
Luca Zaia, il sondaggio: è il governatore più amato. "Per cosa non ho tempo da perdere", lezione alla sinistra

Luca Zaia è - ancora - il governatore più amato dagli italiani. Lo dice il sondaggio di Affaritaliani che vede tra governatori leghisti – Zaia, Fedriga e Fontana – ai primi tre posti della classifica. Il primato di Zaia è nobilitato da un lusinghiero 67,1% di gradimento.
Governatore, che effetto le fa questa classifica?
«Avendo fatto statistica all’università, mi rendo conto che i sondaggi danno una tendenza, ma restano sempre sondaggi. Però è innegabile che faccia piacere, anche perché io non sono certo un esordiente e di solito il consenso cala nel tempo».
Qual è il segreto di questa longevità?
«Ho sempre creduto fortissimamente in tre cose. La prima è il lavoro di squadra e il nostro lo è. La seconda è il non farsi prendere dal dibattito politico. Un amministratore non ha tempo da perdere. Mi rendo conto che la tentazione può essere forte perché hai una posizione privilegiata nel dibattito, ma io ho sempre cercato di parlare di temi che riguardano la mia regione. L’ultimo aspetto è che sono convinto che i veneti apprezzano la mole di cosa che sono state fatte».
Quali sono i risultati principali da lei ottenuti?
«Potrei fare la lista, a partire dalle Olimpiadi che sono state una mia idea per il Veneto, la pedemontana, la sanità, una stagione di opere imponente, l’Autonomia. Però il vero risultato che portiamo a casa è una reputazione nazionale e internazionale del Veneto che prima non c’era».
Parliamo di Autonomia. Perché fa così paura?
«Come diceva Napolitano, quando gli chiesero un commento su cosa stavo facendo in Veneto (perché l’Autonomia nasce in Veneto), lui rispose che è una vera assunzione di responsabilità. Questa è la base di partenza. È una divisione del benessere, non certo un’equa divisione del malessere, come dice qualcuno».
A che punto è il percorso che porta all’attuazione di questa riforma?
«L’Autonomia è un percorso che come dico nel mio libro (Autonomia, la rivoluzione necessaria) “o la facciamo per scelta o la dovremo fare per necessità”. Vuol dire che questa riforma è un cambio di paradigma in un Paese che ha 3mila miliardi di debito pubblico, dove i bimbi hanno un futuro predestinato in base a dove nascono, dove i cittadini sono costretti a fare le valige per curarsi fuori regione, è un Paese che ha un modello gestionale centralista che ha fallito. Per questo noi dobbiamo fare la scelta della responsabilità dell’Autonomia che è quella di ridurre le catene decisionali e combattere le disuguaglianze».
A livello pratico com’è l'interlocuzione col governo?
«Abbiamo 9 materie non Lep da negoziare col governo. Poi una volta definiti i Lep si parte con le altre 14. In questa fase ragionaniamo su alcune funzioni di Protezione civile».
Parliamo di Olimpiadi. È tranquillo dopo il sabotaggio della pista da bob a Cortina?
«È stata una cosa scandalosa. Pensiamo solo che Cortina celebrerà il 70mo anniversario dalle sue prime Olimpiadi del 1956 ospitando le seconde. È stimato che ci saranno 3 miliardi e mezzo di cittadini nel mondo che ci vedranno. Arriveranno almeno 2 milioni di persone. C’è uno studio di banca Ifis che stima prima, durante e dopo un flusso di risorse pari a 5 miliari e 300 milioni di euro».
I Giochi e la pista hanno generato molte polemiche...
«Partiamo col dire che le Olimpiadi a Cortina sono una mia idea e all’inizio ci ho creduto da solo. Per il resto sono state dette tante bugie. Non tutti sanno che la pista da bob lì esisteva già. Non abbiamo aggredito il versante vergine di una montagna. Lì c’era una discarica che era la vecchia pista e l’abbiamo bonificata. Abbiamo tagliato 865 alberi, ma ne piantiamo 10mila... Ecco la verità».
E poi non ci sono solo le infrastrutture sportive, no?
«Ce ne sono per un miliardo e 800mila euro che, diciamocelo fino in fondo, senza Giochi altrimenti non saremmo mai riusciti a finanziare».
È preoccupato che il Veneto possa risentire dei dazi minacciati da Trump?
«I dazi non fanno bene. Però faccio un ragionamento: l’Italia è l’unico Paese europeo nel G7 che può vantare un buon rapporto con Trump che, piaccia o non piaccia, è il presidente degli Usa. Noi potremmo davvero diventare la porta d’ingresso tra Europa e Usa perché noi non abbiamo fatto campagna contro Trump. E ha fatto bene Giorgia Meloni ad andare a Mar-a-Lago prima che si insediasse. Dopo di che c’è un altro tema: un mercato florido come quello europeo non si trova facilmente. Ci sono 450 miliodi di grandi consumatori. Immaginare che Trump possa massacrarci e avere pure questo mercato a disposizione, mi sembra dura. Mio padre diceva: mai fasciarsi la testa prima di andare in ospedale...».
Trump farà finire la guerra in Ucraina?
«Su questo si giocherà gran parte della sua credibilità politica. Intanto sta facendo quello che non ha fatto Biden: parlare di pace. Poi, al netto di tutte le considerazioni, è chiatro che la guerra prima finisce e meglio è per tutti».
Ci sono due temi sui quali il Veneto sta facendo da apripista. Il primo è quello del contenimento delle liste d’attesa. Come sta risolvendo?
«Il problema principale è la mancanza di medici a causa di una programmazione sbagliata fatta dai governi centrali. Abbiamo creato una cabina di regia e introdotto anche l’intelligenza artificiale nella gestione e siamo passati da 500mila persone in attesa subito dopo il Covid a quasi 100mila a giugno 2023 a 10mila oggi. Grazie al grande lavoro dei nostri camici bianchi».
L’altro tema è quello del fine vita. Lei si è schierato apertamente a favore.
«È una questione di civiltà. Trovo deplorevole questa guerra tra guelfi e ghibellini. È giusto che ognumo abbia la propria idea, ma ci deve essere rispetto per le idee di tutti. Poi se tu sei contro, io ti rispetto, ma per coerenza dovresti prendere atto che il fine vita in Italia esiste dal 2019 e quindi, per coerenza dovresti fare una battaglia affinché approvino una legge per cancellarlo. Non dai la colpa alle regioni, che si muovono solo per un fatto di regolamentazione rispetto alle sentenze della Corte Costituzionale».
Qualcuno sostiene che sia solo un problema di cure palliative. Che ne pensa?
«Non è così. In Veneto abbiamo avuto sette casi: quattro sono stati rigettati dai comitati etici, tre sono stati accettati, ma tutti hanno rifiutato le cure palliative. E non è tutto. L’ipocrisia è che dal 2017 l’Italia ha il testamento biologico. Quindi un cittadino può decidere, ad esempio, di non essere aiutato a vivere attraverso le macchine. E questo che cos’è? Salvini ha fatto bene a lasciare libertà di coscienza sui temi etici».
Dai blog

Killers of the Flower Moon, una storia di petrolio (e di scoperte)
