Ora chi può sfilare a Milano lo decidono i palestinesi

Forse non ha più senso ripeterlo: in Italia saranno rimasti in tre a credere che il 25 aprile possa essere una “festa di tutti”
di Lorenzo Mottolavenerdì 25 aprile 2025
Ora chi può sfilare a Milano lo decidono i palestinesi
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Forse non ha più senso ripeterlo: in Italia saranno rimasti in tre a credere che il 25 aprile possa essere una “festa di tutti”. Anche a sinistra c’è chi- come il professor Gianfranco Pasquino ieri sul Domani- lo dice apertamente che non vuole che questa giornata appartenga ai “fascisti” (categoria nella quale di volta in volta è stato fatto rientrare più o meno chiunque faccia politica a destra del Pd). Quel che invece sorprende è che la lunga lista degli ospiti sgraditi possa essere imposta manu militari dall’associazione dei Giovani Palestinesi: una degenerazione che neanche il più fantasioso tra i partigiani del ’45 avrebbe mai potuto immaginare. Mentre la lista degli esclusi ormai copre mezzo pianeta tra ucraini, americani e israeliani, oltre ovviamente agli italiani “non allineati”.

Il rifermento è a quanto sta avvenendo a Milano, dove per il secondo anno di fila la gestione degli attivisti pro-Gaza sta diventando il vero tema della giornata. Lo scorso anno la cosa era finita in rissa, con assalti alla brigata ebraica, tentativi di sfondamento delle transenne in piazza Duomo e qualche ferito. Quest’anno le truppe arabe minacciano di volersi appostare con ore di anticipo lungo il tracciato del corteo per prenderne la testa. E di conseguenza di applicare la loro dottrina, che prevede di «non tollerare» la presenza di «gruppi che rappresentano il sionismo, il colonialismo e la guerra». Una dicitura sotto la quale rischia di rientrare un po’ di tutto e che addirittura, come dicevamo, prevede perfino l’esclusione degli ucraini, che negli anni scorsi avevano sfilato con la brigata ebraica e che denunciano una «situazione sempre più preoccupante: aumentano le bandiere rosse con falce e martello, gli slogan e le musiche sovietiche», oltre ai cartelli “la Crimea è russa” o “via gli ucraini dal Donbass”.


D’altra parte ormai da trent’anni il tema delle contestazioni è dominante nelle cronache della giornata, ovvero da quando i partiti di sinistra hanno deciso di usare questa giornata contro Silvio Berlusconi. Una lotta nel fango senza esclusione di colpi. Il punto più basso forse è rappresentato dai fischi a Letizia Moratti e al padre partigiano in sedia a rotelle. L’assalto alla brigata ebraica non fa neanche più notizia, forse il più idiota tra i riti della nostra politica. Abnorme anche il caso delle bandiere della Nato, esplicitamente giudicate dall’Anpi come “inopportune”. Il ricordo dell’alleanza nata dal patto tra i paesi che hanno liberato l’Italia è diventata “inopportuna”, i nipotini del gran Mufti di Gerusalemme, che posava con Hitler, invece guidano il corteo. Quasi scontato che oggi nel mirino ci siano americani, Donald Trump alla Casa Bianca diventerà sicuramente un bersaglio della piazza. Speriamo almeno non si ripeta un caso come quello del 2022 a Reggio Emilia, quando a prendere insulti è stata una bambina di otto anni che stava sventolando una bandiera a stelle e strisce. E ancora c’è chi chiama “festa di tutti” e si stupisce se i politici di destra non vanno in piazza a farsi sputare addosso.