"Era in partenza un incontro difficilissimo, non solo perché Trump è completamente imprevedibile e propenso a scenate di aggressività fuori controllo, ma perché c'erano due questioni fondamentali su cui tenere il punto: impedire che l'Italia rompesse il fronte europeo sui dazi e non mollare sull'Ucraina. Su entrambe le questioni Meloni ha tenuto una linea dritta".
Carlo Calenda s'inchina a Giorgia Meloni. In un'intervista rilasciata al Foglio, il leader di Azione ha applaudito l'attivismo della leader di Fratelli d'Italia. "Di meglio - ha precisato - non si poteva fare. Trump resta una sciagura, ma io posso esprimermi in questi termini perché sono all'opposizione, se fossi stato il presidente del Consiglio sarei andato alla Casa Bianca come ha fatto lei". Ma non finisce qui. Calenda ha anche risposto a chi da sinistra - Pd, Avs e M5s - hanno attaccato il presidente del Consiglio perché, secondo il loro punto di vista, non avrebbe ottenuto nulla di concreto dal viaggio a Washington. "E cosa avrebbe dovuto ottenere? L'impegno di massima a trattare con l'Europa non è chissà che, ma si trattava di limitare i danni, provando a portare piano piano questo branco di matti che governa gli Usa a un tavolo negoziale. Il Pd - ha poi aggiunto - ha una linea politica, quella di M5s e Avs, che non lo riporterà mai al governo".
“Quello che accadrà adesso – ha proseguito Calenda – non dipende da Meloni, ma da Trump che come sappiamo è una trottola impazzita. Già adesso ha fatto abbastanza per mandare in recessione il mondo occidentale. ll livello di dazi degli Usa nei confronti del mondo, Europa compresa, non ha precedenti dal 1860. Anche senza l’aumento delle tariffe, la situazione è drammatica”.