Hanno scambiato il Papa per Che Guevara

Elly Schlein è riuscita a costruirsi il santino su misura, un Papa Francesco alla Che Guevara, icona della sinistra, protettore del Verbo antagonista, simbolo dei reietti
di Mario Sechigiovedì 24 aprile 2025
Hanno scambiato il Papa per Che Guevara
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Elly Schlein è riuscita a costruirsi il santino su misura, un Papa Francesco alla Che Guevara, icona della sinistra, protettore del Verbo antagonista, simbolo dei reietti. Lo ha fatto in Parlamento, in un momento solenne, steccando rispetto a quello che doveva essere lo spartito della giornata. A un certo punto mi sembrava di sentire le parole di Herbert Marcuse ne “L’uomo a una dimensione”, una cosa tra la scuola di Francoforte e Jacques Maritain. A comizio in corso, mi è venuto un dubbio: Elly, questi autori li ha mai letti? Non credo, ma non ha importanza. Il suo fuori le righe conferma due cose: che Francesco era il “loro” Papa e che i laici devoti sono stati un colossale danno per la Chiesa. Chi sono stati i veri nemici di Francesco? Prima di tutto i bergogliani, le truppe cammellate di un sogno impossibile, la Chiesa “à la carte”, relativizzata, dove la preghiera è l’ultima cosa che conta, un cattolicesimo “lite”, così esile da sparire.


Quando l’altroieri abbiamo titolato la nostra prima pagina sulle “luci e ombre rosse” del Papa avevamo visto giusto, il Pontefice si è posizionato su una doppia linea, progressista nell’azione sociale, conservatore nel dogma. Il suo oscillare è stato interpretato dalla sinistra sempre a senso unico, ma in realtà, come raccontiamo nelle nostre pagine interne, Bergoglio è stato guardingo sulla dottrina. Non abbastanza, perché alla fine è passato il messaggio di un Papa progressista, che in fondo era quello che voleva, preoccupato dalla decadenza del culto e delle vocazioni, disperatamente alla ricerca di un “nuovo inizio”, l’uomo venuto da lontano ha provato a cambiare tutto. Il risultato, purtroppo, è inversamente proporzionale ai titoli tributati dai giornali di sinistra alle opere di Francesco. Molte interviste a Scalfari, pochi fedeli in Chiesa.


Basta leggere le pagine del libro di George Weigel (“God’s Choice”) dedicate a Papa Benedetto XVI e al futuro della Chiesa per avere la diagnosi precisa della crisi ieri, oggi e domani. Il discorso della Segretaria del Pd in Parlamento è goffo al punto da diventare la biografia della sinistra senza Dio, soprattutto senza intelligenza. Manca un barlume di analisi sull’importanza della Chiesa universale, sul ruolo dei cattolici. Elly Schlein ha recitato un manifestino laicista che tirava per la tonaca il Papa che ancora attende la sepoltura. Tornando alle cose serie, la morte del Santo Padre apre una partita gigantesca, siamo di fronte alla possibilità di una rifondazione di una Chiesa con un nuovo Papa o a una inevitabile agonia. È sempre Weigel a ricordare che la prospettiva della scomparsa dei cattolici- e quindi della Chiesa- in Europa, nel mondo secolarizzato, è concreta e più vicina di quanto si immagini. Il prossimo Conclave deve decidere sulla sopravvivenza dell’istituzione, non sul Papa, e deve farlo guardando alle qualità di chi è chiamato al soglio petrino. Si tratta di un lavoro immane, svolto sotto lo sguardo della Divina Provvidenza, ma pur sempre decisione dell’uomo e dunque imperfetto. Avremo tempo per raccontare quello che sta accadendo, chi crede prega, chi non crede spera, chi è ignavo secondo Dante viene costretto a inseguire per l’eternità un’insegna priva di significati, pungolato da vespe e nudo come un verme. Si chiama Inferno e chi afferma che non esiste potrebbe scoprire di avere torto.