Lunga vita al governo Meloni. Centrodestra alla guida dell’Italia per tanti anni ancora. Il gradimento dell’elettorato a favore dell’esecutivo non è scalfito da un’opposizione scalcagnata ed in evidente crisi di leadership e credibilità. La sinistra di Ventotene resta al palo e a fornire numeri eloquenti è Youtrend, che analizza la supermedia settimanale degli istituti specializzati nei sondaggi. E quei dati impietosi sono esaminati dall’analisi di Lorenzo Pregliasco. Va detto che a metà legislatura non è usuale un aumento della forza di chi sta al governo. E invece succede il contrario. Si acuiscono le distanze tra il primo e il secondo partito. Fdi è a ridosso del 30 per cento e il Pd sotto al 23, altro che rimonta. E nota proprio Pregliasco: «Dopo due anni e mezzo, il centrodestra è cinque punti sopra al dato delle politiche. Solitamente le forze di governo subiscono una flessione dopo 6-12 mesi».
Ed in effetti nella supermedia Youtrend dei sondaggi di questa settimana i partiti del centrodestra sono al 48,8%, 5 punti più rispetto al 43,8% ottenuto nelle elezioni per la Camera del 2022. Polverizzati gli schieramenti opposti. Nell’analisi delle performance dei singoli partiti, uno aumenta più di tutti: la Lega di Salvini, che con un più 0,3 arriva ad 8,7 alle spalle di Forza Italia la cui variazione è di 0,1 per cento, come per Fdi, che si piazza al 29,7. Noi Moderati all’1 per cento, con la perdita di uno 0,1%.
Otto e Mezzo, il sondaggio Demopolis gela la sinistra: ecco tutte le cifre
Come andrebbero le elezioni politiche se si votasse oggi? Paolo Pagliaro, nel suo consueto punto su Otto e Mezzo, il tal...L’opposizione non ce la fa proprio a rimontare. Sarà per l’inconsistenza degli attacchi alla maggioranza, male forze di minoranza restano in uno stato di debolezza, caratterizzato anche da una litigiosità che allontana i loro elettori. Il Pd ha uno 0,1 in più, ma sempre il 22,9 è il dato, che non aiuta a risalire la corrente. I Cinque Stelle non schiodano dall’11,8 per cento, recupera uno 0,2 Avs, posizionata al 6,2, precipita +Europa all’1,8 (- 0,3). Invariati i dati minimi di Azione e Italia Viva, fermi al 3 e al 2,4 per cento nella loro guerra di posizionamento tra centro e sinistra.
Sono numeri, a due anni e mezzo dalle elezioni politiche e grosso modo lo stesso tempo che ci separa dalle prossime, che dovrebbero far riflettere un’opposizione che vorrebbe caratterizzarsi come alternativa credibile. Ma non passa giorno che non emergano dubbi sulle posizioni assunte, il vespaio sollevato sul Manifesto di Ventotene ne è stato eloquente esempio. Impiegare la metà del tempo a parlare di fascismo non è esattamente la calamita per attrarre gli elettori. In realtà è un’opposizione che fatica a trovare il bandolo della matassa, anche per il nervosismo che serpeggia tra i leader, ciascuno in contrapposizione con l’altro.
Del resto, quale fascino può esercitare un’opzione politica alternativa se lo sport preferito rimane l’infruttuoso tiro quotidiano al bersaglio contro ognuno dei ministri al governo? È una pratica che non porta risultati e che viene rubricata quasi come un dispetto dagli elettori, che vorrebbero vedere risultati concreti anche dalla minoranza. Poi, gli stessi incidenti di percorso non aiutano il campo largo tutto da costruire: basti pensare al gesto di Romano Prodi contro una giornalista di Mediaset. Questa sembrava colpevole di lesa maestà e certo più di qualche elettore si sarà chiesto che cosa sarebbe successo se ad intrufolarsi nei capelli di una cronista di sinistra fosse stato un leader di destra.
Per non parlare della guerra personale di Matteo Renzi contro la Meloni con tanto di libro e di quella di Calenda contro il resto del mondo, il centrosinistra offre uno spettacolo davvero desolante. Un passo avanti e due indietro, così sono visti ormai i capi dell’opposizione, dove spicca il duetto Fratoianni-Piccolotti, distintisi in questo periodo nella disfida sulla Tesla, per indicare un nemico come Elon Musk al popolo italiano che pare rispondere marameo. Guadagneranno anche consensi marginali ma frenano gli “alleati”. Riusciranno a recuperare terreno nei prossimi due anni e mezzo? Difficile pronosticare la ripresa di una sinistra che persino in Parlamento è capace di parlare troppe e diverse lingue sulla politica estera. Ma non sia un motivo per sedersi per il centrodestra. È bene restare sempre a guardia alta.