
Ilaria Salis, la vergogna del suo assistente: "Sparate a Salvini"

Rieccolo. Non bastava l’esplosione di gioia davanti ai manichini di Giorgia Meloni dati alle fiamme, «Brucia, str***za!», giubilo che quest’anno con mal riuscita ironia è diventato «Brucia, meravigliosa!». Mattia Tombolini, l’assistente parlamentare di Ilaria Salis - eurodeputata eletta con Avs- ha colpito ancora. In senso metaforico, capiamoci. Scorrendo il suo profilo su “X” abbiamo trovato un altro “post” da cui Pd, 5Stelle e la stessa Sant’Ilaria patrona delle case altrui siamo certi che prenderanno le distanze. Di più: le opposizioni, agguerrite, chiederanno agli onorevoli di Alleanza Verdi Sinistra di andare a riferire a Montecitorio. D’altronde chiedono di riferire alla premier anche quando il centravanti della Nazionale sbaglia un gol. Veniamo al “post”.
NEL MIRINO
Undici luglio 2018, al governo Cinquestelle e Lega: Tombolini pubblica la foto di una scritta fatta da qualcuno su un muro per strada con la bomboletta spray, “Non sparate a salve, sparate a Salvini!”. A corredo dello scatto il compagno Mattia, 35 anni, editore del fumettista antifascista Zerocalcare, commenta: «Non sparate a salve». E a chi dovevano sparare, dunque, all’allora ministro dell’Interno? Sicuramente non sarà così, Tombolini di certo non ha scritto né pensato una cosa del genere. Comunque, per togliere il dubbio ai lettori più maliziosi, un chiarimento al Tombolini – non abbiamo dubbi – lo chiederà l’irresistibile duo formato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, già scopritori di Aboubakar Soumahoro, i quali l’anno scorso si sono scapicollati per bruciare sul tempo l’alleata Elly e candidare a Bruxelles l’allora detenuta il cui processo in Ungheria è stato congelato a seguito dell’elezione a onorevole.
Intanto, a Libero, parla Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato: «È vergognoso lo stile, oltre al linguaggio, di certi personaggi, che non a caso sono collaboratori di persone come la Salis. Il linguaggio di violenza, di intolleranza, la protervia di alcuni ambienti di sinistra sono ben noti da anni. Del resto», prosegue Gasparri, «sono gli amici di Askatasuna, di questi centri sociali che in questi anni hanno ferito decine e decine di carabinieri e poliziotti. Sono la feccia italiana, e la sinistra parlamentare non ha mai preso con chiarezza le distanze da questa gentaglia. Noi», conclude Gasparri, «riaffermiamo i valori della tolleranza, della democrazia e della libertà, che non saranno cancellati da teppisti che bruciano pupazzi, scrivono minacce e aggrediscono quotidianamente le divise».
L'assistente di Ilaria Salis esalta il rogo della Meloni: ecco la vergogna più grande | Guarda
BOCCHE CUCITE
Sulle fiamme al fantoccio della Meloni, rogo acceso per il secondo anno di fila al carnevale di Poggio Mirteto, nel Reatino - terra del Tombolini - ieri ha tuonato la sottosegretaria al ministro dell’Interno di Fdi, Wanda Ferro: «Vorrei chiedere a Elly Schlein se quando chiede una professione di antifascismo si riferisce alla folla dei ringhiosi che in un delirio di odio e bestiale eccitazione ha dato alle fiamme il fantoccio del presidente del Consiglio. Nell’orgia carnevalesca di intolleranza», ha proseguito Ferro, «questi antifascisti riempiono l’aria di urla, insulti, sghignazzi, si sentono giusti e forti nell’annientare il simbolo di ciò che temono. Ma quando il fuoco si spegne», ha concluso la sottosegretaria, «resta soltanto l’odore acre della vergogna, dell’infamia, della miseria di idee di una sinistra che sa solo rifugiarsi nella violenza e nella barbarie».
Nel Pd l’unico a condannare le alzate di ingegno del portaborse della Salis è stato l’europarlamentare Stefano Bonaccini: «Gli avversari si battono nelle urne, se si è capaci. Continuo a non rassegnarmi all’idea che bruciare in piazza pupazzi o bandiere, a prescindere da chi lo faccia, non sia accettabile», è andato avanti l’ex governatore dell’Emilia Romagna, il quale ha poi espresso solidarietà alla Meloni. Nemmeno un “salto quantico”, nuova supercazzola made in Elly, ha consentito alla democratica segretaria di uscire dal proprio personalissimo mutismo selettivo. Ora però che è spuntato il post secondo cui non bisogna sparare a salve e non è chiaro chi bisognerebbe impallinare, la Schlein ha l’occasione di riscattarsi.
Dai blog

"Ritorno a cold mountain": un western con un Ulisse di turno
