Cerca
Cerca
+

Sinistra in piazza per fare l'Europa: il falò delle vanità

Pietro Senaldi
  • a
  • a
  • a

Pare una di quelle beffe di cui è capace la storia il fatto che la manifestazione che sabato 15 marzo a Roma vedrà sfilare per l’Europa la sinistra disunita sia stata lanciata da Michele Serra, nella sua rubrica su Repubblica. In serra tutto cresce al di fuori del proprio ambiente naturale e il prodotto che ne esce è artificiale. Sono frutti fuori stagione, come l’adunata programmata troppo presto e che quindi finirà per rivelarsi sorpassata dagli eventi; con un effetto boomerang fantastico. Se, come probabile, oggi al Consiglio straordinario convocato a Bruxelles sull’Ucraina dovesse prevalere la visione di Giorgia Meloni sul riarmo del Vecchio Continente, la guerra e i rapporti Usa-Ue, assisteremmo al capolavoro di Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Maurizio Landini e compagni in piazza per l’Europa, che vuole le armi che loro non vogliono, e quindi a favore della premier e contro se stessi.

Se a sinistra qualcuno facesse davvero politica, potrebbe essere un problema. Poiché però il fronte progressista è un falò delle vanità nel quale tutti sono insieme apparentemente ma in realtà ciascuno è contro l’altro nel gioco di mettersi in mostra per vincere il premio di chi è più anti-Giorgia, non resta che mettersi in poltrona e non perdersi per nulla al mondo lo spettacolo d’arte varia degli intellettuali e onorevoli rossi innamorati di loro stessi. Serra si è inabissato, sulla sua Amaca quotidiana divaga. Dopo aver lanciato la pietra, gira al largo dalla piazza che lo vedrà protagonista, forse suo malgrado, data la pigrizia del personaggio. Eppure ha un merito: ha insegnato a Massimo Giannini, ideatore di Bella Chat, il microfono aperto antifascista fallito, malgrado non vi partecipassero né Trump né J.D. Vance, per eccesso di litigiosità e brutalità dei democratici partecipanti, come si fa a tenere insieme capra e cavoli. Basta lanciare uno slogan, anche una sola parola, e non preoccuparsi di sostanziarla con un contenuto.

 

Nella bagarre avanza Antonio Scurati, in cerca di palcoscenici per lanciare la sua quinta biografia di Benito Mussolini, di prossima uscita. Sarà che ha studiato tanto il Duce, ma pare aver centrato il punto: per battere la Russia servono soldati e armi, scrive su Repubblica, rammaricandosi che l’Europa non sia più guerriera; quindi osi dà una sveglia, o addio anti-fascismo. Chissà se glielo farà dire Schlein, che alla direzione Pd ha invocato un “salto quantico” dell’Europa, prendendo a prestito una terminologia della fisica incomprensibile ai più per far passare il suo concetto folle: per vincere la guerra, disarmiamoci e gridiamo pace; un po’ come dire: per spegnere un incendio, gettiamo gli estintori e gridiamo al fuoco. Il palco romano della manifestazione ricorderà i tavoloni di Che tempo che fa di Fabio Fazio, dove ognuno va per conto suo parlando di sé; solo che quello è varietà, oltre che la parte che fa meno audience del programma.

Non per caso lo showman, riconoscendo aria di casa, ha parlato, sempre a Repubblica, confessato da Annalisa Cuzzocrea, auto-detta la Kuzzo. “Sono un ragazzo del Novecento, non c’è più la tv di una volta”, signora mia; “La mia generazione sognava l’Europa unita e si è risvegliata con Trump” è il gemito sconsolato. Al solito, manca l’autocritica. Tra il sogno e il risveglio, c’è la dormita generale della sinistra, finita fuori dal tempo per averlo impiegato tutto a fare i soldi spacciando una serie di idiozie al pubblico degli elettori, che le ha pagate care e da un po’ non se le beve più e ha iniziato a presentare il conto. Da qui al 15, ci si può scommettere, non mancherà di far sentire ancora la sua il rancoroso, Roberto Saviano. L’ex socio d’onore del club di Repubblica sta studiando un modo elegante per infilarsi alla festa e si è portato avanti sostenendo che Trump e Vladimir Putin sarebbero “alleati per distruggere le democrazie in Europa”.

La prova, dice, è che Washington vuol farla finita con quello che la sinistra ha sempre combattuto come “l’imperialismo americano nel mondo”. Solita tecnica per lo scrittore: prima individua il nemico, poi spara parole in libertà. Il guaio sarebbe se, tra dieci giorni, qualcuno sul palco facesse la domanda: “Siamo qui per l’Europa, ma che Europa vogliamo?”. Seguirebbero cento risposte diverse, tutte riassumibili in un unico concetto. La sinistra italiana vuole una Ue, e un’America, che facciano i suoi comodi, come pare a lei e non a loro; soprattutto, una Ue e un’America che coprano i peccati e le inadeguatezze dei progressisti nostrani, consentendogli di giocare ancora come ragazzini viziati nel salotto di casa.

 

 

 

Dai blog