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Cpi, il Pd sta con i mullah: ecco chi ha firmato insieme a Schlein e compagni
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Un crimine di lesa maestà. Ecco come valutano i partiti dell’opposizione la decisione italiana di non sottoscrivere la dichiarazione che 79 Paesi aderenti alla Corte penale internazionale hanno siglato per protestare contro la decisione degli Stati Uniti di varare un pacchetto di sanzioni contro il tribunale dell’Aia, colpevole per Donald Trump - di «aver intrapreso azioni illegali e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato Israele».
Lesa maestà, dunque. «Con chi sta l’Italia? Con l’Europa o con Donald Trump? Dalla parte dei torturati o dei torturatori?», si chiede in modo enfatico l’europarlamentare del Pd Sandro Ruotolo. Analoga enfasi la mette, nella sua dichiarazione, Angelo Bonelli di Avs: «Il governo Meloni si piega alla volontà di Trump, isolando l’Italia dai suoi alleati storici». E che dire di Riccardo Magi, segretario di +Europa, che sostiene: «È gravissimo che l’Italia partecipi attivamente alla delegittimazione della Corte. Il governo sta perdendo la testa». Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, torna sulla questione proprio al congresso di +Europa: «Penso sia una vergogna che l’Italia abbia deciso di non firmare in difesa della Cpi». Segue nuova richiesta di vedere Meloni in aula sia sul “caso Almasri”/Cpi, sia sul caso spionaggio/Paragon.
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PAGINE OSCURE
Come se schierarsi con gli Stati Uniti, un «alleato» che più «storico» non si può, fosse improvvisamente diventato un peccato da scontare. Non è questa l’unica incongruenza della carrellata di dichiarazioni che anche ieri sono proseguite sulla Cpi. Detto che gli Stati Uniti - insieme (tra gli altri) a Israele, Russia, Cina, India, Turchia e Iran - non hanno mai aderito alla Corte anche sotto i presidenti democratici tanto amati a sinistra (lo statuto fondativo di Roma è del 17 luglio 1998 e da allora sono passati per la Casa Bianca pure Bill Clinton, Barack Obama e Joe Biden), qualcosa non torna in queste affermazioni. Bonelli ricorda al governo che «79 Paesi che aderiscono all’Onu, tra loro quasi tutti i Paesi che aderiscono all’Unione europea», hanno firmato la dichiarazione.
Vale la pena ricordare, però, che tra i firmatari c’è ad esempio l’Afghanistan, che dopo la presa di Kabul da parte dei talebani (nel 2021, presidenza democratica di Biden) è diventata a tutti gli effetti una repubblica islamica: cosa è più opportuno per l’Italia, stare con Washington o con i mullah? Ed è più significativo fare idealmente compagnia a Israele, che ripudia la Corte, o stare nello stesso documento firmato dall’Autorità nazionale palestinese, dove non si tengono elezioni presidenziali dal 2005 ed elezioni legislative dal 2006?
La Cpi ha nel suo dossier pagine non certo edificanti, come ieri ha ricordato Matteo Salvini nella dichiarazione con la quale si dichiara favorevole all’allontanamento dell’Italia da «organismi internazionali» come Oms e Cpi. «È ora di mettere in discussione realtà come la Corte penale internazionale, che mettono sullo stesso piano i terroristi di Hamas e un premier democraticamente eletto come Bibi Netanyhau». Il riferimento è all’ordine di cattura spiccato a novembre dello scorso anno nei confronti del capo del governo israeliano, e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, che non a caso ha provocato la reazione furibonda di Trump e dello stesso Netanyhau, che ha bollato la corte dell’Aia come «corrotta antiamericana e antisemita».
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FIRME IMBARAZZANTI
E c’è un altro elemento che dovrebbe far riflettere chi da oltre 24 ore sta gridando al «rischio d’impunità per i crimini di guerra e contro l’umanità» (ancora Ruotolo) e alla «deriva» di un Paese «complice di chi calpesta i principi fondamentali della giustizia internazionale» (Bonelli). Ovvero il fatto che tra chi critica la decisione di Trump di varare un ordine esecutivo con le sanzioni alla Cpi c’è anche l’Iran, il cui leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ieri ha incontrato a Teheran i vertici di Hamas. Su X, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha affermato che «sanzionare la Cpi per aver indagato sui crimini efferati di Israele segna un nuovo minimo negli annali della complicità e della collusione degli Usa con un regime di apartheid occupante».
L’attacco alla Corte, secondo gli ayatollah, «è un abuso di potere eclatante». Da qui l’appello alla comunità internazionale a «reagire di conseguenza» (pare di capire che a Teheran non dispiacciano le 79 sottoscrizioni in calce al documento anti-Trump).
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