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Zaia: "Il tetto dei mandati toglie al popolo il diritto di scegliere"

di Pietro Senaldi domenica 13 aprile 2025
Zaia: "Il tetto dei mandati toglie al popolo il diritto di scegliere"

5' di lettura

«Si parla tanto di riforme in questo Paese, allora dico la mia: se abolissimo la legge che mette il limite dei due mandati a qualche presidente di Regione - perché il divieto di candidarsi per la terza volta non vale per tutti, voglio ricordarlo-, allora sì che faremmo una riforma meritocratica, che dà al popolo il potere di scegliere da chi essere governato».

Però la Corte Costituzionale la pensa diversamente, presidente...
«Il verdetto della Consulta era scontato: nel giudicare il caso Campania certifica che una legge regionale non può modificare quanto stabilito in materia istituzionale da una legge nazionale. $ tecnica giuridica. Poi però esiste un piano istituzionale e politico: ci sarebbe potuto essere un intervento da parte del Parlamento per cambiare la legge».

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L’Avvocatura dello Stato, impugnando la legge del governatore campano, Vincenzo De Luca, a favore del terzo mandato ha detto che la presidenza della Regione è un centro di potere, va garantito un fisiologico ricambio: è questione di garanzia di democraticità del sistema. Governatore, siete troppo potenti, tant’è che la chiamano il Doge...
«Ma quale potere? Abbiamo ogni giorno problemi da risolvere e preoccupazioni. Firmiamo impegni e opere. Governiamo la sanità e lo facciamo per il popolo, guardando ogni giorno i cittadini negli occhi. La verità è che questa giustificazione al blocco dei mandati non ha alcun legame con la realtà. Parlare di centri di potere è una grande ipocrisia».

Luca Zaia è amareggiato, come se non se lo aspettasse, anche se invece lo sapeva. «In Italia abbiamo esempi di poltrone occupate per decenni da persone che quasi sempre non si confrontano direttamente con le urne. Nessuno ha limiti di mandato, tranne i sindaci sopra i quindicimila abitanti e noi governatori. Solo quindici presidenti però, quelli delle Regioni ordinarie, non a Statuto Speciale e vorrei ricordare che nel 2017 il Veneto ha votato l’autonomia con una maggioranza del 98% -. E' una cosa davvero strana» prosegue il Doge «siamo i soli eletti direttamente dal popolo ma solo a noi viene messo il tetto ai mandati, per una supposta questione di tutela della democrazia. Noi governatori siamo la carica istituzionale più alta eletta direttamente dai cittadini. Ci vorrebbe un po’ di rispetto.
Per questo ripeto che l’Italia è un Paese ipocrita». Zaia non vuole attaccare i colleghi politici direttamente. Lo irrita l’espressione «centro di potere» avanzata da alcuni politici, e non ultima dall’Avvocatura dello Stato nel ricorso contro la legge di De Luca.

Il governo dovrebbe modificare la legge sul tetto ai due mandati, presidente?
«Se lo facesse, aumenterebbe i margini della democrazia. Non serve una legge apposta per mandare via i governatori. Lo fanno gli elettori, anche dopo un solo mandato, se chi ha amministrato lo ha fatto male. La storia del nostro Paese è piena di esempi. Se però uno fa bene ed è apprezzato, l’abuso di potere è costringerlo ad andare via malgrado abbia il consenso della popolazione».

Dal tono mi sembra di capire che lei si senta offeso?
«Come i miei colleghi, sono giustamente sottoposto alla vigilanza di Procure, Corte dei Conti, Autorità Nazionale Anticorruzione. E dopo questi screening totali, devo anche subirmi le rampogne di chi si avoca il ruolo di Catone il censore. Sarebbe stato più onesto, e sarei meno offeso, se fosse stato detto che il governo non vuole lo sblocco del tetto ai mandati. Mi correggo, una parte del governo, perché la Lega lo ha chiesto più volte».

La scelta del presidente della Regione sottratta al popolo per diventare oggetto del mercato politico romano?
«Bypassare gli elettori è un errore sempre. Pensare di imporre da Roma una governance ai veneti lo è doppiamente».

