoco degli insurgents - ha spiegato La Russa - un mezzo blindato Lince italiano, dotato di jammer, per guadagnare un ciglio di fuoco favorevole, dirigeva in retromarcia verso la strada che corre a lato del greto del fiume. Proprio durante quel movimento, il mezzo è stato investito dall'esplosione che ha causato il decesso di 4 occupanti e il ferimento di un quinto". Le nostre unità "hanno immediatamente risposto al fuoco - ha spiegato il capo della Difesa - con un'intensa reazione durata 30/40 minuti che ha disperso gli insurgents". La Russa ha spiegato che, durante lo scontro, due mezzi sono stati distrutti dopo essere caduti in mani nemiche. Le condizioni del militare ferito - La Russa ha anche aggiornato l'Aula di Palazzo Madama sulle condizioni del quinto militare, rimasto ferito: "Luca Cornacchia, inizialmente trasportato all'ospedale da campo di Delaram e successivamente trasferito a quello di Camp 'Dwyer', entrambi statunitensi, è stato sottoposto a Tac che ha evidenziato una frattura di due vertebre lombari, una sospetta contusione polmonare, una frattura al piede destro e lesioni multifocali alla milza". Le condizioni di Cornacchia, che nel frattempo è stato trasferito ad Herat, sono "stabili, non gravi, e viene tenuto in osservazione": potrà tornare in Italia appena le sue condizioni glielo permetteranno. Altri attacchi - Il Ministro, ribadendo che si tratta di una missione "tesa a promuovere la pace e la giustizia sotto l'egida internazionale", ha poi raccontato un episodio avvenuto 24 ore dopo la strage degli italiani: "Il 10 ottobre alle 8 locali (5.30 ora italiana) durante la prosecuzione del movimento verso Delaram, il convoglio ha subito un ulteriore attacco da parte di un gruppo di insurgents con fuoco di armi leggere e lanciarazzi controcarri. Le nostre unità - ha proseguito La Russa - supportate da 2 aerei Mirage 2000 francesi e 2 elicotteri A129 italiani, hanno prontamente risposto al fuoco, e si sono sganciati senza danni a mezzi o personale italiano, proseguendo il movimento e completando la missione di scorta". Episodi simili, ha spiegato il Ministro, sono avvenuti negli stessi giorni anche nei confronti di mezzi statunitensi. Missione di pace - Tornando poi sulla natura della missione italiana in Afghanistan, Ignazio La Russa ha ricordato le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, martedì, ha ribadito la "rispondenza al dettato costituzionale della nostra missione". Sulla possibilità di un ritiro delle truppe, il Ministro ha fornito alcune date: "Larghissima parte della zona ovest potrebbe essere consegnata entro la fine del 2011 La nostra missione sarà finita? No, l'arco temporale dato da Obama è il 2013. Ma entro il 2011 le nostre funzioni speriamo possano essere solo di addestramento delle forze di polizia e dell'esercito afgano. Il nostro obiettivo - ha spiegato il titolare del Dicastero della Difesa - è consegnare alle legittime autorità afgane un territorio sufficientemente controllato". Bombe a bordo - Sull'ipotesi di dotare i caccia italiani di bombe a bordo, La Russa ha affermato: "Nostri militari mi hanno fatto osservare che siamo l'ultimo Paese rimasto con aerei senza il relativo armamento". Dopo aver chiesto "un parere alle commissioni parlamentari", il Ministro ha chiesto un'ampia condivisione del Parlamento e ha ribadito che l'importante "è non mettere a rischio lo spirito comune, il sostegno della patria, degli italiani e delle forze politiche rispetto a una decisione che considero giusta". La Russa ha comunque garantito che "l'uso della forza avviene nel rispetto delle risoluzioni dell'Onu, dentro il limite del mandato, applicando le regole d'ingaggio e in ottemperanza alle decisioni politiche nazionali".