Un osservatorio sull’autoritarismo. Che però, in realtà, ha tutta l’aria di essere un osservatorio contro la Meloni. L’iniziativa è dell’associazione Libertà e Giustizia insieme alla casa editrice Castelvecchi. Che l’hanno lanciata con i consueti toni un po’ pomposi e un po’ allarmistici.
«L’Osservatorio Autoritarismo», si legge, nasce «in collaborazione con docenti e studenti di numerose università italiane, concordi sulla necessità di costituire spazi di analisi, dialogo e confronto sulla trasformazione in senso autoritario della democrazia nel nostro Paese, vista nel contesto europeo e globale».
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Anche Fedez contro la sinistra. Da sempre critico nei confronti del governo Meloni, questa volta l'artista se la pre...Naturalmente il vero obiettivo di tutta l’operazione è criticare l’attuale governo. E per capirlo basta leggere il manifesto costitutivo dell’osservatorio, in cui si parla di erosione dello «spazio democratico», criticando in particolare «la criminalizzazione del conflitto, l’incattivimento dei linguaggi, la compressione della libertà di espressione e manifestazione». E ancora: «un’ideologia della sorveglianza che si vorrebbe pervasiva in scuole, università, esercizi pubblici e luoghi di lavoro. Un’ipertrofia punitiva che introduce ogni giorno nuovi reati e fattispecie di reato, per un totale di 417 anni di carcere aggiunti nell’ordinamento giuridico penale nei soli primi due anni di governo dell’attuale maggioranza».
«Ci preoccupano», spiegano i promotori, «la palese insofferenza dell’esecutivo nei confronti dei limiti che la Costituzione pone all’esercizio del potere; la costruzione di riforme lesive della democrazia parlamentare, della Presidenza della Repubblica, del bilanciamento e della separazione dei poteri, dell’autonomia della Magistratura; l’uso reiterato della decretazione d’urgenza e di norme eccezionali come pratica di governo, fino a superare, con l’introduzione di 84 decreti legge, la precedente legislatura, dove tuttavia due governi (Conte II e Draghi) si sono trovati ad affrontare la crisi pandemica». Ah, ecco, anche Conte e Draghi usavano spesso i decreti legge, ma in quel caso andava bene, non c’era nessun rischio autoritarismo. L’allarme democratico, chissà come mai, scatta magicamente soltanto quando governa il centrodestra. Tra l’altro andrebbe detto che i governi di Conte e Draghi sono durati meno di quello della Meloni, quindi confrontare il numero assoluto di decreti legge non ha molto senso (e la media mensile dei decreti è sostanzialmente uguale, circa tre), ma questa è un’altra storia...
Quello che ci interessa, qui, è l’attività dell’osservatorio sull’autoritarismo. Il primo passo, si legge ancora nel manifesto costitutivo, saranno tre giornate di studio organizzate da Libertà e Giustizia e Castelvecchi in collaborazione con l’università La Sapienza di Roma, l’università Statale di Milano e l’Istituto Universitario Europeo di Firenze, che «vedranno come relatori studiosi ed esperti italiani e internazionali, per delineare letture capaci di connettere vari ambiti – storico, sociale, giuridico, costituzionale, culturale, mediatico – e individuare forme di resistenza culturale davanti alla crisi dello Stato di diritto». Ecco, sembrava strano che non ci fosse un richiamo alla resistenza...
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Gli interventi, sul palco della piazza bolognese pro Ue al Nettuno, stanno volgendo al termine. Poco distante, in via Ri...E ora arriviamo all’ultima domanda: chi fa parte di questo osservatorio? Bè, scorrendo l’elenco dei firmatari si trovano proprio quelli che uno si aspetterebbe di trovare dopo aver letto il manifesto costitutivo... Qualche nome? Eccolo qui: Alessandro Barbero (storico e scrittore), Donatella Di Cesare (professoressa ordinaria di Filosofia teoretica all’Università La Sapienza di Roma, finita al centro di una polemica per un post, poi rimosso, in memoria della brigatista Barbara Balzerani), Nando Dalla Chiesa (professore di Sociologia della criminalità organizzata all’Università degli Studi di Milano), James Kenneth Galbraith (economista, accademico dei Lincei), Luigi Manconi (professore di Sociologia dei fenomeni politici, già presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato), Vito Mancuso (teologo laico e filosofo), Michela Marzano (professoressa ordinaria di Filosofia morale all’Université Paris Cité, co-direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali), Tomaso Montanari (storico dell’arte, rettore dell’Università per stranieri di Siena), Nadia Urbinati (docente di Teoria politica alla Columbia University di New York), Gustavo Zagrebelsky (costituzionalista, presidente emerito della Corte Costituzionale, presidente onorario di Libertà e Giustizia). Ce ne sono tanti altri, ma vabbè, abbiamo capito. Aspettiamo che ci spieghino, una volta di più, che in Italia rischiamo una deriva autoritaria e il ritorno del fascismo. Qualcuno ci cascherà ancora?