Donald Trump, l'opposizione? Si riscopre unita per gufare contro Meloni

Schlein caustica: "Riporterà indietro un altro terrorista libico?"». Conte: "Andrà a prendere istruzioni negli Usa"
di Pietro Senaldimercoledì 16 aprile 2025
Donald Trump, l'opposizione? Si riscopre unita per gufare contro Meloni
4' di lettura

Lei domani incontra il presidente degli Stati Uniti con la benedizione dell’Unione Europea, che le ha dato ufficiale investitura, conferendo al viaggio anche la valenza di una missione diplomatica per conto di tutti. Loro presentano tutti insieme una mozione in cui chiedono al governo e alla Ue, ora trattata da nemica perché sostiene il nostro esecutivo, la condanna di Israele e il riconoscimento dello Stato Palestinese. L’opposizione dovrebbe fare un monumento a Giorgia Meloni. Il suo viaggio a Washington ha fatto trovare per un giorno l’unità a Pd, M5S e Avs. Naturalmente non per sostenere la missione italiana, ma per gufare e sparare alle spalle del governo. I soliti progressisti rosiconi certo, ma la definizione è riduttiva. Sono dei gufi, degli untori di sventura, degli aspiranti sabotatori: sperano che il viaggio si riveli un flop per potere attaccare il governo. E se, in caso di mala parata, l’Italia pagherà un prezzo salato, per i sinistri è meglio, avranno più cartucce nei loro mitragliatori di finti pacifisti, che scaricano solo contro il centrodestra, non accorgendosi così di impallinarsi i piedi.

Citiamo a strascico, tra le dichiarazioni piene di livore, bile, invidia e marginalità consapevole e amara. Il premio bamba lo vince Elly Schlein. «Spero che sull’aereo che riporterà indietro Meloni non ci sia qualche altro torturatore libico liberato» prova a essere caustica la Nazarena. Prrrrrr.... L’ultima volta che è tornata dall’America, il nostro premier ha portato a casa la compagna Cecilia Sala, che il Pd mediterebbe di candidare sindaco di Milano, per rimpiazzare l’omonimo primo cittadino, che i lombardi non vedono l’ora di rottamare. Cara Elly, non ritenti, visto chi le scrive le battute, non sarà più fortunata.

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Poteva tacere Conte Giuseppi, come lo chiama Trump, e lui ne va tutto fiero, che se lo convocasse alla Casa Bianca se lo vedrebbe arrivare direttamente in ginocchio? «La premier va in Usa a prendere istruzioni» motteggia il veggente grillino, «tornerà con nuove commesse d’armi e più acquisti di gas americano, con l’Italia nel frattempo al collasso». Altre dichiarazioni al vento, buone per gli smemorati. Quando era a Palazzo Chigi, il leader grillino aumentò le spese militari più di tutti, si ostinò nel boicottare sistematicamente ogni tentativo italiano di produrre energia e scassò i conti più di tutti, tra reddito di cittadinanza, superbonus e Pnrr a debito, che chissà come mai gli altri Paesi Ue non hanno chiesto con la sua voracità.
E comunque, caro avvocato del popolo, è ancora meglio lo zio Sam che la Mata Hari del grande timoniere Xi Jinping.

Alla galleria degli orrori, ed errori, si aggiunge, immancabile, l’ineffabile duo Angelo Bonelli & Nicola Fratoianni. «Meloni è il cavallo di Troia di Trump in Europa per aprire un varco che mini l’autonomia politica e ambientale della Ue», si agita il primo. «Il premier va in Usa ad arrendersi» gli parla sopra il secondo. Si coordinassero meglio... Il leader di Avs rimprovera al premier di propagandare ai cittadini, preoccupati per l’economia, «il telefilm di un’Italia che prospera», ma una sua visita negli States con il compagno di merende verde sarebbe un colossal della comicità, tipo Totò e Peppino da Cleopatra, un manifesto di inadeguatezza e surrealismo. Anche se per il livello dei loro discorsi sarebbe forse più appropriato Vacanze in America con l’ambientalista nei panni di Christian De Sica e il sinistro in quelli di Claudio Amendola.

Comunque, quando si tratta di criticare il governo, alla sinistra vanno riconosciute capacità di movimento, fantasia e sfrontatezza da campioni del mondo. Per un mese e mezzo l’opposizione ha sbertucciato la premier sostenendo che non sarebbe riuscita ad accreditarsi alla Casa Bianca. Quando è arrivato l’invito dagli Usa, i compagni hanno cominciato a dire che andare sarebbe stato un atto ostile nei confronti dell’Europa, visto le tensioni tra Bruxelles, ma soprattutto Berlino, e Washington. Poi Ursula von der Leyen ha dichiarato che il viaggio è una buona idea e lei è in costante contatto con Meloni.

Per risposta la compagnia di giro progressista l’ha buttata in vacca, dicendo che la missione sarà un insuccesso anche se dovesse andare bene e ha tentato una strategia di diversificazione, passando a parlare di Medio Oriente e chiedendo a Meloni di industriarsi per lo Stato Palestinese, del quale nessuno da settant’anni riesce neppure a porre le basi. E in ogni caso, qualora Meloni andasse mai in Israele per parlarne, sarebbero capaci di rimproverarle di non arrestare Bibi Netanyahu alla Knesset. In questo cinema, tace l’altra sinistra, quella che sarebbe indispensabile per vincere le elezioni. Matteo Renzi, Carlo Calenda, Emma Bonino, ma anche dem ragionevoli: sono davvero questi i migliori compagni di viaggio che avete?

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