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FdI contro Ruotolo e Casarini: "Siete disperati"
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L’Internazionale del piagnisteo di sinistra si è riunita ieri a Strasburgo per una conferenza stampa che, a raccontarla, ha del surreale. Erano tutti in fila, uno a fianco all’altro. Citiamo in ordine sparso, Sandro Ruotolo, Luca Casarini, Mimmo Lucano, Nicola Zingaretti, Ilaria Salis, Benedetta Scuderi, Gaetano Pedullà, Pasquale Tridico e collegata c’era pure Elly Schlein. Che ci facevano a Strasburgo? Hanno convocato una conferenza stampa per dare solidarietà a Luca Casarini e al direttore di Fanpage Francesco Cancellato, i due italiani che sarebbero stati spiati dallo spyware israeliano graphite. E anche per annunciare la richiesta fatta alla presidente dell’europarlamento Roberta Metsola di istituire una commissione d’inchiesta su questa faccenda.
In realtà l’happening, fin dai primi interventi, si è trasformato nell’ennesima occasione per attaccare ad alzo zero il premier Giorgia Meloni e il governo di centrodestra. Il primo a suonare la grancassa è stato Sandro Ruotolo, eletto all’europarlamento con il Pd, che parte subito forte: «Questo è uno dei momenti più gravi del complesso attacco allo stato di diritto in Europa. Meloni ha provato a dire che non c’entra nulla in questa storia, ma il suo governo centra eccome, perché certamente il contratto con la società israeliana è transitato attraverso il governo».
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Cancellato rincara la dose: «Invece di risposte, da parte del governo tanto silenzio, anzi addirittura un attacco da un responsabile del partito di governo, Fratelli d’Italia. Mai mi sarei aspettato che un direttore di giornale italiano potesse essere spiato da uno spyware straniero. Non so chi sia entrato nel mio telefono, per quanto tempo e perché l’ha fatto, ma la mia sensazione è che non sono entrati per fare dossier su di me, ma per trovare anticipazioni su quanto stavamo facendo. Ora da giornalista voglio fare chiarezza su cosa sia davvero successo».
L’apoteosi la tocca Luca Casarini, assurto alla notorietà con gli scontri al G8 di Genova, ora impegnato con la sua Ong Mediterranea Saving Humans. L’attivista evoca il puzzo «di regime», perché «quando si spia chi da fastidio è il regime che lo fa. Chiediamo al presidente del parlamento europeo che faccia attenzione a cosa accade in Italia e in Ungheria». Poi attacca il vicepremier Matteo Salvini: «Lui è impegnato a difendere i confini... anche noi difendiamo i confini, sì della democrazia». E ancora: «Dobbiamo tornare a difendere la democrazia: noi non abbiamo niente da nascondere. Siamo in presenza di un’azione di cyberwar contro alcune persone testimoni di gravi crimini in Libia - Casarini si riferisce al profugo libico presente in conferenza stampa -, di chi va a soccorrere persone in mare o ha materiale su chi agisce in Libia e su cosa accade in Libia».
Poi, in ordine sparso, Tridico parla di «internazionale destroide fascista che si sta avvicinando all’Italia»; Mimmo Lucano evoca «il ripopolamento dei borghi della Calabria con i migranti, unica salvezza allo spopolamento»; Zingaretti attacca i Patrioti «che a Madrid hanno usato a sproposito la parola libertà...»; la Scuderi parla di «sgretolamento della democrazia» e la Schlein ripropone la sua hit di inizio anno: «Meloni non scappi...». La replica del centrodestra non si fa attendere. Nicola Procaccini, presidente del gruppo Ecr di cui fa parte Fratelli d’Italia parla apertamente di «accuse strampalate che si fatica a commentare. È il disperato tentativo di attaccare il governo Meloni da parte di chi ha un pregiudizio sull’attuale governo, ma la verità è che nessuno conosce con esattezza ciò di cui stiamo parlando».
Carlo Fidanza, capo delegazione di Fdi al parlamento europeo rincara la dose: «È grave che si lancino accuse contro il governo senza avere alcuna prova. Sento qualcuno dire che vanno uniti i punti. Ma quando si fa il giornalista bisognerebbe avere degli elementi a suffragio della propria tesi. Evidentemente - prosegue Fidanza riferendosi a Cancellato - bisognerebbe fare questo mestiere in maniera diversa. Sul piano deontologico, con Cancellato, abbiamo già avuto diverse occasioni di non essere d’accordo».
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