Crederci sempre, arrendersi mai. Questo potrebbe essere lo slogan in casa Pd quando si parla di immigrazione. Lo scorso settembre la deputata dem Ouidad Bakkali è stata la prima firmataria di una proposta di legge che ha tentato di modificare la legge n° 91 del 1992 riducendo da 10 a 5 gli anni di residenza che servono per richiedere la cittadinanza italiana. Con la volontà di introdurre lo ius soli a discapito dell’attuale ius sanguinis.
Negli anni le proposte sono fioccate e hanno assunto i nomi più latineggianti possibili da ius culturae a ius scholae fino all’apice nel 2017. Quando lo ius soli, quella volta temperato, sembrava poter ottenere asilo nelle aule del governo. Un eterno ritorno e questa volta la Regione Campania, capitanata dal 2015 da Vincenzo De Luca, ha voluto essere megafono di ong e cooperative patrocinando una due giorni di conferenze dal titolo “Immigrazione e diritti: percorsi di inclusione per una nuova cittadinanza”. Il tutto si è svolto a Napoli in chiesa, nel Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova venerdì e sabato scorso.
Sul sito della regione a guida Pd si può leggere che l’iniziativa ha rappresentato «un momento di confronto tra istituzioni, sindacati, rappresentanti delle comunità migranti e accademici, con l’obiettivo di rafforzare le politiche di accoglienza». Il deus ex machina dell’iniziativa è stato il prefetto Mario Morcone, nonché assessore regionale alla sicurezza. I più attenti se lo ricorderanno capo-segreteria nel 1992 dell’allora Ministro dell’Interno Nicola Mancino. Onorevole noto principalmente per la legge che porta il suo nome. Norma di cui tanto si è dibattuto perché nel sanzionare l’incitamento all’odio e la discriminazione ha posto un filo labile attorno al reato d’opinione. Marcone, dal 2018 direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati, ha introdotto l’evento dichiarando che è «certamente vero che continua una drammatica sequenza di sbarchi, con un tragico epilogo di morti, come è vero che vicende drammatiche come quella di Cutro e la situazione sociopolitica in Tunisia, hanno bisogno di essere denunciate e conosciute», come riportato da Il Mattino, «ma tutto questo è stato, forse involontariamente, una cortina fumogena rispetto alle sofferenze, ai bisogni e alle necessità di tanti, che pure legittimamente presenti sul nostro territorio, vengono trascurati nelle risposte cui hanno diritto».
Il Prefetto Michele di Bari ha scomodato, invece, Seneca. «Tendere una mano, indicare la via, e dividere il pane con chi è affamato, sono le tre direttrici da seguire». Poi si sono succeduti al microfono Luca Trapanese, assessore alle politiche sociali del comune di Napoli, il costituzionalista Sandro Staiano e l’ex presidente Rai Roberto Zaccaria. Quest’ultimo ha sparato a zero contro la gestione governativa del caso Diciotti aggiungendo che «tenere persone, molte delle quali fragili, rinchiuse su una nave in balia del mare è contrario a ogni diritto umano; la nostra Costituzione», riferisce Napoli Today, «riconosce il diritto di asilo, eppure questo principio continua a essere disatteso; vedi quello che sta accadendo con le “deportazioni” in Albania».
Sembra di essere finiti tra le pagine de Il campo dei santi di Jean Raspail dove i “giusti” infilano una parola dopo l’altra mentre l’Europa, all’ombra dell’immigrazione clandestina e selvaggia, brucia. Intanto davanti a queste discussioni il tema della remigrazione diventa sempre più forte scuotendo il dibattito pubblico e milioni di europei.