Lega, non esisteva alcuna "rivolta" né si vede un erede

Rapporti rinsaldati con la “Liga” veneta. E nel nuovo Consiglio federale la larga maggioranza degli eletti proviene dalle regioni del Centro-Nord
di Lorenzo Mottolalunedì 7 aprile 2025
Lega, non esisteva alcuna "rivolta" né si vede un erede
3' di lettura

La domenica congressuale, nella storia della Lega, è sempre stata la giornata dei militanti. Quelli che per sentire Salvini e poter stringere la mano ai big del Carroccio e farsi un selfie si alzano il mattino presto, s’infilano su un treno e percorrono chilometri. E lo fanno anche se con la Lega “nazionale” le distanze da coprire si allungano. Ma non importa. Quel che conta è esserci e a Firenze, ieri, è andata proprio così, con circa duemila persone che hanno preso d’assalto la Fortezza da Basso. L’altra caratteristica della base leghista è la schiettezza del militante. Se una cosa non gli piace lo dice. Se un intervento non lo aggrada non batte le mani.

Per questo osservarne le reazioni e parlare con loro equivale ad avere sul taccuino la reale percezione di quello che sta accadendo all’interno del movimento. Firenze e la due giorni di congresso sembrano aver rimesso la Lega in carreggiata. In attesa di mercoledì, quando la Consulta si esprimerà sul ricorso di De Luca, sapremo se la partita sul terzo mandato sarà definitivamente chiusa o clamorosamente riaperta, anche tra i veneti sembra essere tornato il sereno.

La sinistra per tornare in gioco spera nel disastro

Lo abbiamo scritto più volte e a chiare lettere: la scommessa politica di Donald Trump appare simile a una compli...

«Merito di Alberto Stefani. La sua conduzione della segreteria sta limando le frizioni» ci confida un militante con bandiera del Leone di San Marco indossata a mo’ di mantello, «da quando è stato eletto sta facendo un lavoro prezioso di ricucitura. Ha riunito la Liga, che ora è pronta ad andare avanti con Matteo Salvini». Anche la freddezza di Pontida nei confronti di Roberto Vannacci sembra evaporare piano piano. Inutile nasconderlo, con il bombardamento mediatico sul fatto che lui volesse farsi un partito e usare la Lega come Cavallo di Troia, «alla fine il dubbio ce l’avevamo anche noi», dice senza fronzoli un gruppo di militanti del Piemonte, «ma ha fatto la tessera, adesso è uno di noi. Quindi vuol dire che sono state dette e scritte un sacco di ca..te. Oggi ha perfino parlato di Autonomia («Se vogliamo essere autonomisti in Italia, dobbiamo essere sovranisti in Europa», ha detto dal palco, ndr). Direi che la strada per convincerci è quella giusta».

Anche lo spauracchio della Lega nazionale sembra superato. Di più. Alla vigilia un’altra delle tesi fantasiose degli esperti da bar era che Salvini avesse anticipato il congresso per blindare la sua segreteria grazie ai voti delle regioni del Sud. Una tesi usata anche da autonomisti un tanto al chilo che hanno ritrovato il coraggio solo dopo aver perso poltrone e posizioni nei vari enti pubblici. Le elezioni del Consiglio federale, invece, hanno spazzato via anche questa balla. E così il Nord e il Centro continuano ad avere la larga maggioranza nell’organo che affiancherà Salvini. Giusto per capirci dei 22 membri 16 sono compresi tra il Friuli Venezia Giulia e la Toscana. E fra i due delegati del Lazio c’è Andrea Paganella, che è di Mantova. Al Sud vanno un seggio ciascuno a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Al Nord a fare la parte del leone è la Lombardia che piazza sei consiglieri su sei, il Veneto quattro su quattro, due come previsto anche per il Piemonte, uno a testa per Friuli Venezia Giulia, Liguria e Toscana. «E meno male che doveva essere un congresso sudista...» scherzano al bar alcuni leghisti. E ad ascoltarli bene gli accenti sono piuttosto variegati. Segno che anche la questione “nazionale” sta viaggiando sui giusti binari.

Certo, le parole finali del Capitano sulla sua possibile non ricandidatura per un ulteriore mandato tra quattro anni ha lasciato un po’ l’amaro in bocca: «È un po’ come quando Mourinho ha lasciato l’Inter dopo la vittoria del Triplete - spiega ridendo sotto i baffi un temerario, che evidentemente non ha paura di far “arrabbiare” il milanista Salvini -, ma vedrà, alla fine lo convinceremo a restare. Come? Stando al suo fianco, come lui ha sempre fatto con noi». E menomale che la Lega era divisa...

Luca Zaia, "cosa vuole Trump per l'Europa"

I dazi imposti dalla Casa Bianca hanno gettato scompiglio in Europa, e anche nel centrodestra italiano, di certo spesso ...