È il “trattamento Pansa”. E questa volta viene usato contro Antonio Padellaro. La sua colpa? Aver scritto un libro, “Antifascisti immaginari”, in cui smaschera i finti partigiani del terzo millennio, le “facce da Ventotene” (copyright di Marco Travaglio, che scrive la prefazione), quelli che per criticare Giorgia Meloni e il suo governo evocano camicie nere, manganelli e olio di ricino. Risultando grotteschi e spesso ridicoli. Il problema è che oggi le cose che scrive Padellaro non si possono scrivere. O meglio, se si scrivono si deve mettere in conto la scomposta reazione degli antifascisti più ortodossi, che non tollerano la minima critica alla loro eroica resistenza contro i cattivoni sovranisti e tecnodestri di tutto il mondo. Padellaro sapeva bene a cosa andava incontro. E infatti nel suo volume cita espressamente il precedente di Giampaolo Pansa, uomo di sinistra diventato il nemico pubblico numero uno dei compagni dopo aver pubblicato “Il sangue dei vinti”, libro in cui raccontava violenze e ritorsioni dei partigiani contro i fascisti sconfitti. Ha dovuto subire, Pansa, attacchi di ogni tipo, comprese le irruzioni alle conferenze per impedirgli di parlare. E un mostro sacro come Giorgio Bocca lo liquidò così: «Un pazzo, un mascalzone, un falsario, un mentitore, un voltagabbana».
Mica male...
Ora, ci auguriamo che con Padellaro i guru progressisti siano più misurati (verrebbe da dire più “sobri”, ma questa è diventata un’altra parola fascista...). Però il fuoco di sbarramento contro di lui è già cominciato. Come abbiamo raccontato ieri su Libero, le prime frecciatine sono arrivare da Gad Lerner, che a PiazzaPulita, da Corrado Formigli, ha criticato il libro liquidandolo così: «Una polemica da cortile per noi frequentatori dei talk show». Lo stesso Formigli, intervistando Padellaro, gli ha poi chiesto polemicamente: «Ma oggi, con Trump alle porte, le università sotto assedio, i deportati in catene, i decreti sicurezza e tutto quello che succede, serviva davvero un libro per attaccare gli antifascisti?». Netta la risposta: «Serviva un libro per attaccare i finti antifascisti». Punto per lui...
Il più arrabbiato di tutti, però, al momento sembra Massimo Giannini (e non è una sorpresa). Che ieri, nel suo commento su Repubblica dedicato al 25 aprile, è andato all’attacco scomodando pure il Capo dello Stato: «Per fortuna ci pensa ancora una volta Mattarella a colmare i vuoti mentali dei “Patrioti”. A ribadire che “è sempre tempo di Resistenza”, che dalla parte giusta della Storia c’erano i partigiani pronti a battersi per la vita mentre i repubblichini esaltavano la morte, che “l’idea dell’Europa dei popoli” nacque a Ventotene. Dovrebbero avere il coraggio di attaccare anche lui, i furbi cacadubbi che irridono “l’antifascismo immaginario”. Forse anche il Capo dello Stato ha paura delle camicie nere in marcia verso la Capitale? Forse anche lui teme la Meloni in orbace che invade l’Abissinia, o fa rapire Fornaro scambiandolo per Matteotti?». E ancora: «Questa grottesca banalizzazione del “pericolo fascista” fa gran comodo alle destre, per ridicolizzare una sinistra già sfibrata di suo».
Gad Lerner, l'inelegante sfogo dopo l'addio al Fatto
Tra i non molti meriti di Gad Lerner c’è quello di incarnare alla perfezione un preciso tipo umano del diba...Ecco, chi osa criticare le facce da Ventotene è solo un «furbo cacadubbi». E invece i nuovi partigiani i dubbi non li ammettono, bisogna solo “credere, obbedire e indignarsi”. Ogni giorno. Ogni giorno di più... Chissà quando a sinistra capiranno che questo modo di essere antifascisti danneggia per prima cosa lo stesso antifascismo. E chissà quando capiranno che si può essere fermamente antifascisti anche senza cercare ogni giorno nuovi Mussolini da mettere a testa in giù. Pansa ci è riuscito. E anche Padellaro...