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La foto di Giorgia Meloni al rogo? Alla sinistra va bene così

L'intifada come anticipo della Festa della Liberazione: Islam e sinistra, contro la premier vale tutto
di Fausto Carioti martedì 1 aprile 2025

3' di lettura

Bruciare sul suolo pubblico italiano l’immagine del capo del governo al grido di «Allah Akbar», al termine del sacro digiuno del Ramadan, uno dei «cinque pilastri» dell’Islam, senza che nessuno s’indigni, almeno a sinistra. Un rituale da intifada come anticipo dei cortei del 25 aprile, insomma. Un altro passo verso l’importazione di Eurabia in Italia, e al tempo stesso la conferma che l’odio per l’avversario è ritenuto da parte dell’opposizione uno strumento di lotta politica accettabile, purché sia rivolto contro la destra. È successo domenica a Torino, durante una manifestazione di islamici filopalestinesi al termine della preghiera alla quale era presente il sindaco (Pd) della città, Stefano Lo Russo. Dapprima inerte, costui, e poi unico esponente progressista a condannare il gesto, quando tacere gli è diventato impossibile.

Ieri si è saputo che la Digos ha identificato un 25enne di origini nordafricane come uno degli autori dei roghi delle foto di Giorgia Meloni e di Ursula von der Leyen (è toccato anche a lei). Gli agenti stanno controllando filmati e testimonianze. Dalla procura torinese non esce nulla di più, la Polizia non ha fatto nemmeno un comunicato stampa. E sì che domande ce ne sarebbero: l’uomo che passaporto ha? Dispone di un permesso di soggiorno? Gode del diritto d’asilo o di altra protezione concessa dallo Stato italiano? Se colpevole, potrà essere rispedito a casa?

L’ipotesi migliore è che, essendo in corso un’indagine, si taccia in attesa di altri sviluppi; la peggiore è che la cosa sia ritenuta una bagatella meritevole di essere dimenticata. Lo si capirà presto, quando – come si spera – saranno identificati tutti i partecipanti a quella cerimonia tribale e si vedrà di quali reati saranno ritenuti responsabili.

Intanto la maggioranza fa quello che deve, cioè le cose per cui 12,5 milioni di italiani l’hanno votata il 25 settembre del 2022: condanna le scellerate politiche dell’immigrazione che per anni hanno consentito a certi personaggi di essere accolti nel nostro Paese e chiede alla sinistra di dire parole nette, prive di ambiguità.

Per Elly Schlein e i suoi compagni di partito quel gesto intimidatorio – contro due donne, ammesso che questo cambi qualcosa – è giusto e normale? L’immagine del titolare di un’istituzione democratica può essere bruciata sulla pubblica piazza se coincide con quella di un avversario?

La maggioranza che condanna i roghi ha «un surreale problema con il dissenso», come riuscì a dire la segretaria del Pd davanti alla reazione del centrodestra contro le compagne transfemministe che avevano impedito a Eugenia Roccella di parlare al Salone del Libro di Torino (dovette intervenire Sergio Mattarella, per spiegare all’italo-svizzera cosa è scritto nell’abecedario della civiltà)?

E ancora, riguardo agli indirizzi di un possibile futuro governo guidato dal Pd: gli imam e i leader delle comunità islamiche locali devono svolgere un ruolo, hanno il compito di isolare i responsabili di queste azioni e indicarli alle autorità italiane? O magari, in nome dell’accoglienza, si è deciso che quelle comunità sono enclave in cui le leggi dello Stato italiano valgono fino a un certo punto, perché poi subentrano altre norme, simili a quelle che Hamas applica a Gaza, che prevedono libertà di insulti e minacce contro «crociati» e «giudei»?

Una risposta deve darla, chi si candida a governare questo Paese. Anche perché il silenzio autorizza il pensiero peggiore: che almeno una parte della sinistra, pacifista e «hippy» sul piano internazionale, abbia deciso su quello interno di cercare la complicità con i violenti. Non porterà voti, ma quando le forze dell’ordine intervengono permette di accusare il governo di repressione fascista: unica strategia rimasta a chi, in due anni e mezzo d’opposizione, non ha ancora trovato un argomento buono per strappare consensi alla maggioranza. Allah non voglia che sia questa la strada scelta.

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