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Woke, finto-pacifismo e anti-sovranismo: la piazza pro-Ue sarà l'ennesimo corteo anti-Meloni

Michele Serra

Annalisa Terranova
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Invocare una piazza europeista, come ha fatto Michele Serra, ma a che scopo? Per la sinistra sarebbe l’ennesima occasione per manifestare contro Meloni e contro Trump. Non volendo proprio accettare l’idea che l’Europa ha il principale nemico in se stessa. Lo ha detto Draghi, lo ha detto l’americano Vance. Dunque tutti in piazza con la bandiera blu di Bruxelles? Una piazza anti-nazioni più che europeista. Perché il valore nazione alla sinistra è sempre stato sulle scatole. E non parliamo qui della degenerazione dei nazionalismi ma dei fattori identitari che sono alla base della memoria e della cultura di un popolo, dei popoli europei. Per la sinistra, innamorata prima dell’internazionalismo e dopo della sua evoluzione in senso globalista, tutto ciò è un pericolo. E nella loro propaganda opporsi al sovranismo significa nient’altro che opporsi alla nazione come se l’Europa non fosse il risultato delle diverse storie nazionali.

Ma se la parola d’ordine è essere cittadini del mondo, equiparare l’orgoglio nazionale a un sentimento di chiusura verso l’altro, per quale Europa si manifesta? Non certo per quella messa sotto attacco dal wokismo, ritenuta costruzione dei maschi bianchi, etero e guerrafondai. Che poi è l’unica Europa sedimentata nella nostra memoria comune di europei. Se mai sarà convocata, la piazza sognata da Michele Serra per difendere democrazia e laicismo, sarebbe piena di contraddizioni a cominciare dai vessilli.

Sì, perché la bandiera dell’Europa è ispirata alla corona di stelle di Maria e ha il colore blu delle vetrate della cattedrale di Chartres e del manto con cui la Vergine protegge i fedeli. Dunque, la vecchia Europa ci parla attraverso i simboli e va difesa certo, soprattutto culturalmente, da chi si accontenta invece di un’Europa fatta di Erasmus e regolamenti sulla circonferenza delle albicocche. Quest’ultima è un’Europa debole, un’Europa senz’anima, soffocata dal lessico algido degli euroburocrati. Un’Europa per cui non vale la pena di manifestare. E poi: quando mai la sinistra è stata così europeista? Forse desiderano un’Europa dove a parlare per tutti sia Macron, dimenticando che nelle scuole di Francia dall’insegnamento del “fatto religioso” si è passati a quello dello sviluppo sostenibile e dell’uguaglianza di genere. Una Francia che venera la laicità dimenticando il “Cristo delle cattedrali, il dio bianco e virile” esaltato da Drieu la Rochelle. Certamente oggi Donald Trump è il mantello che copre il risveglio a sinistra di un antiamericanismo mai sopito. Se ne ebbe prova anche dopo la catastrofe delle Torri Gemelle. Nell’autunno del 2001 a Roma si fronteggiarono due piazze. Quella dell’Usa day e quella “pacifista” dei no global dove si bruciavano le bandiere a stelle e strisce. E in fondo occorre alla fine decidere se l’America sia simbolo dell’Occidente o dell’anti-Europa. Perché comunque abbiamo a che fare con gli Usa e non sarà possibile seguire il diktat infantile di Elly Schlein: finché c’è Trump noi mai alleati. Diceva Céline: «Tutta quell’America mi perseguitava, mi faceva domande, e mi rifilava brutti presentimenti». Anziché inseguire Trump e le sue provocazioni, soprattutto quelle di pessimo gusto come il video su Gaza, si potrebbe discutere di quale Europa vogliamo, di quale Europa dovrebbe rinascere.

Quando l’Europa era divisa in due e una parte del vecchio Continente era sotto il tallone comunista dell’Urss la sinistra pensava alla classe operaia e se ne fregava altamente dell’europeismo. A fare i cortei nel nome di Jan Palach erano quelli di destra. Oggi, per paradosso, quelli di destra guardano alla Casa Bianca come epicentro di un terremoto culturale che può demolire il progressismo e le sue parole d’ordine. Ma la destra non può dimenticare l’Europa, perché sa che le “radici non gelano”. La sinistra vede nell’Europa il baluardo che può proteggerla da novità che fanno paura. Ma a Bruxelles non c’è lo spirito di un’Europa vivificatrice di cultura e portatrice di energie spirituali. Per ora c’è quella che nei volantini ingenui di un tempo si descriveva come “Europa dei mercanti”. Si mercanteggia anche sulle terre rare infatti e lo fanno sia Trump che Macron, solo che il primo va messo tra i cattivi e il secondo tra i buoni. Quanta ipocrisia.

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