Si è chiuso con un lungo intervento di Matteo Salvini il congresso federale della Lega, che si è tenuto alla Fortezza da Basso di Firenze, congresso in cui il leader del Carroccio è stato riconfermato segretario per acclamazione. Tra abbracci simbolici, messaggi di sfida politica e richiami all’identità del movimento, Salvini ha delineato la direzione futura del partito, con un discorso che ha mescolato toni personali, rivendicazioni di governo e richiami alla base. In particolare, Salvini si è detto "a disposizione" per un ritorno al Viminale, tema ricorrente della due giorni.
“Il tempo sottratto ai miei figli in questi anni – ha esordito Salvini – è stato un investimento sul futuro, anche il loro. L’affetto che sento oggi me lo conferma”. Un passaggio carico di emozione che ha dato il via a un intervento articolato, nel quale Salvini ha toccato tutti i principali temi dell’agenda leghista, dalla politica estera alle sfide interne alla coalizione di governo.
Il segretario ha ribadito l’unità del centrodestra, rivolgendo un ringraziamento a Giorgia Meloni e rilanciando l’asse su autonomia e premierato, “che vanno avanti mano nella mano”. Ha però anche marcato la posizione del suo partito, ricordando: “Siamo i secondi della coalizione, ma vogliamo tornare i primi”.
Un ruolo di primo piano, rivendicato anche attraverso la richiesta – emersa dai militanti e dai vertici del partito – ha avuto, come detto, il tema del possibile ritorno al Viminale: “Di questo parlerò con Piantedosi e con Giorgia Meloni. Non ho smanie personali, ma il partito mi chiede di ascoltare. Matteo Piantedosi è un ottimo ministro e un uomo di parola, ma è mio dovere raccogliere le istanze del nostro popolo”.
Nel suo discorso, Salvini ha dedicato parole di affetto a Umberto Bossi, fondatore del movimento, e ha lanciato un messaggio di sostegno a due sindaci leghisti colpiti da provvedimenti giudiziari: Cristina Santi e Andrea Ceffa. “Non mollare mai Andrea”, ha detto il segretario, denunciando un uso politico della magistratura.
Accanto ai richiami alla storia della Lega, Salvini ha voluto ribadire l’urgenza di aprirsi al nuovo, citando l’ingresso nel partito del generale Roberto Vannacci. “Con la gratitudine storica per chi c’è da trent’anni, dobbiamo aprire. Coinvolgere chi è più bravo di noi: se non lo facciamo, è la fine del movimento”.
Ampio spazio anche alle tematiche economiche e sociali, con la promessa di lavorare per l’aumento degli stipendi legati al costo della vita, “ma non sulle spalle dei produttori”, e un duro affondo contro le disuguaglianze globali: “Dobbiamo combattere le multinazionali che sfruttano il lavoro minorile”. Immancabile il riferimento all’identità culturale e religiosa: “Finché la confessione islamica non firmerà un’intesa con lo Stato, non possiamo riconoscerle spazi. Non accetto che si dia cittadinanza a chi considera la donna inferiore all’uomo”.
A chi preconizzava il declino del partito, Salvini ha risposto con determinazione: “Ci davano per spacciati, ma siamo ancora qui. La Lega non è solo un partito: è una comunità, un movimento, una famiglia”. Infine, un sorriso ironico rivolto agli avversari: “Mentre noi ascoltiamo imprenditori di livello mondiale, altrove le star sono le tiktoker. Ognuno si sceglie i suoi testimonial...". Il riferimento era alla presenza di Rita Di Crescenzo alla piazza grillina contro il riarmo.