Rai, quei soloni della sinistra che attaccano FdI

Al centro del dibattito la “vergogna” dei migranti portati in Albania con fascette di velcro ai polsi
di Annalisa Terranovalunedì 14 aprile 2025
Rai, quei soloni della sinistra che attaccano FdI
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Sabato sera, terza rete della cosiddetta TeleMeloni. Il prime time è affidato a Peter Gomez, che eredita – col suo Un alieno in patria - lo spazio di Serena Bortone. Cambiano i conduttori ma non lo share, che si aggira comunque attorno al 3,5 (quando va bene). Nel programma c’è anche la risposta a Zoro, per chi avesse bisogno di sentire qualcosa veramente “de sinistra”: e la risposta è Paolo Rossi, che ci spiega che «Gesù era un clandestino ma era un re» e Giuseppe non era il padre biologico, insomma un «genitore 2» e altre amenità che tanto piacciono ai laicisti che parlano di cristianesimo (per i cattolici è tutto molto più semplice: Gesù è il Figlio di Dio e amen).

Il tasto su cui si batte nella puntata del 12 aprile (di cui ero ospite, collegata da Saxa Rubra) è la “vergogna” dei migranti portati in Albania con fascette di velcro ai polsi. Insomma Cecilia Strada detta la linea a TeleMeloni (incredibile, ma vero...). Il tema lo introduce Gomez che apre il programma con una tripletta: attacco a Lollobrigida, Nordio, Schillaci. Poi, bontà sua, cita anche – nel corso del programma ma non all’inizio - un’altra vergogna e cioè la scritta dei Pro-Pal “Spara a Giorgia”. «Condanniamo per carità – dice il conduttore ma a Gaza il massacro continua...». Insomma pensiamo alle cose serie, la scritta è una quisquilia...

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Sta intervistando lo scrittore Gianrico Carofiglio che critica il trattamento riservato ai migranti in Albania. Dal canto mio, ribadisco cose ovvie: che i Cpr nascono con la legge Turco-Napolitano, quindi col governo Prodi, e che il ministro Piantedosi ha detto che i migranti portati in Albania avevano fascette di contenzione in quanto pericolosi per le condanne già ricevute anche se in primo grado. È a quel punto che Carofiglio fa sfoggio della sua cultura giuridica: la condanna in primo grado – afferma - non significa che uno sia socialmente pericoloso perché se no anche Delmastro, condannato in primo grado... Poi mette le mani avanti: è un paradosso. Ribatto che quelli sono condannati per violenza sessuale o reati contro il patrimonio. Carofiglio: «Ma ci sono regole precise per privare una persona della libertà personale, io ho qualche competenza in materia...». Dunque, per paradosso, seguendo il suo ragionamento, uno condannato per violenza sessuale in primo grado o per reati contro il patrimonio, non è un potenziale pericolo per la società. E se lo è, lo è alla pari di uno condannato come Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio.

Riportiamo dunque cosa ha detto esattamente Piantedosi, suscitando il garantismo pietoso della sinistra e dei suoi portavoce televisivi: per il «trattenimento» nei Cpr «viene data priorità a persone che oltre alla condizione di irregolarità, perché non hanno permesso di soggiorno, hanno la condizione di pericolosità sociale desumibile dai precedenti commessi». Secondo la normativa nazionale devono essere trattenuti nei Cpr con priorità coloro che siano considerati una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica o che siano stati condannati, anche con sentenza non definitiva, per i reati per cui è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza odi particolare allarme sociale.

Ma Carofiglio si intende di tutto, come sappiamo. Sabato era reduce da una seduta di psicoanalisi a Ottoemezzo dedicata a Donald Trump. Simbolo di «narcisismo patologico». E del quale andrebbero analizzate le tendenze antisociali. Il presidente Usa sì che è socialmente pericoloso, insomma, mica il povero migrante condannato per stupro. Chiaro no? Carofiglio ha comunque suscitato le ironie di Selvaggia Lucarelli che sul Fatto, commentando la puntata messa su da Lilli Gruber contro il «folle» Trump, ha scritto che Carofiglio di narcisismo se ne intende. «Provate a dargli una sala con 100 posti in meno di De Giovanni per presentare il suo libro e rade al suolo la Russia».

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