CATEGORIE

Giorgia Meloni "resuscita" il premierato per farlo approvare entro il 2026

La risposta a chi dava già per morta la riforma costituzionale. Tempi più rapidi per la giustizia
di Fausto Carioti venerdì 28 marzo 2025

4' di lettura

Giorgia Meloni che mette la faccia sul premierato, assicurando che la riforma «procede in parlamento» ed è «fondamentale per l’Italia», è notizia politica più importante dell’entrata del suo governo nella “top five” degli esecutivi repubblicani più longevi. Perché nulla obbligava Meloni a esporsi in questo modo sulla legge costituzionale disegnata per introdurre l’elezione diretta del presidente del consiglio. Se lo ha fatto in modo così fragoroso, è perché ora quel provvedimento torna in cima alle sue priorità. Non se ne hanno più notizie “ufficiali” dal giugno dello scorso anno, quando è stato approvato in prima lettura al Senato e poi è stato assegnato alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, dove si trova ancora. E siccome di letture ne servono due per ogni ramo del parlamento, «ad intervallo non minore di tre mesi» (articolo 138 della Costituzione), e arrivati a metà legislatura ne è stata fatta solo una, i dubbi sono stati inevitabili. L’opposizione dava il premierato per morto e sepolto, mentre nella maggioranza la convinzione diffusa era che la «madre di tutte le riforme» fosse diventata quella della giustizia con la separazione delle carriere, più popolare tra gli elettori. Meloni ha risposto ieri, puntando un mucchio di fiches proprio sull’elezione diretta del premier. Così, dice, «sarà finalmente possibile dare continuità alle strategie di lungo periodo». Non per il suo governo, che comunque non se ne gioverebbe, «ma per i governi che verranno».

Che la “fase di riflessione” su questa riforma stesse per finire lo si era capito già un mese fa, quando il sottosegretario e braccio destro della premier, Giovanbattista Fazzolari, aveva detto a Bruno Vespa che il governo avrebbe «discusso velocemente con tutte le forze politiche» per definire una legge elettorale «che vada bene pure per il premierato». È il punto cruciale. Il ddl costituzionale affida infatti la definizione del meccanismo con cui saranno eletti parlamentari e premier a una legge ordinaria che dovrà prevedere «un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio». Il cuore della riforma, insomma, ancora deve essere scritto. Secondo alcuni esperti, anche tra quelli intervenuti in Commissione, il futuro articolo 92 della Costituzione dovrebbe essere più dettagliato al riguardo, senza rimandare tutto a una norma ordinaria. C’è il rischio, quindi, che il testo uscito dal Senato debba essere cambiato a Montecitorio: si ripartirebbe da zero, con quattro letture ancora da fare, ed è un motivo in più per iniziare a correre davvero.

Giorgia Meloni: "Oggi il nostro governo tra i 5 più longevi nella storia repubblicana"

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni festeggia un nuovo traguardo. Il suo governo entra a far parte dei cinque pi&...

Il calendario abbozzato da Fdi prevede di far ripartire in Commissione l’iter della riforma a maggio, in modo da arrivare a fine anno con un testo identico votato nei due rami del parlamento. Le due approvazioni successive e la definizione della legge elettorale avverrebbero entro la fine del 2026, rimandando il referendum confermativo all’inizio della prossima legislatura: si arriverebbe comunque alle elezioni politiche con il lavoro parlamentare concluso, un ottimo risultato da mostrare a chi andrà alle urne. Il rilancio del premierato non avverrà a spese della separazione delle carriere. Il testo di questa riforma, visto anche il fallimento del confronto tra il governo e l’Anm, è blindato. È stato approvato alla Camera a gennaio e ora è in Senato, in commissione Affari Costituzionali, affinché sia votato a palazzo Madama prima della pausa estiva. Non essendoci un nodo come quello della legge elettorale, la pratica è più semplice. «Probabilmente entro, se non la fine dell’anno, l’inizio del prossimo, concluso l’iter parlamentare, arriveremo al referendum», pronostica Carlo Nordio, che confida in tempi rapidi per le due letture successive.

Operazione da terminare nella legislatura in corso, dunque, compreso il referendum confermativo. Resta la terza riforma istituzionale, quella dell’autonomia differenziata cara alla Lega. Il provvedimento è stato approvato lo scorso giugno, mala Corte Costituzionale ha accolto parzialmente il ricorso presentato dalle regioni rosse per dichiararlo illegittimo. Si lavora quindi a una nuova legge delega per la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni, che tenga conto dei rilievi della Consulta, la quale ha chiesto un testo molto definito e non generico. Roberto Calderoli ha la bozza pronta e ieri ha avvertito gli alleati: «Quando sarà finito il congresso della Lega la porterò in Consiglio dei ministri, anche se non avrò ancora ricevuto i pareri di tutti i ministri. Glielo avevo detto che se non si davano una mossa io andavo avanti lo stesso». Il percorso che pareva spianato si è rivelato accidentato. Ma gli equilibri di coalizione sconsigliano di lasciare indietro l’autonomia differenziata. L’ipotesi più probabile è che i percorsi parlamentari di questa e del premierato marcino paralleli e arrivino a traguardo insieme entro la fine della legislatura. 

Serve un boccaglio Sondaggio, Elly Schlein cola a picco dopo le urne: ecco le cifre

A In Onda In Onda, Peter Gomez: "Ecco perché Meloni governerà per 5 anni"

Sinistra allo sbando Vittorio Feltri, "Schlein scamorza": cosa sta per succedere nel Pd

tag

Sondaggio, Elly Schlein cola a picco dopo le urne: ecco le cifre

In Onda, Peter Gomez: "Ecco perché Meloni governerà per 5 anni"

Vittorio Feltri, "Schlein scamorza": cosa sta per succedere nel Pd

Vittorio Feltri

Giorgia Meloni, "modello per conquistare l'Ue": clamoroso, chi si ispira alla premier

Sondaggio, Elly Schlein cola a picco dopo le urne: ecco le cifre

Non c'è pace per Elly Schlein: dopo l'esito disastroso delle ultime amministrative, il suo Partito Democr...

Vittorio Feltri, "Schlein scamorza": cosa sta per succedere nel Pd

Che fine ha fatto Enrico Letta? Se ne sono perse le tracce dopo che si è dimesso dalla segreteria del Partito Dem...
Vittorio Feltri

Pd, che umiliazione per Emiliano Fossi: occhio al cartello

Diceva «basta perdere» dopo le Regionali di Lazio e Lombardia dello scorso febbraio. Ma lui e il Pd, come am...

Fausto Bertinotti incita alla guerriglia: "Subito la rivolta, un assedio"

Dopo la sonora sconfitta del centrosinistra alle elezioni comunali, a suonare la carica arriva Fausto Bertinotti. Second...
A.V.