Alla scuola di giornalismo si insegna che la notizia è l’uomo che morde il cane, perché trattasi di fatto stravagante, eccezionale. La notizia della giornata parlamentare di ieri dovrebbe quindi essere che, sul piano di sicurezza europeo presentato da Ursula von der Leyen, l’opposizione presenta sei mozioni diverse, la maggioranza invece una sola ma per tutto il pomeriggio le forze progressiste accusano la coalizione di governo di essere spaccata. Solo che questo atteggiamento di Elly Schlein e compagni non ha nulla di stravagante né di eccezionale. È la regola.
All’opposizione sono in sei, Pd, M5S, Avs, Azione, Italia Viva e +Europa, e ognuno ha votato solo la propria mozione, bocciando quella del teorico alleato. Un caleidoscopio a confronto dei posizionamenti anti-Meloni è un muro a tinta unita. Viene da chiedersi cosa ci facessero il mese scorso tutti in piazza a Roma per l’Europa, la sicurezza, la pace e l’Ucraina. Il solo coerente era Giuseppe Conte, che infatti aveva marcato visita. Come al solito in Parlamento l’unità a sinistra si è trovata solo nel momento di dire no al documento del governo, che tutti e tre i partiti di maggioranza hanno presentato insieme e approvato, affossando compatti ciascuna delle sei proposte altrui.
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I primi effetti dell’entrata in vigore dei dazi imposti dagli Stati Uniti di Trump ai principali partners commerci...È tutto un gioco di posizionamento in cui il contenuto fa da pretesto e sfondo. Per le cronache, la mozione della maggioranza impegna il governo a proseguire nell’opera di rafforzamento della sicurezza, confermare gli impegni internazionali assunti negli ultimi dieci anni in ambito Nato, continuare a sostenere l’Ucraina e adoperarsi per la tregua. Nulla che i due terzi dell’opposizione non condividano o abbiano fatto più volte proprio, ma il gioco delle parti imponeva di indignarsi, perfino sul fatto che dal documento sia stata espuntala parola “Riarmo”, che a sinistra nessuno voleva. La maggioranza è stata accusata di ipocrisia e di averla tolta per non rischiare divisioni con la Lega, ma Meloni in realtà ha da subito contestato il vocabolo a Von der Leyen nella debita sede europea. Non ci vuole molto a trovare un senso all’accaduto. Il Pd è diviso, Elly Schlein ha una leadership fragile e a sinistra c’è una gara per il premo di chi è più anti-Meloni. Sono tutti convinti che chi lo vince avrà più voti e potrà candidarsi a Palazzo Chigi. Lo si vede in ogni questione, e anche le sei mozioni sono una gara a essere più contro dell’altro. Inizia il Pd a dire che la maggioranza è spaccata e non rispetta la Camera, si alza M5S e sostiene che Meloni dà scacco matto all’Italia, rintuzza Avs dando a Salvini del fanfarone e agli esponenti del governo nel loro insieme dei guerrafondai. C’è da capirlo, Nicola Fratoianni, pensava di essere il più comunista ma Conte lo insegue e lui è costretto a parcheggiare la sua Tesla in spazi sempre più proibiti.
Meglio non va tra i cosiddetti moderati. Carlo Calenda, maschera tragica che sarebbe d’accordo con Meloni ma non può dirlo perché becca voti solo tra i radical chic, quindi pure essendo politicamente bipolare dichiara finito il bipolarismo. Matteo Renzi fa l’innamorato di Schlein perché è la sola che non gli ha dato il due di picche. Buona ultima +Europa, che ha la contraddizione nel nome, essendo contraria a metà delle ultime iniziative dell’Unione, un po’ come se un ristorante vegano decidesse di chiamarsi “Tagliatelle alla bolognese”.
Giuseppe Conte prepara il "golpe" contro Elly Schlein
Giuseppe Conte si è lamentato con la stampa, a suo dire colpevole di non aver dato il giusto spazio alla manifest...Alla fine tutti insieme si alzano e per ritrovare unità gridano dagli alla camicia nera, come Gino Cervi in “L’onorevole Peppone”, che dorme in Aula mentre i compagni fanno casino e quando uno di loro lo sveglia con un pestone, come caricato a molla si alza e urla “Fascisti, dove eravate voi...?”. Forse più che all’Europa, il riarmo servirebbe a questa sinistra, che più in disarmo di così non si era mai vista.