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Romano Prodi, sconcertante Boldrini: si sveglia tre giorni dopo

di Alessandro Gonzato giovedì 27 marzo 2025

4' di lettura

Tre le categorie: “Negazionisti” («Prodi non l’ha toccata»), “Riduzionisti” («Vabbè, non è così grave»), “Terzisti” («Alla fine la giornalista se l’è meritata»). Nella galassia della sinistra, prima e dopo il video in cui si vede il fondatore dell’Ulivo che tirai capelli a Lavinia Orefici, le reazioni sono state varie ed eventuali. C’è chi ha il merito, come il giornalista-battutista Luca Bottura, di far parte contemporaneamente dei “negazionisti” e dei “riduzionisti”. Questo il suo tweet prima che il filmato sbugiardasse il Professore: «Dissero che aveva preso soldi da Telekom Serbia, non era vero; dissero che aveva raddoppiato i prezzi con l’euro, ed era stato Berlusconi; dicono», dai Bottura facci ridere, «che vada in giro a tirare i capelli a chi lo provoca: non è vero. Prodi fa paura ai cattivisti perché è stato il miglior presidente del Consiglio d’Italia e aveva una visione di Paese che cozza contro chi ha in mente uno Stato egoista e autoritario. Per questo, anche oggi, è il loro incubo». Le immagini certificano che non è vero quello che dice Bottura. Il nostro rilancia: «Prodi ha fatto benissimo. Era ora che qualcuno desse al retequattrismo la risposta che merita. Peccato solo sia toccato a chi esegue ordini e non alla ghenga che ha trasformato una gran parte del giornalismo italiano nella cinghia di trasmissione della produzione di odio». Anche quella delle risate va forte.

E d’altronde, Bottura a parte, con una Claudia Fusani così... «#IoStoConProdi», cinguetta su “X”, «e chiarisco che la giornalista ha tutta la mia solidarietà. Ma non perché il Prof le avrà forse chissà sfiorato i capelli spiegando con enfasi il suo punto di vista». Chissà. Forse. Fusani ha anche condiviso il tweet di Bottura. Pure Alessandro Milan, collega di Radio24, entra nel novero delle teste di serie negazioniste: «Con Prodi, senza e senza ma. Le cialtronate van trattate per quel che sono: cialtronate. Anche basta». Appunto. O meglio: forse. Milan torna sui suoi tweet: «Hanno fatto il Var su Prodi. Giuro. Da ridere per tre giorni di seguito». Questo è certo, ma c’è chi ha fatto meglio, e non era facile. Enrico Letta non appena ha iniziato a diffondersi la “prodata” ha pubblicato sui social un suo selfie col fondatore dell’Ulivo. Sopra l’hashtag “IoStoConRomano”. E ancora: Repubblica e La Stampa sono entrate nella “Hall of fame” dei negazionisti per il record di zero righe sulla vicenda.

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Migriamo sul pianeta riduzionista. Posto d’onore per Fausto Bertinotti, il vecchio comunista che «a trasgressione, trasgressione. Io che sono un non violento avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio». Così su Prodi: «Nemmeno io sono riuscito a farlo arrabbiare così. Capisco la reazione, ma non sono d’accordo sulla sostanza». Capisce la reazione. Almeno Luca Bizzarri è un comico di professione: «A questa narrazione politica sempre più infantile mancava “mi ha tirato i capelli”. Ora c’è. Una utente su “X” gli risponde «provi a toccarmi (che siano capelli o altro) senza il mio consenso: vedrà come mordo». Bizzarri replica: «Magna tranquilla». L’ultra-femminista Laura Boldini prima ha fatto perdere le proprie tracce, sparita. Poi si è superata: «Non si capiva l’immagine, poi l’ho vista e dico che Prodi ha sbagliato, non doveva fare quel gesto e non ho problemi a dirlo». Quindi le parole di Prodi andavano bene? Servivano le immagini per sentire il suono? Eh, in effetti le immagini non si capivano bene. Attenzione, è il turno di Massimo Giannini, editorialista di Repubblica: «La lezione di Romano Prodi ai poveri sicari del giornalismo di regime». Di fronte alle immagini, ospite di “Dimartedì”, su La7, Giannini fa un triplo salto mortale carpiato indietro con avvitamento: «È stato un gesto sgradevole, non doveva farlo». Ma perché lo ha fatto? «Penso che derivi anche dalla sua età. Prodi è un professore di 85 anni (...). Non c’è stata violenza in quell’atto», sottolinea, «ma con un giornalista non lo devi fare». Si segnala anche la senatrice dem Sandra Zampa la quale si scaglia con un post contro Nicola Porro, che a “Quarta Repubblica”, su Rete 4, ha fatto vedere l’accaduto: «Ma vergognati!». «Scusi, di che cosa mi dovrei vergognare?». Risposta: «Lo sa lo sa», senza punteggiatura. Il pianeta “Terzisti” è altrettanto affascinante. Ieri il titolo della sua rubrica su Repubblica era “Prodi, provocazione e reazione”. Questo il suo commento: «Sì. Prodi non ha governato il suo carattere e ha risposto davvero male alla giornalista Lavinia Orefici. La domanda, prevedibile, lo provocava sul Manifesto di Ventotene che, diciamo la verità, merita di essere difeso meglio». Il Professore è stato provocato.

La giornalista Marta Ottaviani (a metà tra il negazionismo e il terzismo) spiega: «Un professore che tira le orecchie a un somaro, Ecco, finalmente lo ha capito. Che buffonata costruita sul nulla». C’è inoltre Vitalba Azzollini, che è una giurista: «Nemmeno “ahia” ha detto la giornalista, un gesto violento proprio». Insomma, doveva soffrire. Brilla pure la dem Debora Serracchiani: «Il gesto sarà stato anche inopportuno e sono convinta che Prodi sia stato il primo a esserne dispiaciuto, però onestamente non gli si può neanche chiedere di avere la pazienza di Giobbe proprio a lui. Francamente, non esageriamo!». No, Serracchiani, la preghiamo: esageri pure.

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A.V.