Dazi, Meloni da Trump? Politico: "La Ue non poteva scegliere emissaria migliore"

Il premier da Trump il 17 aprile per trattare sui dazi. Secondo "Politico", l'Europa non avrebbe potuto scegliere un'emissaria migliore
mercoledì 9 aprile 2025
Dazi, Meloni da Trump? Politico: "La Ue non poteva scegliere emissaria migliore"
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Giorgia Meloni sarà a Washington da Donald Trump il 17 aprile per affrontare il tema dei dazi americani e difendere gli interessi nazionali, ma non solo. La presidente del Consiglio proverà anche a fare da “mediatrice” con l'Unione europea. Un ruolo, quest'ultimo, che le ha riconosciuto oggi Politico, nella sua edizione europea. “Giorgia Meloni si è presentata come mediatrice tra Washington e Bruxelles. La prossima settimana, nello Studio Ovale, il primo ministro italiano avrà l’opportunità di mostrare loro di cosa è capace - scrive Politico -. Considerati i suoi rapporti amichevoli con il presidente e con diverse figure della sua amministrazione, l’Europa difficilmente avrebbe potuto scegliere un’emissaria migliore”.

La sfida per la premier è “azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti” insistendo sulla formula “zero per zero”. Ma secondo Politico, non dovrebbero esserci grossi problemi: "Convincere Trump a usare toni più concilianti dovrebbe essere la parte facile: tutto ciò che deve fare è rilasciare le giuste dichiarazioni sul commercio con l’America alle condizioni di Trump, un terreno che i suoi ministri hanno già preparato con impegno”.

Intanto Meloni ha messo in campo un pacchetto di aiuti alle imprese italiane per fare “fronte comune” rispetto “alla nuova delicata congiuntura economica che stiamo affrontando” e l’attivazione di tavoli di lavoro per trovare delle soluzioni. “Abbiamo individuato nell’ambito della dotazione finanziaria del Recovery italiano e della sua prossima revisione circa 14 miliardi di euro che possono essere rimodulati per sostenere l’occupazione e aumentare l’efficienza della produttività”, ha spiegato la presidente del Consiglio. A queste risorse si aggiungono circa 11 miliardi dei fondi di coesione, che nelle intenzioni dell’esecutivo “possono essere riprogrammati a favore delle imprese, dei lavoratori e dei settori che dovessero essere più colpiti”. Altri fondi, poi, potrebbero arrivare da una revisione del Piano per il clima. 

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Negli Usa, invece, la premier porterà la “linea italiana”, cioè quella della trattativa e non quella dura dell'Europa. Secondo Meloni, infatti, il nodo dazi va affrontato senza allarmismi per evitare di causare danni maggiori. Il governo italiano, tra l'altro, insiste sul fatto che bisognerebbe lavorare sulle “regole ideologiche” e “poco condivisibili” del Green Deal europeo per riuscire a trovare dei benefici. Oltre alla trattativa con gli Usa, infatti, per Meloni è necessario anche che la Ue elimini i dazi che si è “autoimposta”. “Da subito intendiamo attivarci per avviare un forte negoziato con la Commissione Ue per un regime transitorio sugli aiuti di Stato e una maggiore flessibilità nella revisione del Pnrr, nell’utilizzo dei fondi di coesione e nella definizione del Piano sociale per il clima - ha dichiarato la premier -. Se l’Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a far finta di niente o a pretendere di iper regolamentare tutto, semplicemente non sopravviverà e abbiamo un problema più grande dei dazi americani“.

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