Papa, guerra, referendum: ecco il Landini show

Il capo della Cgil presenta il Concertone del Primo Maggio e straparla senza criterio né bussola
di Daniele Capezzonemartedì 29 aprile 2025
 Papa, guerra, referendum: ecco il Landini show
3' di lettura

Chiamatelo “situazionismo landiniano”. A onor del vero, i situazionisti propriamente detti avevano un tratto anche libertario, lontanissimo dalla tristezza burocratico-funzionariale che avvolge e imprigiona il capo della Cgil. Ma per il resto, siamo lì:assenza di organicità, destrutturazione sistematica, un po’ di musica, un po’ di letteratura. Accumulo di situazioni, appunto.

E allora eccolo il nostro Landini, in occasione della conferenza di presentazione del Concertone del Primo Maggio. In modo disperato e casuale, senza un criterio, senza una bussola, soprattutto senza una prospettiva degna di questo nome, il segretario del sindacato rosso pare dedito a quella che potremmo chiamare una “pesca delle occasioni”. Parla, straparla, verga compulsivamente comunicati su quello che capita, annuncia comizi e piazzate: il dichiarazionificio è sempre aperto, ma in modo superficiale e sciatto, sotto l’impulso di una polemica automatizzata e in ultima analisi fastidiosa, di una micro-conflittualità da forzato di un presenzialismo vacuo.

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IL CATECHISTA

Si comincia con il maldestro tentativo di arruolare Papa Francesco. Ecco il Landini catechista e esegeta papale: «Francesco ha avuto grande attenzione sui problemi del lavoro. Uno dei messaggi è stato quello di dare voce a chi non ce l’ha, fare rumore, non rinunciare a combattere le disuguaglianze». E non basta ancora: scatta perfino l’accusa di ipocrisia verso chi osi nominare Bergoglio invano. Cioè – par di capire – tutti tranne lui, Landini stesso: «C’è un gioco ipocrita che ho visto in questi giorni. Fa piacere che verso il Papa ci sia stata una reazione di questa natura ma, consentitemi la franchezza, non è che adesso improvvisamente anche quelli che ne hanno detto peste e corna diventano amici di Francesco. Non voglio fare polemica ma ci deve essere onestà intellettuale». E allora immaginatevi un Landini che ritira e rilascia patenti, che stabilisce chi possa parlare e chi no, interprete autentico del bergoglismo in purezza.

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VAI CON IL CONCERTONE

Poi naturalmente c’è il carro di Tespi degli artisti che timbrano il cartellino in vista del Concertone, la solita compagnia di giro. Sfocati pure loro, foto mossa pure quella, perché Landini non si ferma più e sparacchia a casaccio. Cito a piacere: una battuta sul «fallimento della globalizzazione», poi una tirata «contro il modello di fare impresa che è stato favorito in questi anni», poi nientemeno che un ammonimento a Trump e Zelensky («Mi auguro che il loro incontro non sia stato soltanto un atto simbolico»). Ecco, immaginate la preoccupazione adesso a Kiev e a Washington dopo il monito di Landini.

Ma il generatore automatico di landinate non si ferma più. O meglio: dopo i doverosi passaggi sugli infortuni sul lavoro, la lingua va a battere dove il dente duole davvero, e cioè su una campagna referendaria scombiccheratissima e il cui esito appare segnato, perché portare al voto il 50% più uno degli italiani l’8-9 giugno è una missione impossibile. Ma Landini nega l’evidenza: «Non è testimonianza, il quorum si può raggiungere». Certo non potrà lamentarsi: avrà tutto un Primo Maggio televisivo per lanciare la campagna referendaria. Ma vedrete che troverà lo stesso il modo di frignare e lagnarsi.

AUTOGOL

Tirando le somme, sgomenta il fatto che a sinistra (da Landini stesso all’altra autonominata neocatechista Elly Schlein, passando per Bonelli e Fratoianni) nemmeno si rendano conto di quanto questo vuoto pneumatico riempito solo di parole giovi al centrodestra, a cui tutto sommato basterà sbagliare poco per rendersi incomparabilmente preferibile, anzi per recitare la parte degli adulti nella stanza, mentre i bambini (progressisti) fanno chiasso. Pensare – in queste condizioni – di battere il centrodestra è utopia. Ma ancora più irrealistico è ipotizzare che una quota rilevante di italiani (di quelli, diciamo, meno schierati politicamente, con un minore senso di appartenenza partitica, con scarsi o nulli vincoli ideologici) possa anche solo prendere in considerazione un’offerta politica così inconsistente e nevrastenica, una specie di fastidioso rumore di fondo.