L'ordine di scuderia a sinistra, e in particolar modo nella redazione di Repubblica, è sminuire in ogni modo possibile Giorgia Meloni. La giornata è storica, solenne, e per fortuna i quotidiani d'area progressista si astengono da bordate politiche dirette. Il clima forse è di sottile delusione, perché sotto la regia della premier italiana è arrivata una foto che potrebbe segnare il futuro prossimo e un'epoca: il dialogo a due a San Pietro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, a margini dei funerali di Papa Francesco. Non è un caso che si parli di "ultimo miracolo di Bergoglio", dimenticando però il lavoro dietro le quinte della diplomazia e del governo, a partire dalla visita del presidente del Consiglio alla Casa Bianca che ha contribuito a riavvicinare non poco gli Stati Uniti e l'Europa.
Impossibile, però, aspettarsi una "incoronazione" per la Meloni dal quotidiano del gruppo Gedi. Non lo avevano fatto all'indomani della missione americana, rimanendo freddi, e non lo hanno fatto oggi, day after delle esequie. E così il Diavolo lo si riconosce dai dettagli.
A pagina 10, primo indizio: "Gli incontri di Meloni e il breve saluto con Donald", recita il titolo della cronaca "italiana" della giornata. Quel "breve saluto" vuole sottolineare la marginalità della premier, che viene definita non a caso "fuori dalla foto più importante", quella Trump-Zelensky. Si parla di "scontro" e di "sospetti sul ruolo di Macron". Nel sommario: "Padrona di casa, non compare nello storico scatto dei quattro leader (quello che comprende anche il capo dell'Eliseo e l'inglese Starmer). L'incrocio con il francese senza nemmeno guardarsi". Curioso che non si faccia riferimento però a come Trump abbia respinto senza troppi riguardi il tentativo di Macron di "imbucarsi" nel suo faccia a faccia con il presidente ucraino. E non è un caso che da Palazzo Chigi smentiscano la ricostruzione che vuole una Meloni "fatta fuori" e che anzi si sottolinei come tutto sia avvenuto di comune accordo.
Il vertice del surrealismo però lo si raggiunge a pagina 13. Repubblica dedica un pezzo "di colore" alle reazioni dei leader politici presenti a San Pietro. "Per un giorno concordia tra destra e sinistra - si legge -. I ministri si passano la crema solare". Addirittura. E mentre "Pier Ferdinando Casini è il gran cerimoniere", il titolo fa fare un balzo sulla sedia ai lettori: "Schlein la più commossa", mentre "Conte torna a parlare con Draghi". Insomma, a sinistra anche il funerale del Papa può trasformarsi in un trionfo interno. A vincere la classifica delle lacrime, guarda un po', è proprio la segretaria del Partito democratico.