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Pd allo sbando: in piazza per l'Europa col terrore dei fischi, cosa filtra dal Nazareno

Elisa Calessi
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Era nata come la piazza dell’orgoglio europeo, dell’unità di tutti quelli che, al di là delle appartenenze (si è subito detto: no bandiere di partito), credono nel progetto di Altiero Spinelli, di Alcide De Gasperi, di Konrad Adenauer.

Il problema è che, passo dopo passo, riarmo dopo riarmo, distinguo dopo distinguo, al Nazareno si sta facendo sempre più forte una paura: che diventi una replica di piazza Navona. Per chi si è scordato: 2 febbraio 2002, Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni da circa un anno, il centrosinistra - che governava dal 1996 - è sbandato, disorientato. In una delle piazze simbolo della Capitale, in occasione di una manifestazione sulla legalità, prende la parola- non previsto - il regista Nanni Moretti. E lancia il famoso anatema: «Con questi dirigenti il centrosinistra non vincerà mai».

 

 

 

Ecco, in queste ore dalle parti del Pd in tanti hanno ricordato quell’episodio, nel timore che la storia possa ripetersi. Gli ingredienti, del resto, non mancano. Perché è vero che la segretaria Elly Schlein è stata tra i primi ad aderire, entusiasta, all’iniziativa lanciata da Michele Serra, a sostegno di una “Europa federale”, per «avere una voce univoca ed esercitare quel ruolo politico e diplomatico fin qui mancato nella promozione della pace e del multilateralismo». Per questo, aveva ribadito la leader dem, «noi ci saremo». Ma il piano per il riarmo dell’Europa, presentato da Ursula von der Leyen e approvato dai capi di Stato (anche quelli socialisti) al Consiglio di europeo di giovedì scorso, ha sparigliato le carte, rendendo l’afflato europeo meno universale. Soprattutto a sinistra. Tanto è vero che, lo stesso giorno, Potere al Popolo organizzerà una contro-manifestazione a piazza Barberini contro l’Europa “bellicista” di Ursula.

Ma anche a piazza del Popolo le voci rischiano di essere tutt’altro che concordi. Ci sarà, per esempio, la Cgil di Maurizio Landini perché «vogliamo rendere esplicita la nostra contrarietà all’investimento di 800 miliardi» annunciato dalla presidente della Commissione Ue. Il sindacato rosso sfilerà coi vessilli arcobaleno della pace. Ma ci sarà anche la Cisl, favorevole, invece, al piano perché, come ha detto la segretaria Daniela Fumarola, «abbiamo il dovere di difendere la libertà e il primato del diritto internazionale dalle mire imperialistiche che arrivano dalla Russia». Ma anche i tra i partiti, e persino dentro il Pd, le voci saranno diverse. Da Avs e M5S ferocemente contrari ad Azione, +Europa e Italia Viva che invece sostengono il piano europeo, fino al Pd, spaccato a metà come una mela.

 

 

 

Se Schlein, infatti, ha criticato il piano europeo, i riformisti, a cominciare da Paolo Gentiloni e Romano Prodi, lo hanno approvato. E ieri, a favore del piano, si è aggiunta la voce di un altro ex premier ed ex segretario. Enrico Letta, in un lungo articolo su Le Monde, ha spiegato come «le decisioni europee» prese in questi giorni vadano «nella giusta direzione». E «il fatto che Bruxelles abbia deciso di utilizzare, per il finanziamento della difesa europea, il modello comune che è stato la chiave del successo del piano europeo Next Generation EU» è «una buona cosa».

 

 

 

Cosa accadrà, dunque, in piazza? Il timore che serpeggia è che gli elettori, i militanti, disorientati da questa cacofonia di voci, se la prendano con i dirigenti che, sabato, saranno in piazza. Anche perché si sa quanto, tra i militanti di sinistra, sia considerata importante l’unità. E non si sa nemmeno da dove verranno le contestazioni. Nel senso che potrebbero venire sia dai più riformisti, che potrebbero contestare a Schlein e agli altri vicini alla segretaria di essere scivolati verso posizioni “estremiste”, non condivise nemmeno all’interno della famiglia socialista, sia dai “turbo-pacifisti”, che potrebbero contestare, invece, i riformisti, favorevoli al piano del riarmo. In ogni caso, nel mirino delle possibili contestazioni è facile finiscano proprio i dirigenti dem. Intanto, a sostegno di Elly Schlein, si è espresso ieri Massimo D’Alema, difendendo la «riflessione sulla difesa europea», purché «sia una difesa europea e non una rincorsa di singoli Paesi a spendere più soldi per gli armamenti». Il rischio di una pazza contraddittoria, del resto, se lo sta ponendo lo stesso ideatore dell’iniziativa, che su Repubblica prova a fare il punto, schierandosi, però, nettamente, contro il Rearm Plan europeo: «Credo», scrive Serra, «che nessuna delle persone che saranno in piazza ignori che la risposta armigera formulata da von der Leyen cozzi tristemente contro i valori fondativi dell’Unione Europea».

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