Il governo di Giorgia Meloni infligge un colpo durissimo ai complottisti di ogni colore politico limitando il segreto di Stato solo a casi indispensabili. Ad annunciarlo è stato Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, rispondendo a una interrogazione di Noi moderati durante il question time alla Camera.
"Fin dal suo insediamento il governo, in particolare la Presidenza del Consiglio, ha attribuito la massima attenzione a che gli istituti normativamente previsti a protezione delle informazioni sensibili abbiano un'applicazione coerente con la Costituzione e con la legge n. 124 del 2007, di riforma dell'intelligence. In tal senso il governo ha seguito la linea di apporre il segreto di Stato nei soli casi in cui ciò si renda indispensabile per salvaguardare gli interessi supremi dello Stato".
"Il segreto di Stato - prosegue il ministro - afferisce direttamente alla tutela degli interessi fondanti della Repubblica, ed è opponibile anche all'Autorità Giudiziaria e al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. In tale quadro, il Presidente del Consiglio ha avvertito l'esigenza di dare impulso alla rivalutazione dei segreti di Stato vigenti ai sensi del quale la cessazione del vincolo va decisa quando sono venute meno le esigenze che ne avevano determinato l'apposizione. In tale linea, anche grazie al supporto del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, dall'inizio di questa legislatura la stessa presidente Meloni aveva disposto la cessazione anticipata, rispetto al limite trentennale stabilito dalla normativa, di un complesso di sei vincoli, apposti con riferimento a quattro distinte vicende: esse sono note mediaticamente come 'caso Genchi"'(la formazione di un database con utenze telefoniche, da parte di un consulente informatico della Procura di Catanzaro tra il 2005 e il 2007), 'archivio segreto di via Nazionale' del SISMI, 'scandalo Telecom-SISMI', e - infine - quella nel procedimento penale a carico di Ferruccio De Bortoli e Magdi Allam con l'ipotesi di diffamazione a carico dell'imam di una moschea italiana".
"A queste si è aggiunta la decisione, assunta lo scorso 3 aprile, di rimozione del segreto di Stato costituito in esito all'audizione dell'Ambasciatore Elisabetta Belloni nell'ambito di un procedimento penale condotto dall'Autorità Giudiziaria di Ravenna. Il 3 aprile la presidente Meloni ha incaricato il direttore generale del DIS di dare corso agli adempimenti necessari per la cessazione del segreto di Stato in questione, per consentire l'applicazione, alle informazioni finora coperte dal segreto, degli ordinari istituti di legge che ne regolano la gestione e l'accessibilità", sottolinea ancora Ciriani.
"Ciò in ossequio alla necessità che il vincolo massimo, una volta apposto, sia mantenuto a condizione che perduri l'attualità del pericolo per lo Stato stesso di ricevere un danno grave ai propri supremi interessi. La decisione assunta è in via di formale comunicazione tanto al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, quanto al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, titolare dell'Ufficio nel cui ambito è nel frattempo confluito il procedimento penale originariamente incardinato presso l'Autorità Giudiziaria di Ravenna. A oggi, quindi, nei due anni e mezzo di attività di questo governo, sono stati rimossi sette segreti di Stato, nell'ambito di un percorso che non trova riscontro, per quantità e intensità, nell'azione di alcuno degli Esecutivi che sono stati chiamati a dare effettiva applicazione ai principi codificati dalla legge n. 124. In vigenza di tale legge e prima dell'insediamento dell'attuale governo - conclude il governo -, il potere/dovere di costante rivalutazione dell'esigenza di mantenimento di un così eccezionale strumento di segretezza era stato esercitato per un totale di dieci volte, cinque durante il governo Renzi e cinque nei due governi Conte".