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Pd, Paolo Gentiloni pronto a far fuori Elly Schlein: l'ultima bomba

Francesco Storace
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Povera Schlein, uscirebbe volentieri dall’Europa. Da Bruxelles solo problemi, il riarmo voluto da Ursula von der Leyen e l’inchiesta Qatargate che, con tutte le riserve del caso, si abbatte sulle due eurodeputate Moretti e Gualmini. Anzitutto il pasticciaccio brutto chiamato difesa comune, per altri addirittura esercito europeo. Da pacifista di altri tempi, la Schlein si è però trovato il muro in casa. E oggi prova a scavalcarlo viaggiando proprio fino a Bruxelles. In mattinata incontrerà i socialisti europei prima del Consiglio che attende capi di Stato e di governo. Ma in quel consesso ha ancora buone relazioni Paolo Gentiloni, che da poco ha lasciato l’incarico di commissario Ue ed è tutt’altro che in linea con la posizione della segretaria del suo partito. E, flemmatico, osserva: «È un dibattito che va avanti, ognuno dà il suo contributo, io sono interessato che l’Italia abbia una posizione attiva su questa questione». Elly, non fare casino, le manda in pratica a dire.

Sfotte pure Conte, «si mettano d’accordo nel Pd», ai Cinquestelle questa storia delle armi serve solo per la piazza contro e non si faranno infinocchiare dal Nazareno guerriero, pare di capire. E siccome Fratoianni è sulla stessa linea, probabilmente la leader del Pd è stata costretta ad assumere una posizione più dura sulla proposta della presidente della commissione Ue. E aggiunge ancora Conte, davvero rasoiando: «Una dichiarazione dei Socialisti che ho trovato non comprensibile perché ha detto “Bene questo piano, ma è un primo passo”. Quindi non bastano 800 miliardi? Continuiamo a investire e creiamo ulteriori progetti di riarmo e di rafforzamento degli investimenti delle spese militari? Noi saremo fortemente contrari». Amen.

 

 

Poi, la vicenda Qatargate. Il fuoco è stato aperto da Salvini con una semplice constatazione: «Mentre per anni certi giornali hanno infangato la Lega su scandali inesistenti, oggi si cerca di minimizzare e insabbiare la questione molto grave del Qatargate a Bruxelles, che per primi abbiamo denunciato. Attendiamo ovviamente che la giustizia faccia il suo corso, constatando comunque l’applicazione del classico metodo “due pesi, due misure” quando c'è di mezzo la sinistra...». Col Pd ci va giù più tosto l’ex senatore Stefano Esposito, anche per via dei suoi sette annidi persecuzione giudiziaria finiti con l’assoluzione: «Leggo che la Moretti e la Gualmini si sono auto sospese dal gruppo parlamentare. Rispetto la loro scelta ma non la condivido e sono convinto che un partito davvero garantista e non infestato dal populismo avrebbe respinto questa scelta. Ormai siamo alla giustizia sommaria». E Nicola Zingaretti, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, pare difendere le due parlamentari a spada tratta. Alla segretaria del Pd strilla nelle orecchie anche Carlo Calenda: «Elly si è grillinizzata». E le spara l’accusa di ipocrisia.

Insomma, i duelli non finiscono mai neppure a sinistra, con il rischio di crollare ancora più giù nei sondaggi. Anche perché nel Pd lo scontro non è solo con avversari ed alleati, ma pure all’interno. Ed è ciò che fa più male nei partiti. Tanto più se si mettono in mezzo personalità come Gentiloni oltre ai vari riformisti che non ne vogliono sapere di criticare il metodo Ursula. Di più: anche nei socialisti europei pare maggioritaria la posizione favorevole al piano di riarmo della Von der Leyen, nonostante una cifra spropositata come quella di 800 miliardi. La Schlein riuscirà a convincere i suoi compagni d’oltreconfine?».

 

 

 

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