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Monfalcone, spunta la lista degli islamisti

Italia Plurale, fondata da Soumahoro, ha solo musulmani: il candidato è il capo della moschea abusiva combattuta dall’ex sindaco leghista Cisint
di Alessandro Gonzato domenica 13 aprile 2025

3' di lettura

Si chiama Italia Plurale ma in lista sono tutti musulmani, e d’altronde tutto ruota attorno al centro islamico: Mohammad, Hossain, Jahirul, Sharif, Adji e gli altri tredici corrono per Bou Konate, che a Monfalcone - dove si vota oggi e domani per il sindaco- è il capo della comunità. Durante la campagna elettorale le riunioni dell’Italia Plurale cominciavano con il «Salam aleikum», la pace sia con voi. «Allah, cambia la situazione, è ora di cambiare» scrivono sui social i candidati di Konate.

«La nostra voce deve arrivare lì dove si decide per tutti i cittadini». Qui, tra minareti che in realtà sono sale al piano terra e muezzin – profondo Nord-Est – sono in tre a contendersi la vittoria: Luca Fasan, leghista, assessore uscente alla Cultura, alfiere del centrodestra; il consigliere regionale del Pd Diego Moretti; e poi c’è l’ingegnere senegalese Konate.

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LA GUIDA SUPREMA
A Monfalcone, 30mila abitanti nel Goriziano, un abitante su tre è straniero: il 50 per cento viene dal Bangladesh, il 15 sono rumeni. Il leader politico di Konate è Aboubakar Soumahoro, che di Italia Plurale è fondatore e presidente, iniziativa presa dopo il disconoscimento subìto da parte dei suoi ex padri putativi Bonelli e Fratoianni i quali dopo aver portato Aboubakar in trionfo in parlamento l’hanno scaricato: d’altronde, hanno stragiurato, non sapevano nulla di nulla delle contestazioni che da lì a poco la procura avrebbe rivolto alla moglie e alla suocera del deputato ivoriano.

Pochi giorni fa il Consiglio di Stato, interpellato dal Comune amministrato dal centrodestra, ha sentenziato che nelle moschee “fai da te” di Monfalcone e non solo non si potrà più pregare, e che nessun edificio affittato o comprato per altri scopi potrà essere trasformato in un luogo di culto. La sentenza ha ribaltato quella del Tar del Friuli Venezia Giulia che aveva accolto il ricorso del centro culturale islamico Darus Salaam, di cui il candidato di Soumahoro è presidente. Gli islamici se ne sono fregati e l’indomani hanno srotolato di nuovo i tappeti. All’esterno, davanti alla porta su cui sono sempre stati affissi gli orari, è spuntata una sorta di guardia. «È parente di un imam integralista», dice qualcuno, e chissà. A Monfalcone l’immigrazione di massa, quasi tutta islamica, ha trasformato la maggioranza italiana in una minoranza che deve combattere contro abusi e provocazioni. Il contenzioso col centro islamico si trascinava da fine 2023 ed era cominciato dopo alcuni sopralluoghi della polizia: il Comune, per otto anni e fino allo scorso luglio guidato dalla leghista Anna Maria Cistin (oggi europarlamentare) ha emanato un’ordinanza che stabiliva il «divieto d’uso dell’immobile come luogo di culto». Intimava poi la proprietà di «provvedere al ripristino immediato della destinazione d’uso legittimamente autorizzata», ossia quella di uffici direzionali.

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MINACCE
Cisint, per le sue battaglie contro il velo nei luoghi pubblici e in difesa delle norme italiane, è finita sotto scorta. L’antivigilia di Natale del 2023 la comunità islamica locale, dopo aver chiesto supporto alle altre del Nord-Est, ai centri sociali e a varie associazioni di sinistra, i musulmani di Monfalcone dicevamo hanno portato in strada 7mila persone per protestare contro la stretta alle moschee abusive. Cisint aveva commentato duramente: «Oggi abbiamo avuto un’evidente dimostrazione della volontà di prevaricazione da parte della comunità musulmana per imporre il proprio modello islamico più integralista. Da un lato», aveva continuato l’allora sindaco, «in centro città c’è stata la volontà di festeggiare il Natale, e dall’altra un’indecorosa protesta. I centri islamici non sono in regola con le prescrizioni urbanistiche e con l’incolumità pubblica». Cisint aveva poi denunciato «sopraffazioni contro le donne e le espressioni di violenza che inneggiano al terrorismo».

Intanto, sui social, ci ha pensato Soumahoro a tirare la volata al fratello Konate: «Il candidato di Monfalcone», ha scritto a corredo di un video, «che corre sui marciapiedi e le piste ciclabili che ha realizzato». Rocky Balboa. Ai piedi però solo scarpe da ginnastica. Niente stivali di gomma. Che poi, scusate, sulle piste pistie ciclabili non si può correre.

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