La risposta alla sinistra italiana, che accusa Giorgia Meloni di andare da Donald Trump in un’iniziativa «slegata» dall’Europa, o addirittura ostile verso la Ue, la danno le autorità europee. A Bruxelles, ieri, hanno fatto sapere che la premier e Ursula von der Leyen hanno avuto una nuova conversazione telefonica martedì sera. Una portavoce ha spiegato che «il messaggio è in linea con quanto detto nei giorni precedenti, e cioè che hanno coordinato questa visita. Come è noto, abbiamo già detto più volte che qualsiasi contatto con l’amministrazione statunitense è molto gradito. La stessa presidente von der Leyen lo ha affermato». Anche se la competenza sui negoziati commerciali con gli Stati Uniti spetta alla Commissione, insomma, i contatti dell’Italia con l’amministrazione Trump sono ritenuti «estremamente positivi, e quindi la presidente e la premier si sono coordinate». Chi vuole mettere Meloni contro il resto d’Europa (il Pd ci sta provando da quando si è saputo dell’incontro con Trump) è avvisato.
«È necessario ragionare con lucidità, con concretezza, con pragmatismo», ha detto la premier nel messaggio inviato ieri all’assemblea del Consorzio del Grana Padano, enfatizzando ancora una volta la delicatezza del momento. Il colloquio nello Studio ovale è stato fissato per le 12 locali, le 18 italiane, e dovrebbe protrarsi per un’ora. La premier si presenterà con l’ambasciatrice italiana a Washington, Mariangela Zappia, col consigliere diplomatico Fabrizio Saggio e col suo consigliere militare, il generale Franco Federici. Anche se il rapporto personale e politico tra i due leader è eccellente (Trump, che non è uno dal complimento facile, ha più volte definito Meloni «una grande leader»), l’incognita è rappresentata proprio dal carattere imprevedibile del presidente statunitense. Il Washington Post, pur evidenziando che la missione è «ad alto rischio» per la premier italiana, riconosce che «pochi leader europei sono emissari migliori presso la corte del presidente», anche perché lei è «tra i pochi che sembrano essere graditi a Trump».
Daniele Capezzone infilza Repubblica: "Paesi sicuri? Nascosti a pagina 22..."
Eccoci ad "Occhio al Caffè", la rassegna stampa politicamente scorrettissima curata da Daniele Capezzon...La Cina, invece, è in cima alle preoccupazioni dell’inquilino della Casa Bianca. I termini della proposta che oggi potrebbe essere avanzata da Trump dovrebbero ricalcare quelli riportati ieri dal Wall Street Journal, secondo il quale il presidente americano intende promettere dazi più bassi a chi aiuterà gli Stati Uniti ad isolare la Cina. Una questione che non riguarderebbe l’Italia, ma tutta la Ue, alla quale Trump- in sostanza - chiederebbe di impedire, o limitare, il passaggio delle merci cinesi sul proprio territorio. Ipotesi alla quale Meloni potrebbe rispondere facendo presente la necessità di una maggiore presenza americana nell’area balcanica e nel cosiddetto «Mediterraneo allargato», dove Russia, Cina e Turchia stanno guadagnano posizioni a spese di Europa e Stati Uniti, e questo - la presidente del consiglio ne è convinta non conviene nemmeno a Washington.
Ci si attende anche che i due si confrontino sul futuro della Nato. Il 24 giugno, all’Aia, si terrà il vertice dell’alleanza con i leader dei Paesi membri, e in quella sede gli Stati Uniti dovrebbero proporre di portare la spesa per la difesa al 3,5% del Pil (quella italiana è ancora inferiore al 2%). Governo e maggioranza, su questo, hanno già dato segnali di disponibilità. Ieri è stato Ignazio La Russa a dire che «solo gli sciocchi non capiscono che la difesa è indispensabile per l’autonomia e per poterci dedicare al benessere dei cittadini».
L’obiettivo di Meloni e von der Leyen è arrivare a un regime di «zero dazi» reciproci tra Usa e Ue. Diventerebbe più abbordabile se l’Europa accettasse di aumentare i propri acquisti di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, anche se le richieste di Trump non dovrebbero fermarsi qui. Il commissario Ue per la Giustizia, l’irlandese Michael McGrath, ieri ha ammesso che non sarà facile trovare un’intesa che accontenti tutti. «Faremo tutto il possibile per giungere a un esito positivo» nei negoziati con l’amministrazione Trump, ha detto, «ma in parallelo dobbiamo prepararci allo scenario di un mancato accordo».
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"C’è stata la decadenza europea, grazie a leader come Von der Leyen. Dal punto di vista demografico, l...Intanto la Casa Bianca ha dato conferma del viaggio del vicepresidente J.D. Vance a Roma. Il suo arrivo è previsto domani e nella sua agenda ufficiale ci sono incontri con Meloni e con il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Dopo, dalla capitale italiana, Vance si recherà in India. Nel comunicato si legge che «il vicepresidente discuterà le priorità economiche e geopolitiche comuni con i leader di ciascun Paese», mentre non si fa cenno ai temi che intende affrontare con Parolin. Il numero due della Casa Bianca, convertitosi al cattolicesimo nel 2019, potrebbe assistere alla celebrazione della Passione del Venerdì Santo nella basilica di San Pietro o alla messa di Pasqua nella piazza antistante. All’incontro con la presidente del consiglio, che si svolgerà a palazzo Chigi, parteciperanno anche i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. La diplomazia bilaterale di Meloni vivrà un’altra giornata importante il 29 aprile, quando sarà a Roma il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan. Lo stesso giorno Erdogan e Meloni presiederanno il quarto vertice intergovernativo Italia-Turchia.