Sembra che tutto ruoti attorno alla diversa “percezione” dei problemi. Per fare un esempio, l’Associazione Nazionale Magistrati, per bocca del suo segretario generale Rocco Maruotti, sosteneva ieri che sulla sicurezza non c’è «alcun allarme sociale o alcuna questione emergenziale legata all’ordine pubblico».
Ragione per cui il decreto varato in materia dal governo venerdì avrebbe il solo esito di lanciare «un messaggio inquietante» alla nazione. Poco importa, quindi, che proprio la sicurezza sia regolarmente segnalata ai primi posti tra le priorità dei cittadini nei sondaggi, in particolare tra gli elettori dell’attuale maggioranza. Secondo l’Anm (a prescindere dai contenuti della norma) evidentemente chi ha scritto la legge avrebbe dovuto passar sopra l’errata percezione popolare, fidandosi invece di quella dei magistrati o forse della minoranza. Un ragionamento ai confini della realtà, o meglio della democrazia.
Riguardo alla gestione dell’ordine pubblico, i dati di Piantedosi sono questi: sono stati 273 gli agenti feriti lo scorso anno, in aumento del 127,5% rispetto al 2023. Ma se è curioso che un magistrato ritenga la cosa non degna di interventi legislativi, è ancora più bizzarro il modo in cui i parlamentari dell’opposizione hanno contestato l’intervento di Palazzo Chigi. Sono due i poliziotti finiti in ospedale in seguito agli scontri sfociati dal sit-in organizzato contro il decreto. Come abbiamo raccontato ieri, quelli che tanti media hanno chiamato “studenti” (in realtà si vedevano parecchie teste imbiancate nelle prime file. E tra queste quella del segretario dei Verdi Angelo Bonelli) hanno provato a raggiungere “con le cattive” il Senato. E in mezzo al corteo si trovavano anche i Dem Francesco Boccia, Filippo Sensi, Beatrice Lorenzin, e il segretario romano Enzo Foschi; i Cinquestelle Aida Lopreiato, Elisa Pirro, Elena Sironi, Valentina D'Orso. Per +Europa Riccardo Magi.
Non pochi insomma. Onorevoli in mezzo alla rissa. E nessuno di questi ha provato il minimo imbarazzo nel trovarsi in una situazione di questo genere. Nessuno di questi nelle 24 ore successive ha sentito l’esigenza di esprimere almeno uno straccio di solidarietà verso gli agenti portati al pronto soccorso. Anzi, i Verdi, per bocca del presidente di Municipio della Capitale Amedeo Chiaccheri, hanno pure lanciato accuse alle forze dell’ordine: «I palazzi del governo blindati per impedire qualsiasi manifestazione di dissenso. Una brutta pagina per il Paese che rimarrà nella storia della Repubblica italiana». La polizia, si deduce, avrebbe dovuto quindi lasciar passare la folla verso il Senato.
Da parte sua Felice Romano, segretario generale del Siulp, sindacato unitario di Polizia, oltre a registrare «le ennesime aggressioni subite dai nostri colleghi» ha chiesto di limitare «enunciazioni che, aldilà della legittimità che possono contenere, attese le modalità, corrono il rischio di ingenerare confusione e disorientamento nei tanti cittadini onesti che oggi lamentano l’efficacia dell’azione dello Stato». I toni non sono un dettaglio. E qui ci troviamo di fronte a parlamentari che partecipano a cortei che si chiudono con assalti alla polizia. “Alla sinistra prudono le mani” titolava Libero pochi giorni fa. E dopo gli scontri di Roma, ieri a Milano ci sono state nuove tensioni. I fatti ci danno ragione.