Vien quasi voglia di apprezzarla Elly Schlein. Il giorno dopo la piazzata romana (un po’ per l’Europa, ma anche un po’ no), la segreteria del Pd prova a restare ferma lì, sulla stessa mattonella: «È tempo di costruire l’Europa federale, contro ogni nazionalismo, contro ogni veto», scrive sui social. Euforica per la manifestazione di piazza del Popolo, per la quale aveva chiesto di evitare polemiche, Elly prova a tenere il punto, in vista del confronto interno al Pd per decidere la posizione dei dem sulla politica estera, in vista del dibattito in Parlamento legato alle comunicazioni della premier, Giorgia Meloni, per il prossimo Consiglio europeo.
E quasi ci riesce. Peccato che la sua posizione solitaria, fragile come la linea Maginot dei francesi nella Seconda guerra mondiale, sia franata subito. Ai ribelli del centrosinistra, quelli pronti a sfinire Elly sino all’eventuale congresso, è bastato poco, anzi pochissimo, per tornare a dividersi, lo sport preferito dai dem. E non solo da loro. A dare il la è il solito Carlo Calenda, infastidito per il duro commento del direttore de La Stampa, Andrea Malaguti, critico rispetto all’attualità del manifesto di Ventotene e dubbioso circa l’efficacia della manifestazione e i risultati della politica.
Una tesi, ovviamente, ma al leader di Azione basta davvero poco per accendere un falò. «Ci pensa il direttore della Stampa a sporcare una bella piazza il giorno dopo con del populismo d'accatto. “La politica ha fallito”, “ci vuole aria nuova”, “meno armi e più idee”. Tutto il repertorio grillino», tuona Calenda in un post su X, «mai uno spunto autocritico». Ovviamente non può mancare l’affondo contro la proprietà del quotidiano di Torino e la messa all’indice dei media. Perché Calenda è così, colpirne uno per parlare a cento.
Che tempo che fa, Serra e la frase choc sulla piazza: "Applauso quando ho detto democrazia"
A Che tempo che fa, nella puntata andata in onda domenica 16 marzo, è il turno della passerella di Michele Serra ...Solo a che seguirlo non c’è nessuno. «Per Calenda, chi non la pensa come lui, diventa un nemico. Dire che ci vogliono meno armi per lui significa sporcare una piazza. Intollerante. Carlo, dovresti fare i conti con un valore che si chiama libertà di pensiero: vale per il direttore Malaguti e vale per chiunque», gli rinfaccia Angelo Bonelli, parlamentare di Avs, sempre in un post su X. E non è da meno Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva.
«Arrivare a vedere il populismo pure nella redazione della Stampa spiega meglio di ogni altra cosa l’ormai completa assenza di lucidità del nostro amico Carlo». Tralasciando le ragioni dell’assalto frontale di Calenda, ciò che salta agli occhi e la confermata rissosità del centrosinistra, all’interno del quale il lodo Franceschini sembra avere ben più di una ragione d’esistere: “Marciare divisi per colpire uniti (forse, chissà... ) dopo”.
Sempre che quel dopo arrivi. E se qualcuno va cercando una dimostrazione plastica del fatto che la manifestazione di Roma altro non sia stata che un tentativo per mettere insieme quel che la vicenda europea divide, arriva in soccorso la posizione del presidente dell’Anpi. «È sbagliato parlare di resistenza europea contro la Russia. Putin non ha dichiarato guerra all’Unione Europea, ma solo all’Ucraina che non ne fa parte», afferma Pagliarulo, «Putin ha invaso l’Ucraina violando il diritto internazionale, come hanno fatto molto spesso i Paesi occidentali negli scorsi anni. E l’Unione Europea ha riarmato l’Ucraina e messo le sanzioni alla Russia. Questa storia del nemico alle porte è assurda.
Una piazza per l'Europa, lo studio che smaschera la sinistra: ecco chi c'era davvero ieri
"La sinistra riparta da questo". Quante volte lo abbiamo sentito dire all'indomani di una grande manifesta...L’Europa dovrebbe agire da mediatore di pace». Calenda, invece di prendersela con Malaguti, dovrebbe spiegarci come ha fatto condividere la piazza romana con il presidente dell’Anpi. Ma chi riesce a far di meglio è Nicola Fratoianni, per il quale la manifestazione di Roma è stata una sorta di prova generale di campo largo, nonostante l’assenza del Movimento 5 Stelle. «Rispetto la scelta di Giuseppe Conte, frutto di una valutazione legittima. Io c’ero perché penso che gli spazi si attraversano e quella piazza credo abbia confermato che esserci non era un’idea balzana». Vicini, ma lontani insomma. In fondo, per dirla con Michele Serra, gli organizzatori della manifestazione non avevano risposte, «ma solo domande». Le tante che arroventano il clima all’interno del Pd.