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Schlein e compagni fermi al collettivo studentesco: sono la polizza assicurativa della Meloni
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Nel romanzo di Francis Scott Fitzgerald e poi nel film di David Fincher, il protagonista Benjamin Button nasce vecchio e muore giovane: tecnicamente si potrebbe dire che “rinfanciullisce”. Non sappiamo se sia anche il caso dell’opposizione italiana di centrosinistra, popolata da un curioso mix di eterni bambinoni, più qualche soggetto appunto rinfanciullito, e – ecco la più recente new entry – una segretaria del Pd rimasta ferma allo schema e al linguaggio propri di un’assemblea studentesca, quelle che si tengono durante le occupazioni dei licei.
Non uno dei protagonisti della coalizione (che peraltro non c’è) ha trasmesso di sé un’immagine minimamente “adulta”, nel senso che nessuno si è preoccupato di porsi – pur dall’opposizione – in veste di effettivo governante del passato o di potenziale uomo di governo del futuro.
E allora? E allora ecco l’invettiva morale priva di senso politico (tutti), la lagna sulla Meloni assente (tutti, ma soprattutto Schlein), i cartelli bambineschi con il disegnino dei coniglietti (Pd), l’imbarazzante e puerile giochino di parole sulla “Presidente del coniglio” (sempre Schlein, addirittura rubando la battuta a un tweet di Alessandro Orsini, e abbiamo detto tutto...), le interruzioni a vanvera (Bonelli), la speculazione dialettica sui bambini (Fratoianni).
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ATTIVISTI
Che cosa ha visto ieri – dalla tv – un cittadino, un telespettatore, un osservatore non militante? Ha visto un gruppo di attivisti desiderosi più che altro di far caciara, di strillare, di agitare la cerchia più ristretta (e già convinta) dei propri sostenitori, senza nessuna possibilità – e nemmeno l’ambizione – di allargare un po’ il perimetro del consenso, di rivolgersi ad altri spezzoni della società italiana, di convincere, di persuadere.
Dal punto di vista di Giorgia Meloni, parliamoci chiaro, un’opposizione così è un’autentica polizza di assicurazione. Il solo fatto che si siano presentati con i discorsetti già scritti, con i compitini già prestampati, testimonia il fatto che non c’era in loro alcun sincero interesse a ragionare sulle relazioni dei ministri Nordio e Piantedosi.
L’essenziale era trasmettere in diretta tv il proprio comizietto. E magari – nel caso del Pd – alzare la voce per coprire l’imbarazzante rumore di fondo del caso del tesoriere campano del partito, pizzicato in una brutta storia collegata proprio al tema dell’immigrazione.
FAIDA INTERNA Discorso in parte diverso per l’intervento di Giuseppe Conte, pomposo e retorico come al solito, ma di particolare e studiata durezza. Verso Meloni? In apparenza, sì. E però il vero bersaglio era ancora una volta la povera Elly, che pure sorrideva e applaudiva, forse non avendo ben compreso la tattica del pentastellato. Al quale interessa – ogni singolo giorno – mostrarsi più duro del Pd, più onesto dei dem, più pacifista della Schlein, sempre un gradino sopra e un tono più in alto di lei in base ai parametri dello stesso elettorato di riferimento. Da mesi, com’è noto, è stata Schlein a drenare voto pentastellato, e quindi ora Conte gioca più che altro in difesa: ma è una difesa non priva di qualche insidioso contropiede, nel senso che i Cinquestelle – per questa via – non concederanno a Schlein né la coalizione, né la candidatura alla premiership, né tantomeno la legittimazione a parlare a nome di tutte le forze alternative alla sinistra. $ questo che – nella sua mancanza di senso politico – continua a sfuggire a Elly.
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Di non ordinaria durezza, al Senato, è stato poi l’intervento di Matteo Renzi, che in numerosi passaggi è stato pronunciato – potremmo dire: urlato – diversi toni sopra il necessario («Giorgia Meloni ha perso la faccia, l’onore, la dignità; non può più parlare di sicurezza e immigrazione; è vile»).
In questo caso però l’obiettivo non era scavalcare Schlein (come per Conte), ma farsi accogliere a sinistra mostrandosi ancora più zelante degli altri nella pratica dell’insulto verso Palazzo Chigi. La parabola dei riformisti si conclude tristemente così: inseguendo e quasi mimando i massimalisti, anziché distanziarsene. L’ultima annotazione ha infine un carattere altamente rivelatore.
Il boato più belluino delle opposizioni, alla Camera, si è registrato per protestare contro l’intenzione manifestata dal ministro Nordio, a nome della maggioranza, di accelerare il percorso della riforma della giustizia. $ dunque quello il nervo scoperto della sinistra. Una ragione di più per condurre in porto la nave della separazione delle carriere.
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