La piazza di Michele Serra "un evento istituzionale": perché lo hanno detto dopo?

di Daniele Capezzonemercoledì 19 marzo 2025
La piazza di Michele Serra "un evento istituzionale": perché lo hanno detto dopo?
3' di lettura

“Hanno la faccia come il culo”. No, il nostro non è un insulto, amici lettori, ma solo la citazione di una memorabile prima pagina di “Cuore”, supplemento satirico della vecchia Unità diretto da Michele Serra (proprio lui). Il fatto è che oggi quel titolo e quell’invettiva rischierebbero di avere un sapore autobiografico a sinistra.

Infatti, nella surreale e insieme collaudatissima carnevalata in cui i veri furbi cercano di presentarsi e spacciarsi come finti tonti, da ieri a sinistra lo sport nazionale (dal Campidoglio di Roberto Gualtieri a diverse redazioni, passando per i partiti rossi-rosé-rossoverdi-arcobaleno) è diventato cascare dal pero, fare la faccia stupita, sgranare gli occhioni e dire che era normalissimo per il Comune di Roma organizzare e finanziare la piazzata eurolirica di sabato scorso. È ufficiale, amici lettori: ci stanno prendendo in giro.

Fino all’altro giorno ci raccontavano che era tutto spontaneo, un moto di popolo, un’ondata perfino “ingenua”: adesso invece ci spiegano che era scontato che ci fosse una centrale organizzativa pubblica. Fino all’altro giorno ci raccontavano che l’evento era orgogliosamente di sinistra. Di più: si erano anche inventati il meccanismo della piazza delle “domande” e non delle “risposte” proprio per giustificare la loro nota e clamorosa divergenza di opinioni sulla pace, sulla guerra, sull’Ucraina, sul riarmo. Ma adesso - improvvisamente - vorrebbero farci credere che l’evento fosse meramente culturale, o al massimo istituzionale. Tra breve ci diranno pure che era bipartisan e trasversale.

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Libero vi illustra oggi le nuove iniziative in corso: esponenti locali di Fdi, Fi e Lega si sono giustamente mobilitati, e c’è anche un esposto leghista alla Corte dei Conti. Quanto alla città di Roma, l’incazzatura si respira nell’aria. Ieri, in una diretta radiofonica a Radio Radio, l’umore degli ascoltatori era nerissimo (oltre che condivisibilissimo). Ora, fermo restando il fatto che abbiamo beccato i signori del Pd con le dita nella marmellata, che hanno fatto una figura orrenda, e che soprattutto- dovranno dare spiegazioni convincenti ai romani e agli italiani, resta un’ulteriore domanda: se era tutto così “normale”, perché non l’hanno detto prima? Perché è stata necessaria la prima pagina di Libero per tirar fuori la notizia?

Scusate, ricapitoliamo insieme le tappe di questa vicenda. Il volpone Michele Serra lancia l’idea della manifestazione il 28 febbraio scorso su Repubblica, e già il giorno dopo, il primo marzo, interviene sullo stesso giornale Elly Schlein per benedire l’iniziativa e aderirvi ufficialmente. Da quel momento, per due lunghissime settimane, non si è quasi parlato d’altro in Italia. Il giornale che ha patrocinato la manifestazione, Repubblica, ha dedicato ogni giorno- comprensibilmente - enorme spazio all’evento: le adesioni, il dibattito, le ragioni dei partecipanti, le posizioni dei partiti. Anche gli altri giornali hanno ovviamente contribuito alla discussione.

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Non si contano le trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all’evento che si avvicinava. Insomma, per quasi quindici giorni, non c’è stato politico che non abbia detto la sua su quello che sarebbe accaduto in piazza, e non c’è stato cittadino italiano che - volente o nolente- non sia stato raggiunto dalla notizia della manifestazione. Ecco: in tutta questa enorme quantità di spazi scritti e radiotelevisivi, come mai nessuno a sinistra ha sentito l’esigenza di dire che - a organizzare e a pagare- era il Comune di Roma, e che quindi quasi tutto sarebbe stato a spese dei cittadini? Se era così normale-scontato-ragionevole, bastava dirlo. E invece no. Tutti muti, tutti afoni, tutti con il cellulare scarico. O meglio: tutti ciarlieri, tutti loquacissimi, tutti con lo smartphone stracarico se si trattava di parlare della manifestazione. Quanto però all’esigenza di fare chiarezza su organizzazione e costi, ma guarda un po’, è scattata una curiosa amnesia, una dimenticanza generale. Che strano. Poi ieri mattina, nella sua rubrica su Rep, Serra ha eloquentemente ringraziato il Comune di Roma «che ha organizzato tutto».

Ce ne ricorderemo la prossima volta che i distinti signori del Pd - sempre chicchissimi, elegantissimi, correttissimi - ci ripeteranno due parole a cui sono molto affezionati, peraltro usatissime nel gergo eurolirico. La prima è la parola “trasparenza”, la seconda è la parola “accountability”, cioè il fatto che chiunque abbia una funzione pubblica sia oggetto di controllo e scrutinio. Ecco: stavolta si sono curiosamente scordati di essere trasparenti; e, quanto all’esigenza di essere “accountable”, se ne sono altamente fregati.