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Ilaria Salis, lo sfregio a "Libero" nel suo libro: ecco come ci attacca

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Alessandro Gonzato
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Un po’ Silvio Pellico, una spruzzata di Johann Wolfgang von Goethe e una punta di Charles Dickens, anche se Ilaria Salis non è Oliver Twist. Siori e siore, occupanti più o meno abusivi, popolo del tu casa es mi casa, è uscito “Vipera”, che non avvelena ma picchia forte perché “vipera” – lo spiega Sant’Ilaria patrona delle dimore altrui – in ungherese significa “bastone telescopico”, quello che secondo lei la polizia di Budapest le ha infilato nel marsupio per poi accusarla di aver partecipato al pestaggio anti -nazista con la Hammerbande, la banda del martello, persone con la passione di frantumare le ossa ai rivali politici. Nel frattempo la Salis ha ottenuto l’immunità parlamentare e quindi chissà se sapremo mai la verità. “Vipera” è il libro edito da Feltrinelli e scritto dalla creatura di Bonelli e Fratoianni.

Porta la firma anche dell’assistente parlamentare Ivan Bonnin che Ilaria ha assunto a Bruxelles a inizio settembre. Uno degli altri collaboratori, tale Tombolini Mattia, tempo fa sbraitava eccitato di fronte a un fantoccio di Giorgia Meloni che andava a fuoco: «Brucia, stronza, brucia!». “Vipera” narra della carcerazione in Ungheria, e del perché, racconta l’eurodeputata di Avs, «sono andata a Budapest». Ecco il motivo: «Sarebbe strano, e anche parecchio triste, se i compagni, se gli antifascisti se ne restassero a casa propria, come se la lotta al neofascismo, non meno che quella contro il capitalismo, non fosse una questione che ci riguarda oltre i confini del nostri orticello. Da antifascista militante», spiega la Salis, «credo che occorra agire sempre, ovunque possiamo e riusciamo. In solidarietà e in supporto nei confronti di chi sta là dove c’è il problema».

 

Ilaria parla delle sue prigioni ma anche delle pigioni, e lo fa per attaccare questo giornale. «Appena prima dello scoccare del silenzio elettorale Libero tira fuori la “notizia” secondo cui esisterebbe a mio carico un debito di ben 90mila euro nei confronti di Aler, l’istituto lombardo che gestisce l’edilizia popolare, per l’occupazione di una casa popolare a Milano. La pretestuosità e la meschinità di questo attacco a orologeria», sentenzia la Salis, «sono lampanti». Va avanti: «L’intera accusa si basa sul fatto che nel lontano 2008, quando avevo 23 anni, fui identificata una volta all’interno di quell’appartamento...».

Il colpo di genio però arriva a pagina 209: «Nei giorni seguenti sempre Libero mette a segno un’altra scoperta sensazionale: i miei genitori sono proprietari di casa, proprio come quasi i tre quarti delle famiglie italiane». Invero la notizia non era quella – qualcuno non si affanni a spiegarlo a Sant’Ilaria – ma che con tante proprietà di famiglia a disposizione (una casa di 9 stanze in Sardegna, altri 8 vani vicino a Cagliari, 160 metri quadrati a Monza e un’altra proprietà in Toscana) fosse presa dalla smania di occupare quelle altrui. Il Salis pensiero è illuminante: «Insinuano (a Libero, ndr) che a quasi quarant’anni se non ho un salario adeguato al costo della vita milanese devo abitare con i genitori e non avrei alcun diritto a vivere in uno spazio mio».

Ora, a parte che con tante case nella disponibilità e solo due genitori (di più non se ne possono avere) avrebbe potuto vivere anche da sola in una di quelle abitazioni, il ragionamento è degno di nota: tutti quelli che non possono permettersi di vivere a Milano sono autorizzati a invadere gli edifici altrui? Le famiglie che attendono il loro turno in graduatoria sono più fesse? È obbligatorio vivere nel centro di Milano? Peraltro Salis un lavoro l’aveva, insegnante part-time (ha dichiarato 35mila euro in tre anni), e dunque avrebbe potuto arrotondare facendo dell’altro come milioni di persone. Inoltre è lei stessa a scrivere che prima di partire per l’Ungheria non aveva particolari problemi: «Finalmente, dopo annidi precariato e lavoretti malpagati, sono riuscita a trovare una professione che mi appassiona davvero. Proprio ora sto spiegando Petrarca...».

È struggente rinunciare alla movida milanese. I dolori della giovane Ilaria. Tiriamoci su con Angelo Bonelli (pagina 195) che va a trovarla in Ungheria carico d’olio d’oliva e parmigiano. Bonelli e Fratoianni hanno lanciato nel firmamento degli onorevoli anche Aboubakar Soumahoro. Il Fratoianni capo di Sinistra Italiana era andato in adorazione poco prima, il 14 maggio. «Nicola è molto affabile e mi racconta il suo percorso politico. Poi mi spiega anche qualcosa del lavoro parlamentare che dovrei svolgere nel caso in cui venissi eletta. Io, sinceramente, non ho la minima idea di come funzionino i lavori di un europarlamentare (maddai!), quindi quello che mi illustra è prezioso: riesco a figurarmi, almeno in parte, quello che – si spera – mi attende. Parliamo anche di come sta andando la campagna elettorale e mi racconta dei prossimi appuntamenti e delle iniziative in programma. Vederlo ottimista mi conforta».

Di lì a poco la Salis guadagnerà 15mila euro al mese ma, va detto, dovrà affrontare le graffianti interviste di Fabio Fazio. Dimenticavamo: non poteva permettersi la vita milanese, la povera Ilaria, ed è la stessa che ha «sempre girato l’Europa... Manifestazioni, mobilitazioni, cortei nelle principali città europee...». Dormiva per strada? Andava all’estero a piedi? Mangiava dai frati? Chissà. E però «scegliere di non rimanere a casa è assolutamente normale nel percorso di una militante politica che si riconosce in un movimento transnazionale composto da migliaia di compagni e compagne provenienti da ogni dove. Le trasferte... ah, che bella storia le trasferte!». Interessante pure la parte in cui Salis afferma che «nella stragrande maggioranza dei casi sei condannato alla condizione che ti è stata assegnata alla nascita, e più si scende nella piramide sociale, più la differenza tra una casta e una classe si assottiglia. Così», udite udite, «in assenza di opportunità il sottoproletariato è inevitabilmente spinto a delinquere. Rubacchiano, fanno piccolo truffe...».

Tragicomico il passaggio in cui Ilaria spiega che una sua compagna di cella l’aveva illusa dicendole «è caduto il governo Meloni». Ilaria aggiunge: «Solo qualche settimana dopo scoprirò che Chiara doveva aver interpretato male qualche tensione in parlamento». Può capitare. «Nel frattempo alcuni mezzi d’informazione, più simili a fomentatori d’odio professionali che a testate giornalistiche, non perdono occasione per gettare benzina sul fuoco...». In tutto questo papà Salis, il signor Roberto, da liberale tutto d’un pezzo che piuttosto di votare Fratoianni emigrava, ha preso la tessera di “amico dell’Anpi”. Il compagno R.

 

 

 

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