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Che tristezza il comico che augura l'ictus a Salvini
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Scusa, se ti auguro un ictus. All’incrocio pericoloso tra propaganda e satira si sono schiantati il comico veneto -albanese Xhuliano Dule e il conduttore romano -nazareno Diego Bianchi, Zoro in arte, forse perché a Trastevere gli hanno mangiato una “erre”, Zero in fair-play, se ti capita di non pensarla come lui. Ne sa qualcosa il vicepremier leghista Matteo Salvini. Da quando ha scoperto che Giorgia Meloni ha un buon rapporto con il leader di Tirana, Edi Rama, e che sta tentando di trasferire dall’altra sponda dell’Adriatico gli immigrati clandestini in attesa di rimpatrio, il tuttofare di Propaganda Live ha arruolato nella sua squadra Dule, attore specializzato in monologhi che tentano di far ridere, mestiere difficilissimo.
Il comico però ha un compito facilitato: l’ilarità del pubblico infatti è garantita, basta che lui spari a zero contro il governo e qualche suo esponente, che è la regola principale dell’ingaggio. Ironizzare poi sulla sua provenienza gli consente di dare del razzista a chi vuole, e nel contempo di fare battute razziste, senza mai pagare dazio È quanto accaduto l’altra sera alla trasmissione di La7. Il riccioluto Xhuliano è partito subito duro: «Ho letto il libro di J. D. Vance, Elegia Americana, quando ero un piccolo studente albanese all’università Bocconi di Milano. Albanese e Bocconi, so che sono due parole in grado di far venire un ictus a Salvini; o almeno spero».
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Freddura raggelante ma la platea, anziché essere subito avvolta dall’imbarazzo, è scoppiata in un lungo, entusiasta applauso. Non ci sarebbe neanche troppo da stupirsi. Dai vecchi leader democristiani a Silvio Berlusconi, fino ai manichini di Giorgia Meloni portati nei cortei a testa in giù, augurare il trapasso al rivale è spesso uno dei modi della sinistra extraparlamentare per fare politica. In altri tempi, qualcuno passò anche drammaticamente ai fatti. Zoro è sonnolento, ha uno stile di conduzione rilassato, dove tutto è studiato a puntino ma deve sembrare casuale; è un finto indolente, che ai maliziosi può sembrare anche mezzo addormentato. Pensavamo fosse un registro artistico, una posa, invece c’è del vero.
La reazione infatti ha avuto i tempi di una tartaruga ed è passata come se fosse buttata lì a caso, un incidente di percorso. «Siamo in diretta, si improvvisa molto. Ogni tanto entra qualche battuta infelice, come accaduto poco fa su questo palco. Succede, chiediamo scusa a Salvini, abbiamo l’ossatura per farlo, siamo qui anche per questo...», è ripartito il conduttore dopo un blocco pubblicitario, venti minuti dopo l’incidente, quando sui social già era partita la critica alla battutaccia di Dule, che comunque ha potuto continuare il monologo tra gli applausi. Dicono da dietro le quinte che le scuse non siano state del tutto spontanee, e per questo quindi tardive, ma che sia stato consigliato dall’alto di correre ai ripari.
D’altronde, gli insulti a Salvini sono una delle specialità di Propaganda. Qualche settimana fa Zoro in persona aveva dato del “deficiente” in diretta al vicepremier, commentandone la frase (“non ci mancherà”) sull’uccisione da parte di un poliziotto alla stazione di Verona di un extracomunitario che gli si era scaraventato addosso armato. Vale la pena in ogni caso far notare che se, anziché il leader leghista, il bersaglio della cosiddetta satira fosse stato un esponente del centrosinistra, magari addirittura una donna, e forse anche si il comico fosse stato un veneto non di prima generazione, l’incidente sarebbe diventato un caso nazionale, con interrogazioni parlamentari e richieste di sospensione del format e di dimissioni dell’artista. In questo caso invece si cerca di chiudere l’episodio il più rapidamente e con i minori danni possibili.
Quanto a Salvini, ha reagito da signore: «Non mi arrabbio neanche, provo solo pena è tristezza. La satira è cosa ben diversa dall’augurare la morte a qualcuno». Il vicepremier ormai è abituato a essere tirato in ballo dagli artisti progressisti per fare da bersaglio alla frustrazione dell’opposizione e dei suoi elettori. Essere stato a processo con l’accusa di sequestro di persona, con richiesta di sei annidi carcere, per un fatto che non sussiste deve averlo vaccinato a tutto. A non averla mandata giù è invece la Lega, che punta il dito contro tutta la rete.
«Gli auguri di morte in diretta a Salvini su La7 sono la conseguenza di una linea editoriale dove l’insulto, la falsità e l’odio sono ormai normali. Si parte dai finti retroscena dove il vicepremier è dipinto nel peggiore dei modi, per poi passare agli editorialisti al veleno (citati nome per nome), fino alla furia delle trasmissioni che linciano quotidianamente il partito», scrive in una nota la senatrice Elena Murelli, chiedendo all’editore di «richiamare all’ordine i suoi odiatori». Quale sarà il prossimo passo dopo “che ti venga un ictus?”. Saremmo grati a satiri, politici, presentatori tv e pensatori vari se non ce lo facessero mai sapere.
"Abbiamo l'ossatura per farlo": dopo gli insulti a Salvini, interviene Zoro in diretta | Video
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