Giorgia Meloni raccoglie i frutti della sua politica estera

La premier è stata l’unica a puntare su Trump quando Macron e gli altri volevano fare senza di lui. Ora il vertice con Erdogan e il vertice Usa-Ue sui dazi
di Fausto Cariotilunedì 28 aprile 2025
Giorgia Meloni raccoglie i frutti della sua politica estera
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Giorgia Meloni vede i pezzi di un complicatissimo puzzle internazionale che iniziano a incastrarsi. Il faccia a faccia tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky all’interno della basilica di San Pietro è stato accolto con entusiasmo da tutti i leader. Inclusi quelli, come Emmanuel Macron, convinti sino a pochi giorni fa che l’Europa avrebbe dovuto fare a meno degli Stati Uniti e del loro presidente. A credere davvero nella necessità di “recuperare” l’alleato d’oltreoceano era solo la premier italiana, che adesso può dire di essere stata la prima a indicare la strada migliore (se non l’unica possibile) per la pace e per la salvezza dell’Ucraina.

Si spiega così anche il tentativo di alcune testate ed esponenti di sinistra di ridimensionare ciò che è successo, ricamando sulla fotografia scattata negli istanti in cui Trump e Zelensky, prima di appartarsi, hanno parlato con Macron e col primo ministro inglese Keir Starmer, mentre Meloni, da “padrona di casa” sebbene in territorio vaticano, conversava con gli altri leader. Quella scena, che secondo i suoi avversari italiani e transalpini avrebbe dovuto mostrare la centralità internazionale di Macron rispetto a Meloni, ha confermato invece, plasticamente, che la premier aveva fatto la scelta giusta confidando nel presidente americano, dal quale Macron e Starmer sono subito accorsi. Ha reso evidente anche la marginalità del capo di Stato francese, a cui Trump (con l’approvazione di Zelensky) ha chiesto subito di allontanarsi, in modo che lui e il leader ucraino potessero proseguire indisturbati. Meloni ha poi pranzato in privato, in un albergo della capitale, con l’amico argentino Javier Milei, e più tardi ha ricevuto a palazzo Chigi lo stesso Zelensky, per fare il bilancio della giornata. I segnali giunti dal Cremlino, dove il portavoce Dimitry Peskov ha detto che tra Russia e Stati Uniti «ci sono molti elementi in linea», confermano che un percorso per la pace, per quanto stretto e accidentato, ora s’intravede.

Anche di questo, nella serata di sabato, hanno discusso al telefono la presidente del consiglio e Ursula von der Leyen. La notizia è uscita ieri da Bruxelles, dove hanno fatto sapere che le due hanno parlato di «tutte le questioni di interesse comune attuale». Il dialogo tra loro è quasi quotidiano, ma la telefonata dopo quello che è successo a margine dei funerali di Francesco ha consentito di tirare un bilancio incoraggiante in vista del viaggio ufficiale che Trump, durante la visita di Meloni alla Casa Bianca, si è impegnato a fare in Italia. La premier e von der Leyen lavorano affinché, in quell’occasione, si discuta anche dei dazi reciproci tra Stati Uniti e Ue, sospesi sino agli inizi di luglio.

La capitale italiana non è l’unico posto possibile in cui organizzare la trattativa sulle tariffe doganali. È già previsto che von der Leyen e Trump si incrocino al G7 di Calgary, in Canada, a metà giugno, e due settimane dopo al vertice Nato in programma all’Aia, in Olanda: occasioni che potrebbero essere sfruttate. Sempre che i tempi non siano più rapidi: a metà maggio Trump sarà in Arabia Saudita, dove è possibile che abbia un colloquio con Vladimir Putin, e al ritorno potrebbe fermarsi in Europa quanto basta per fare con von der Leyen il summit tanto atteso. Roma, in questo caso, resta una possibile sede, ma è più probabile che tutto avvenga a Bruxelles. Nessun problema per palazzo Chigi, dove spiegano che «l’importante è il risultato», non il posto in cui viene raggiunto.

La tela diplomatica si chiude, per ora, con il summit Italia-Turchia in programma domani mattina a Roma. Il momento più importante sarà il vertice tra Meloni e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. La Turchia ha il secondo esercito più grande dell’Alleanza atlantica, ha un ruolo centrale nel Mediterraneo, talvolta in competizione e talaltra in collaborazione con l’Italia, e rappresenta un partner commerciale di primo livello. Erdogan, inoltre, tiene sotto controllo la rotta balcanica dell’immigrazione e potrebbe ospitare, a Istanbul, i colloqui di pace tra Putin, Trump e Zelensky. Lui e Meloni potranno quindi confrontarsi a quattr’occhi su tutte le questioni internazionali, incluse la guerra in Ucraina e quella a Gaza, la situazione in Libia e le politiche contro l’immigrazione irregolare.

Con la delegazione turca si parlerà anche di affari. Nel pomeriggio di domani è in programma, infatti, un forum di dialogo imprenditoriale al quale si sono iscritte cinquecento aziende dei due Paesi, e sarà presente la stessa Meloni, oltre a numerosi ministri dei due governi. È prevista la firma di diversi accordi.