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Giorgia Meloni, l'intervento al Senato: "Fare senza Trump sarebbe una follia", schiaffo a Ue e sinistra

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"Momento estremamente complesso e decisivo per il destino dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente. Spero si possa ragionare insieme di quali siano le scelte migliori con senso di realtà e responsabilità che si deve": la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha detto all'inizio delle sue comunicazioni al Senato per riferire sul Consiglio europeo in programma il 20 e 21 marzo. Il tema centrale del vertice europeo - ha spiegato la premier - "sarà il rilancio e rafforzamento della competitività. Potrebbe sembrare un concetto fumoso e astratto ma non lo è. Competitività vuol dire poter offrire servizi aggiornati e sempre migliori e disporre delle risorse e mezzi necessari non solo a non dipendere da altri, ma anche a difendere i nostri valori e la nostra visione".

Meloni, poi, ha indicato la strada: "Dobbiamo segnare dei passi in avanti per non condannarci al ruolo di gregari. Insisterò per un cambio di paradigma che ora deve essere trasformato in atti concreti: serve un percorso di decarbonizzazione sostenibile per le imprese e i cittadini. Serve una politica industriale efficace che rinunci agli eccessi ecologici, intendiamo impedire un nuovo Green deal con un altro nome". Secondo lei, dunque, è necessario "ridurre le nostre troppe e pericolose dipendenze strategiche". E ha aggiunto: "I prezzi dell'energia sono troppo alti e sono un freno per la competitività, e bisogna intervenire: servono anche misure a lungo termine, un mercato europeo che garantisca prezzi stabili".

Parlando del settore auto, in particolare, ha lanciato un appello: "Non può essere abbandonato. Per questo insieme alla Repubblica Ceca abbiamo presentato un non paper che è stato accolto positivamente da molti Paesi. Occorrerà insistere affinché venga pienamente applicato il principio della neutralità tecnologica". E sempre sulla strategia industriale, ha avvertito la Ue: "Se l'Europa pensa di iper regolamentare tutto non sopravviverà, è una nuova visione quella che serve, è la politica che deve tracciare la rotta, non la burocrazia. Bisogna impedire che l'Europa venga soffocata dalle sue stesse regole". 

Sul tema dei dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump, la presidente del Consiglio ha detto che non è all'ordine del giorno del Consiglio europeo ma "è un punto da tenere in grande considerazione". Secondo lei, "bisogna continuare a lavorare per trovare un terreno di intesa e scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno. Non è saggio cadere nel circolo vizioso delle rappresaglie. Non sono certa che sia un buon affare rispondere ai dazi con altri dazi, c'è bisogno di buon senso".

Spazio, poi, al tema migranti. "Se oggi è una priorità per l'Europa, questo lo si deve al ruolo decisivo che l'Italia ha svolto in questi anni per cambiare l'approccio europeo in materia di immigrazione - ha detto la premier in aula -. Abbiamo registrato un duplice obiettivo: la drastica riduzione degli sbarchi lungo la rotta del Mediterraneo centrale grazie al crollo delle partenze da Tunisia e Libia e la riduzione degli ingressi irregolari anche su altre rotte. Nel 2024 questi si sono ridotti del 60% rispetto al 2023, del 35% rispetto al 2022 e a differenza di quanto si va sostenendo, i numeri sono in linea con il 2024, con piccole oscillazioni dettate dalla complessa dinamica libica". A tal proposito, la Meloni ha detto di voler andare avanti col protocollo Italia-Albania: "Stiamo seguendo il ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia, sono rimasta colpita che la maggioranza degli Stati membri siano intervenuti per sostenere la posizione dell'Italia sul concetto di paese sicuro di origine".

La "ricetta" della premier sul tema è molto semplice: "Diminuire le partenze e stroncare il business dei trafficanti è l'unico modo per ridurre il numero dei migranti che perdono la vita per arrivare in Italia e in Europa e questo ci deve rendere orgogliosi", ha detto. Aggiungendo poi che "è fondamentale che l'Ue diventi efficace nel processo dei rimpatri. Se entri illegalmente in Europa non puoi rimanere sul territorio europeo, devi essere rimpatriato".

La presidente del Consiglio si è detta anche fortemente preoccupata per la situazione nella Striscia di Gaza: "Seguiamo con grande preoccupazione la ripresa dei combattimenti a Gaza, che mette a repentaglio gli obiettivi ai quali tutti lavoriamo, il rilascio di tutti gli ostaggi e una fine permanente delle ostilità, così come il ripristino di una piena assistenza umanitaria nella Striscia". Durante il suo intervento, un augurio di pronta guarigione a Papa Francesco: "Non ha fatto mai mancare la sua guida, il mio auspicio e quello di tutti è che si ristabilisca al più presto".

Sul tema, caldo, della guerra in Ucraina, la Meloni ha sottolineato che "il sostegno all'Ucraina non è mai stato in discussione. Questo impegno lo rivendichiamo, l'Italia ha una posizione chiara, rispetta i suoi impegni internazionali. E' una nazione il cui parere conta". Poi ha espresso la sua solidarietà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finito nel mirino di Mosca dopo alcuni suoi interventi sulla guerra: "Siamo al fianco del presidente Mattarella ogni volta che viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e gli aggrediti". Parlando dell'impegno di Trump per il raggiungimento di un accordo di pace tra Russia e Ucraina, la premier ha detto che "è lo stallo sul campo che oggi può portare ai negoziati della pace e penso si debba rivendicare con orgoglio il sostegno compatto e determinato al popolo ucraino. Dunque salutiamo positivamente questa fase e sosteniamo lo sforzo avviato dal presidente Trump". E ancora: "I nostri alleati americani non possono permettersi di siglare un accordo di pace violabile. Attendiamo dalla Russia concreti e rapidi passi in questa direzione".

Lanciando una frecciata alle opposizioni, la presidente del Consiglio ha tuonato: "Non si può dividere l'Europa e gli Stati Uniti. L'Europa non può fare da sola. Chi ripete che l'Italia dovrebbe scegliere tra Usa e Ue non si è accorto che la campagna elettorale americana è finita, chi tenta di scavare un solco tra Ue e Usa non fa che indebolire l'Occidente a beneficio di altri attori, bisogna costruire ponti e non scavare solchi". In ogni caso, ha precisato che "l'invio di truppe italiane in Ucraina è un tema che non è mai stato all'ordine del giorno e riteniamo che l'invio di truppe europee sia molto rischioso, complesso e poco efficace". Sul piano ReArm Europe, invece, ha rivelato di aver "chiesto di cambiare nome, perché il nome è fuorviante per i cittadini. Siamo chiamati a rafforzare le capacità difensive. Questo però non significa acquistare armamenti, ma semmai produrli rafforzando il nostro tessuto produttivo".  Secondo lei, insomma, "occorre un approccio a 360 gradi, perché senza difesa non c'è sicurezza, senza sicurezza non c'è libertà".

Rispondendo alle polemiche della sinistra sulle risorse necessarie a rafforzare la difesa europea, la premier ha precisato che "con le risorse a disposizione si possono finanziare materie che dovrebbero interessare tutti. L'Italia non intende togliere un solo euro dalle risorse della Coesione". Poi ha riferito che la proposta da lei fatta ai partner europei e occidentali sull'attivazione di garanzie di sicurezza per Kiev, sul modello del meccanismo previsto dall'articolo 5 del Trattato Nato, sta riscontrando "un consenso crescente". Infine, ha concluso il suo intervento dicendo che "con una visione chiara l'Italia ha tutte le carte in regole per attraversare anche questa tempesta, metteremo tutto il coraggio che serve".

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