Tesla, l'ultimo delirio di Piccolotti e Fratoianni: "È un complotto"

di Alessandro Gonzatovenerdì 14 marzo 2025
Tesla, l'ultimo delirio di Piccolotti e Fratoianni: "È un complotto"
3' di lettura

Dalla P2 alla P-ccolotti, la moglie di Fratoianni. Non ridete, la storia è seria: ci sarebbe un sistema politico -giornalistico -finanziario, una sorta di Club Bilderberg allargato e con intenti complottisti, che trama contro l’Alleanza Verdi Sinistra – il partito da dov’è iniziata l’ascesa di Soumahoro – rea d’essersi opposta al piano di riarmo europeo. La pistola fumante, da non confondere coi pistola, sarebbe lo sbertucciamento dei Fratoiannez, intesi come Nicola Fratoianni capo di Avs e la moglie nonché deputata di Avs Elisabetta Piccolotti, sorpresi con la Tesla, l’auto elettrica prodotta da Musk fino ai ieri simbolo dell’ambientalismo di sinistra che piace alla gente che piace e che però oggi a sinistra – toh – non piace più. I coniugi, quella Tesla, dicono che la vogliono vendere il prima possibile perché il magnate amico di Trump è diventato «nazista», la signora ha detto così. Questo è parte del pentimento della Piccolotti consegnato al Foglio: «Siamo rimasti fregati, l’abbiamo presa in leasing, quindi per ora non pensiamo di venderla, ma quando potremo ce ne libereremo. Ormai quest’auto è diventata un peso politico». Ci torniamo.

Intanto diamo conto del video-j’accuse pubblicato in queste ore dalla Piccolotti in Fratoianni: «Perché questa Tesla è diventata motivo di cotanto scandalo? Perché noi abbiamo delle posizioni scomode, facciamo delle battaglie importanti a difesa dei diritti delle persone comuni e quindi andiamo delegittimati sempre».

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La deputata continua: «Andiamo delegittimati se giriamo con l’auto diesel che va a fuoco com’è successo qualche mese fa...». Ecco, fermiamoci un secondo. È stato Libero, già tempo fa – ieri l’abbiamo ricordato – a dare conto che Fratoianni in campagna elettorale viaggiava su un vecchio polmone a gasolio finito in fiamme (per fortuna il compagno F. non s’è fatto nulla) coerentemente con le battaglie ecologiste di cui è portabandiera il sodale di partito Angelo Bonelli.

Il Frato doveva fare 80 chilometri, da Campobasso a Bari, ma col piffero che ha scelto un mezzo green.

Rieccoci al video della consorte: «Ci attaccano se siamo vestiti bene ma anche se siamo vestiti male». La mente vola al diritto all’eleganza reclamato da Soumahoro per la moglie e alla tovaglia indossata da Ilaria Salis, ultima scoperta dell’irresistibile duo Bonny&Frato, al primo giorno di parlamento europeo. Sennonché Piccolotti risponde a questo sistema che s’è scagliato contro Avs: «Non ci faremo intimorire». Hasta la Tesla, siempre. Un attimo: dobbiamo ancora riferire del rimedio posto in essere dalla deputata in attesa di sbarazzarsi del mezzo che quando lo accendi – ma il particolare non è confermato – sparerebbe a palla il vecchio inno tedesco: «Sull’auto ho messo un adesivo», ha spiegato a “Un giorno da pecora”, su Rai Radio 1, «me lo ha regalato mia sorella per il compleanno, c’è scritto “Ho comprato questa Tesla prima che Musk diventasse pazzo”». Che cuore di sorella!

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Piccolotti però non si è ancora cancellata da “X”, altra creatura di Adolf Musk, forma di resistenza invece per la quale hanno optato altri colonnelli della sinistra come il baffone dem di Sandro Ruotolo: «Ci sto riflettendo, ma se lasciamo le piattaforme lasciamo campo libero alle fake news». Ad esempio quella che lei attribuisce al Foglio: «Non ho detto che la Tesla costava poco», 47mila euro, «ma che costava meno di altre». Una Fiat, italiana – così magari i Fratoiannez aiutavano i lavoratori di cui si professano rappresentanti – veniva 10mila euro in meno, ma è chiaro che c’è un sistema mondiale contro Avs. Che si siano mossi i poteri forti lo fa capire pure Peppe De Cristofaro: «Possibile che a nessuno suoni strano che la notizia della Tesla esca adesso? Quando sei scomodo tutti i mezzi, anche quelli più infami, sono leciti per silenziarti». Peppe è di Avs ma al Senato è nel Gruppo Misto perché Avs non ha abbastanza membri per averne uno proprio.

Anche Rosy Bindi è finita nel mirino, ma in altro modo: «Se comprerò una Tesla? Non ci penso proprio. Vi racconto una cosa. Ho investito qualche risparmio affidandomi alla banca e recentemente ho scoperto di avere un piccolissimo investimento in Tesla, delle azioni, e le ho vendute immediatamente. «Quanto ci ho perso? Una sciocchezza, cosa volete, non ho molto da investire...».

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