La corsa dei compagni a fingersi papisti

Dalla Bonino a Bertinotti, fioccano le interviste degli esponenti di sinistra che lodano il Papa
di Francesco Storacemercoledì 23 aprile 2025
La corsa dei compagni a fingersi papisti
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No, non era il compagno Bergoglio, vorremmo dire ad una sinistra che tenta di appropriarsi dell’eredità del Pontefice scomparso il Lunedì dell’Angelo. Sguazzano nelle parole e prendono quelle più convenienti alla “causa”, dimenticando la fermezza sui valori non negoziabili. La sua attenzione agli ultimi strumentalizzata come se indossasse una bandiera rossa al posto dell’abito bianco. Ma se ai più sfortunati non pensa il Papa chi dovrebbe farlo? Solo politicanti da strapazzo possono mischiare Fede e propaganda in un modo davvero osceno. La giornata di ieri è stata sufficiente per comprendere il giochino speculativo. Addirittura Emma Bonino ha affermato che Francesco le disse di «proseguire le nostre battaglie». Confondere il rispetto verso le persone – lei compresa – con battaglie comuni è davvero troppo. Punti d’unione: su carceri e migranti? Sicuramente sul primo tema, ma sui migranti non va mai dimenticato quel suo appello al «diritto di non emigrare» (messaggio per la giornata mondiale del migrante, 2020), cioè «il diritto di trovare nella propria Patria condizioni che consentano una vita dignitosa».

Nella “cattura” di Bergoglio si è cimentato anche Fausto Bertinotti, per il quale il Papa «ha praticato la teologia del popolo». Che, com’è noto, riguarda solo la sinistra. Fratoianni, leader di Sinistra italiana, vede in Francesco «un uomo di pace e di giustizia», la leader del Pd, Schlein, ne riconosce l’impegno «contro le disuguaglianze», e persino Ilaria Salis si esalta nel vederlo lavare i piedi dei detenuti (non dopo la sua detenzione, ma da quanto egli ascese al Pontificato...). Ovviamente, nessuno me predica solo la sinistra italiana, non può esserci margine di ambiguità su temi che sono carne viva per i cattolici. Papa Francesco definì “sicari” i medici che praticano l’interruzione volontaria della gravidanza. Chiese un divieto universale della gestazione per altri. Si espresse sul gender come «il pericolo più brutto». Che non significava mettere al bando le persone, ma senza rinunciare ad indicare dove fosse il peccato. La difesa della famiglia ribadita più e più volte, al pari del primato della sacralità della vita hanno rappresentato punti fermi del suo magistero, anche se la sinistra sembra non essersene accorta: ma su aborto ed eutanasia fu un Papa davvero rigido. Idem per la maternità surrogata. Francesco è stato il Papa che chiese un divieto universale per la gestazione per altri.

La individuò come pratica «spregevole». La considerava una grave violazione della dignità delle donne e dei bambini. Ogni volta che ha affrontato questi temi, Papa Bergoglio è stato lui vittima di anatemi laici, con polemiche violentissime verso il Capo della Chiesa che con la sua semplicità affermava quel che un Pontefice era tenuto a dire. E qui sta la grande contraddizione di una sinistra pronta a strumentalizzare anche le virgole pur di affermare un’inesistente appartenenza politica. In queste ore si affannano anche a rovistare a destra, per parlare dei critici del Papa venuto dall’Argentina. Che indubbiamente c’erano e ci sono, ma non certo tra le leadership della politica. Di là, invece, è proprio ai livelli più “alti” che si è scatenato lo sciacallaggio per arruolare persino il “compagno Bergoglio”. Rispetto almeno oltre la morte è quello che ci vorrebbe di fronte a figure di portata planetaria, che in qualsiasi parte del mondo abbiano portato la loro parole sono state accolte con entusiasmo enorme. In casa nostra, invece, tocca fare i conti con i piazzisti del voto, che magari non hanno mai avuto modo di confrontarsi nelle loro coscienza con le grandi questioni della Fede. Per sbarcare il lunario, dimenticano il Rosario e ora vogliono impartire lezioni di coerenza al mondo intero.