Un «errore», ma Romano non chiede scusa. All’inizio Prodi fa come Fausto Bertinotti, che il giorno prima aveva rivendicato il desiderio di lanciare un oggetto contundente a Giorgia Meloni: avanti tutta. «Non c’è proprio niente da chiarire», dice il Professore ai cronisti che la mattina lo intercettano a Bruxelles, dove l’ex premier ha incontrato la delegazione del Pd e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. «Voi sapete benissimo il rapporto che ho con i giornalisti, poi se si vuole creare l’incidente nei confronti di un vecchio professore lo si faccia pure, e io gioisco».
Neanche davanti all’evidenza del video che mostra la sua tirata di capelli alla giornalista di Mediaset Lavinia Orefici, Prodi fa un passo indietro. O meglio: non potendo negare il gesto – eppure sabato scorso si era difeso affermando di aver semplicemente «appoggiato una mano» sulla spalla di Orefici: «Non ho mai strattonato o tirato i capelli alla giornalista» – adesso ne dà un’interpretazione diversa: «Il tempo chiarisce tante cose. Si scambia l’affetto con l’aggressione».
VERSIONI A RATE
Poi, nel tardo pomeriggio, dopo un’ulteriore riflessione, l’ex premier corregge il tiro ammettendo di aver «commesso un errore e di questo mi dispiaccio». Le scuse a Orefici non ci sono ancora, ma Prodi riconosce, «vedendo le riprese», di «aver trasportato quasi meccanicamente» sulla cronista un «gesto che appartiene a una mia gestualità familiare». Però, ecco la precisazione, «non ho mai inteso aggredire, né tantomeno intimidire, la giornalista». Nella nota con la quale chiarisce «alcune cose» di quanto accaduto sabato scorso, l’ex premier trova anche il modo di sfogarsi su come è stato riportato l’accaduto, invocando il diritto a «non accettare, come un destino inevitabile, la strumentalizzazione e persino la derisione dilaganti, anche grazie alla potenza della Rete. Come se un’intera vita non contasse, come se il futuro non esistesse».
Fin qui i tormenti, e i cambi di versione, di Prodi. Poi c’è il Pd, per il quale è tutto chiaro: è colpa di Orefici, che ha percepito la mano sinistra del Professore come ostile, e del centrodestra che ha strumentalizzato la vicenda. «L’ho vista come una carezza di un nonno verso una giovane che forse avrebbe avuto bisogno di rileggere un po’ la storia», afferma il deputato dem Nicola Stumpo. «Le ha fatto una carezza, l’ho vista stamattina. Mi sembra che si stia montando un caso», dice a Radio Cusano Campus. Stumpo solidarizza con Prodi, parla di un «buffetto. Poi se il buffetto è una carezza o aver toccato i capelli non mi sembra sia quello il problema».
Dal suo partito l’ex premier incassa il sostegno anche di persona. In questo senso la missione a Bruxelles per discutere del progetto dell’Università del Mediterraneo cade a puntino. Prima di incontrare Metsola, il Professore vede per circa un’ora la delegazione del Pd. Su X, l’europarlamentare Giorgio Gori posta una foto di gruppo, con Prodi in mezzo agli eurodeputati. Emblematica la didascalia dell’ex sindaco di Bergamo: «Noi, la delegazione del Pd al Parlamento europeo, stiamo con Romano Prodi». Così, solenne. In un altro post, però, Gori è più prolifico.
E si avventura nel più classico degli “sport”: il “rigiro” della frittata. Questo il succo: il “caso” è colpa del centrodestra che ancora “rosica” per le sconfitte incassate dal fondatore dell’Ulivo: «Colpisce la frustrazione che avvelena la destra nei confronti di Prodi, dopo più di trent’anni, e che ancora ne muove il tentativo, patetico, di ammaccarne l’immagine.
La sua colpa: averli battuti due volte». Neanche una parola su Lavinia Orefici. «La destra lo sta attaccando in maniera strumentale perché è simbolicamente il fondatore del centrosinistra che ha saputo vincere», concorda - su Facebook - il senatore Alessandro Alfieri. «Gli attacchi della destra sono inaccettabili e strumentali», tuona il deputato Andrea De Maria.
IL CORO DEM
A Bruxelles, ad accompagnare Prodi da Metsola ci sono gli eurodeputati Dario Nardella e Pina Picierno, e il sindaco di Firenze, Sara Funaro. Proprio Nardella, il giorno prima, aveva espresso «solidarietà» all’ex premier: «Tutti hanno visto la dinamica dell’incontro con la giornalista Mediaset, che ha assalito il Professore con domande improvvise e con tono provocatorio». Colpa di Orefici, insomma: «I giornalisti e la libertà di stampa vanno sempre tutelati, ma anche la buona educazione è un principio sacrosanto». Pure Funaro dice la sua, invitando a non perdere tempo con i capelli dell’inviata di Quarta Repubblica: «Il Professore ha detto quello che aveva da dire. Pensiamo alle cose che servono realmente come risposta ai cittadini dell’Italia e dell’Europa». Così l’unica mosca bianca è l’ex segretario Pier Luigi Bersani, che a Otto e mezzo - a denti stretti - riconosce: «Prodi ha fatto un gesto da nonno, ma la giornalista non è sua nipote e certamente c’è stato qualcosa di indelicato e sbagliato».