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L'imbarazzato silenzio sulla tragedia dei Bibas e la coscienza sporca di chi tifa per Hamas
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Hamas delenda est. Non ci sono più dubbi né alternative possibili. Ogni volta che crediamo di aver visto ormai il peggio del peggio, ogni volta che pensiamo di aver letteralmente raggiunto l’abisso, i terroristi islamici ci fanno vedere ancora di più, e scavano ancora più a fondo in una infinita discesa nell’orrore e nella disumanità.
Ieri mattina Libero vi ha raccontato quello che sembrava l’estremo sfregio: quattro salme usate come oggetti di uno spettacolino lugubre, coinvolgendo una madre, i suoi due figlioletti, e- cosa non meno significativa - anche il corpo inanimato di un vecchio giornalista noto per essere filopalestinese e attivista per la pace.
Ma non bastava ancora. L’ultimo orrore si è rivelato essere il penultimo. Perché il corpo che doveva essere quello della mamma dei due bimbi (la povera Shiri Bibas) era in realtà il cadavere di un’altra persona, una donna di Gaza a caso. Una salma vale l’altra: buttata a casaccio dentro una bara come un’ulteriore forma di inganno e di sfregio.
Per tutta risposta, Hamas ha parlato di un mero «errore», ha chiesto la restituzione della salma e ha dichiarato di respingere le «minacce di Netanyahu come parte dei suoi tentativi di migliorare la propria immagine».
L’ORRORE
E non basta ancora: perfino dentro le bare dei piccoli Bibas è stato trovato materiale propagandistico di Hamas. Avete capito bene: alle belve non è bastato uccidere dei bimbi e usarli come merce di scambio. Occorreva alzare ancora l’asticella dell’indecenza e trasformare delle bare in altrettante cassette della posta per recapitare propaganda. Mercanti di morte e postini dell’orrore.
Tra l’altro, nella scenografia, anzi nella sceneggiata dell’altro giorno, Hamas aveva collocato accanto alle bare alcuni detriti di bombe israeliane, alludendo dunque agli attacchi aerei dell’esercito di Gerusalemme come responsabili della morte delle povere salme. Ma a quanto pare, secondo fonti israeliane, l’esame autoptico avrebbe mostrato tutt’altro: i due piccoli Bibas sarebbero stati brutalmente uccisi dai loro sequestratori a mani nude circa un mese dopo il rapimento. Avete letto bene: i terroristi non avrebbero nemmeno sparato ai bimbi, ma li avrebbero assassinati con le loro mani.
Addolora - ma non stupisce - il silenzio di troppi, tra politici e intellettuali, davanti a questi orrendi sviluppi. Erano stati velocissimi a sfilare per Gaza e a urlare contro Netanyahu e il governo israeliano. Ma dall’altro ieri si è fatto un gran silenzio: l’imbarazzo e la cattiva coscienza rendono afoni moltissimi tra parlamentari, commentatori e attivisti. C’è da scommettere che ritroveranno la voce quando Netanyahu e Trump, una volta completato il recupero degli ultimi ostaggi (vivi o morti), inevitabilmente decideranno di chiudere i conti con Hamas.
VA DISTRUTTA
Notoriamente Catone concludeva ogni discorso in Senato con la formula «Carthago delenda est». Magari il suo sermone, in un certo giorno, poteva vertere su un altro argomento, ma la formula conclusiva era invariabilmente la stessa: distruggere Cartagine, in nome dell’impossibilità di venire a patti con quel nemico. Oggi qualunque persona intellettualmente onesta, ovunque collocata politicamente e culturalmente, dovrebbe dire allo stesso modo: «Hamas delenda est». E dovrebbero scandirlo, in primo luogo, i fautori della ipotetica soluzione “due popoli, due stati”: di tutta evidenza, infatti, fino a quando una delle due entità statuali sarà sotto l’ipoteca di un gruppo terrorista, nessuna convivenza pacifica sarà possibile. Dunque, Hamas va distrutta. È questa la precondizione per raggiungere il difficile quanto desiderabile obiettivo chiamato “pace”.
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