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Romano Prodi, l'ultimo sfregio: nella storica sede del Pd si venderà mortadella

Simone Di Meo
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 Dal “Mortadella” alla mortadella. C'è qualcosa di poetico (e di orwelliano) nel destino che sembra incombere sul circolo Pd “Galvani” di Bologna, dove un tempo fu iscritto anche Romano Prodi e che ha registrato i primi passi (politici) dell'attuale segretaria, Elly Schlein.

Sommersa dai debiti, la sezione sta per essere venduta alla più importante associazione gastronomica dell'Emilia -Romagna, la Mutua Salsamentari, per farne una sorta di museo degli insaccati. Una beffa, considerato il soprannome (“Mortadella”, appunto) con cui è conosciuto l'ex premier e fondatore dell'Ulivo, che sembra uscita dalla penna satirica del conterraneo Giovannino Guareschi.
Il presidente dell’ente, Davide Simoni, proprietario dell’omonima salumeria, ci conferma direttamente la trattativa: «Sapremo qualcosa la prossima settimana, finora però non abbiamo ancora firmato il preliminare».

 

 

 

Il progetto di riqualificazione della sezione del Partito democratico prevede la creazione di uno spazio di aggregazione culturale. «Il circolo potrebbe diventare la sede della nostra società® con un archivio storico e la raccolta dei ritratti dei presidenti, tra cui il fondatore di Conad, Mario Gombi, e Luciano Sita, gia® presidente Granarolo». Ci sono oltre 120 volumi, contenenti ricette, racconti e aneddoti sulla storia gastronomica di Bologna, che «meritano una sede». Il circolo di Prodi non sarebbe solo il quartier generale del consiglio direttivo, ma un «posto aperto alla città», dove «poter ospitare visite guidate» e «organizzare feste di strada in un quartiere molto vivo e tipico di Bologna». Le intenzioni per l’acquisizione ci sono tutte, pure dal punto di vista simbolico: «Siamo prossimi al 150esimo anniversario dalla fondazione», conclude Simoni.

Nata come «società di mutuo soccorso per offrire sostegno economico ai lavoratori del settore salumi», la Salsamentari affonda le radici nella Compagnia dei Salaroli del 1242. In pratica, negli stessi anni in cui regnava Federico II di Svevia, capo assoluto del Sacro Romano Impero, gli antenati della Salsamentari già trafficavano in carne di maiale e spezie.

 

PROFONDO ROSSO

Il “Galvani” fa parte del primo blocco di 33 sedi (su 95 in tutta la provincia felsinea) che la fondazione Duemila, proprietaria degli immobili ed ereditiera del patrimonio degli ex Ds, ha deciso di vendere per ripianare il maxi buco di bilancio da oltre 4 milioni di euro accumulatosi, negli ultimi anni, per il blocco (non si sa da chi autorizzato) del pagamento degli affitti. Entro fine aprile, dovrà essere conclusa l’alienazione. Una scelta che ha mandato in depressione il popolo dem visto che, da queste parti, la tradizione comunista è più di una religione.

 

 

 

C’è ovviamente anche chi prova a resistere, come i circoli “Murri” e “Colli”, o come il “Giusti Ferrarini” di Borgo Panigale, che forse si salverà. Dalla federazione provinciale del Pd fanno sapere che «si tratta di una decisione comunicata per tempo agli iscritti e ai segretari dei circoli» che sarà utile «anche a creare nuove forme di collaborazione e sinergia tra le sezioni». Insomma, una specie di spending review di partito che, sotto sotto, nasconde anche il desiderio (legittimo) di guadagnare un bel po di «grèna», come si dice da queste parti. «In un quartiere come Reno, ad esempio», ci svela una fonte del Pd, «c’erano addirittura ben nove circoli: una esagerazione».

Bisognerà tagliare e accorpare. Come un Cottarelli qualsiasi. E fare cassa, ovviamente. Come per la Casa del popolo “Casetta rossa”, un intero immobile adibito a sede del Pd che fu costruito nel Ventennio per ospitare gli uffici del Fascio. Oggi vale una montagna di quattrini vista la sua posizione: nel quartiere Santo Stefano, infatti, il prezzo medio degli appartamenti è di gran lunga superiore (oltre 4.500 euro al metro quadrato) a quelli del resto della città (3.650 euro). Un piccolo tesoro che finirà sicuro a qualche ricco imprenditore progressista. Comunisti col Rolex (e pure col loft in centro) che ci fanno ancorala morale con Berlinguer.

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