Qualcuno si è comportato scorrettamente?
«Non certo io. Guardo con fierezza quanto fatto dalla nostra squadra. Ricordo sommessamente che, con il mandato quasi in scadenza, ho rinunciato a candidarmi all’Europarlamento, come mi era stato chiesto, per mantenere fede all’impegno preso con gli elettori. L’impegno e la responsabilità verso i cittadini li porto a termine».

Pensiamo al domani, presidente...
«Seneca nel De brevitate vitae diceva che chi pensa al domani si accorcia la vita. Io non ci penso, ho ancora molto da fare prima del termine del mandato. Venerdì ho visitato a Padova la nuova pediatria, con 155 nuovi posti letto per i bambini in cura e sei nuove sale operatorie, un’area da ventimila metri quadrati. Presto allargheremo il Policlinico universitario, con un investimento da 860 milioni. Padova è diventato il più grande ospedale d’Italia. Abbiamo 1.740 posti letto e abbiamo cantieri, in sanità ma non solo, in ogni provincia».

La gente per strada le chiede di restare?
«Mi mandi un giornalista al seguito per un paio di giorni e vediamo cosa racconta. Scegliete voi città e luogo».

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Le chiede anche di fare una Lista Zaia?
«Festina lente, dicevano i latini esortando a lavorare ogni giorno con attenzione e e metodo, senza ansia per il futuro. Ogni decisione è prematura. La valuterò alla scadenza del mandato».

In ogni caso il Veneto resterà alla Lega?
«Mi sembra più che legittimo, e non certo un fatto di lesa maestà, che Matteo Salvini e Alberto Stefani, rispettivamente segretario della Lega nazionale e di quella regionale, lavorino a questo».

C’è chi già la vede sindaco di Venezia. Conferma?
«Mi candidano a qualsiasi cosa. Sono impegnato a governare la Regione e lo farò fino all’ultimo giorno di mandato. Non ho intenzione di passare gli ultimi 8-10 mesi a parlare di equilibri o poltrone quando ci sono tante cose da fare. Anche questo significa rispetto per chi ha dato fiducia».

Già, a proposito: in Veneto quando si vota?
«Dovrà essere chiarito. Il prossimo autunno o nella primavera del 2026, come prevederebbe la legge regionale del Veneto».

A Roma sono tutti pronti a scommettere che in Veneto si voterà a ottobre...
«Non avrebbe molto senso andare a votare in una stagione non propizia, prima della finanziaria e oltretutto spendendo più soldi per convocare le urne due volte in pochi mesi».

Lei mi insegna che non è che quello che accade in politica sia sempre la cosa più sensata...
«La legge veneta dice che la finestra elettorale si può aprire solo in primavera. C’è poi la legge nazionale, fatta non pensando al Covid, che ha ritardato le urne nel 2020, che stabilisce che si deve votare entro sessanta giorni dalla fine del mandato, quindi entro fine novembre 2025. Io ho incaricato i miei tecnici di chiedere al Consiglio di Stato un’interpretazione autentica per avere il placet giuridico per la convocazione».

Ci spieghi meglio...
«I tecnici temono che, se si votasse in ottobre, il perdente poi potrebbe fare ricorso per annullare le elezioni impugnando la legge veneta e che toccherebbe tornare alle urne a maggio».

Il che le consentirebbe di essere presidente alle Olimpiadi di Cortina 2026, che si terranno dal 6 al 22 febbraio?
«Alle Olimpiadi ci andrò comunque. Se non da presidente, da sciatore. Le ho volute io a Cortina, inizialmente si parlava solo di Milano e Torino. Io me le sono inventate in Veneto, candidando anche Bolzano e Trento».

In ogni caso, anche da sciatore, Zaia resterà nella politica attiva?
«Capirò alla scadenza del mandato quali porte si apriranno. Sarò io a dire, a tempo debito, che impegno vorrò affrontare».

Certo, se Giorgia Meloni ripensasse a quel tetto...
«Giorgia è una premier che stimo, ha dimostrato lungimiranza. Chi vivrà, vedrà».

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