Sinistra agitata: Satana arriva a Roma

La Casa Bianca auspica un cambio di passo e i progressisti delirano: il tycoon pronto a usare ogni mezzo con i cardinali
di Tommaso Montesanogiovedì 24 aprile 2025
Sinistra agitata: Satana arriva a Roma
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Donald Trump è l’uomo nero. L’“imperatore” che dopo essere tornato alla Casa Bianca ora vuole anche il soglio pontificio. Si vedrà se influenzando direttamente il conclave, oppure facendo pressione su chi verrà dopo Francesco. In ogni caso non si scappa: il tycoon ha messo le mani «sull’elezione del successore» di Jorge Bergoglio. E il vicepresidente J.D. Vance, convertito al cattolicesimo nel 2019, è naturalmente il suo braccio armato. Che la Casa Bianca auspichi un cambio di passo dopo Francesco, vera e propria spina nel fianco dell’amministrazione repubblicana dal ritorno di Trump allo Studio Ovale, è noto. Che il preferito sia il cardinale di New York, Timothy Dolan, lo è altrettanto.

Poi c’è il delirio progressista, in base al quale il presidente degli Stati Uniti - che non vede l’ora di essere in piazza San Pietro, come da post su Truth- sarebbe pronto a manipolare, a ricattare, a minacciare il collegio dei cardinali elettori (dove siedono dieci porporati americani) per favorire la scelta di un Pontefice a lui gradito. A declinare la teoria dell’opzione «neocarolingia» della Casa Bianca, detta altrimenti «Opa» sulla Santa Sede, è lo storico Alberto Melloni su Repubblica. In pratica a Trump, dipinto come il leader della “destra mondiale”, manca un «collante» ideologico e cosa c’è di meglio di un «collante religioso» grazie alla regia del cattolicissimo Vance? Quel Vance cui il Presidente degli Stati Uniti, attraverso la visita privata al Santo Padre la vigilia della morte, ha consegnato un messaggio: «Vi dovreste fidare di me o vi dovrete fidare di me».

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L’aspetto più interessante dell’intervista di Melloni, però, è un altro. Ovvero lo strumento che utilizzerà il “duo Maga” Trump e Vance - per centrare il traguardo: le minacce. Proprio così. I cardinali saranno costretti ad adeguarsi ai voleri della Casa Bianca sotto il ricatto: «Se vi comportate bene saremo buoni con voi, altrimenti verrete trattati come abbiamo fatto con Zelensky. Non ci dimentichiamo che c’è anche Musk (elementare, Watson, ndr) con Trump». I porporati ribelli, avverte Melloni, saranno colpiti attraverso la Rete e i social: «Ogni tipo di maldicenza è esposta a uno strumento nuovo, l’allusione di massa». Attenzione ai tempi: visto che in conclave gli elettori saranno isolati dal mondo, il «meccanismo può mettersi in moto da qui all’elezione». Cardinale avvertito, mezzo salvato.


Se Bergoglio è «il Papa degli ultimi», Trump è una sorta di “anti-papa”. L’estremista di destra colpevole, agli occhi del Corriere della sera, di aver picconato l’immagine del pontificato di Francesco. «Nel 2015 il 90% dei cattolici lo sosteneva; nel 2024 la percentuale era scesa al 75%. Che cosa era successo? L’ala più conservatrice non ha mai condiviso le aperture di Francesco agli omosessuali, ai divorziati, nonché l’insistenza sul dovere per i cristiani di accogliere, di assistere i migranti, a prescindere che abbiano i documenti in regola o meno». E quindi si arriva all’assurdo che il calo di popolarità di Bergoglio negli States è colpa di Trump - che nel periodo in esame ha occupato la Casa Bianca solo per la metà del tempo (gennaio 2017-gennaio 2021) - e non delle posizioni del Papa giudicate dai fedeli americani evidentemente troppo in discontinuità con la tradizione cattolica. Ma c’è di più: non basta il Trump stile “Angeli e Demoni” che tira i fili del conclave, c’è anche il “popolo Maga”, ovviamente manovrato dalla Casa Bianca, che in nome dell’opposizione a Bergoglio si è ormai saldato con il «cattolicesimo radicale» americano che «non ha mai accettato Francesco sul soglio di Pietro». In questo caso una delle figure chiave, oltre al solito Vance, è il neo ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Brian Burch, leader dell’organizzazione conservatrice CatholicVote e noto anti-Bergoglio, informa La Stampa. Sul tavolo c’è nientemeno che l’ipotesi di uno «scisma liquido tra Usa e Vaticano». Con Trump, in pratica, che vista l’impossibilità di farsi papa si fa una chiesa a sua immagine e somiglianza. Del resto, stando alla ricostruzione del Foglio, Francesco aveva capito tutto in anticipo. Quella frase in campagna elettorale per la Casa Bianca sulla necessità di scegliere «il minore di due mali» tra Trump e Kamala Harris, era in realtà una manifestazione di tifo per la candidata democratica: «Pochi dubbi sul fatto che considerasse più dannoso Trump di una esponente democratica che avrebbe proseguito il lavoro di Biden».