Alessandra Todde, l'ultima piroetta: "La mia decadenza? Totale assenza di motivazione"
"Sottolineo la totale assenza di motivazione per la richiesta della mia decadenza": la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, lo ha detto in consiglio regionale, dove ha riferito sulla vicenda della richiesta di decadenza avanzata dai giudici del collegio elettorale della corte d'appello di Cagliari per presunte irregolarità nelle spese elettorali. "Le fattispecie di decadenza per ineleggibilità di un consigliere eletto, sopravvenute ai sensi dell'articolo commi 7,8,9, oltre che essere tassative, sono anche insussistenti nel mio caso per espressa pronuncia del collegio all'interno dell'ordinanza", ha proseguito la governatrice.
"Le fattispecie sono solo due - ha spiegato ancora Todde - la prima è il superamento dei limiti di spesa elettorale, che non si applica ai presidenti di Regione e non mi è stata contestata; la seconda è che il notificato non presenti alcuna dichiarazione entro 15 giorni dalla diffida, ma tale dichiarazione è stata presentata, come certifica il collegio stesso. Il collegio non motiva in alcun modo la procedura di decadenza. La legge 515 non si applica ai presidenti di Regione, per i quali esiste un vuoto normativo. L'organo amministrativo ha agito sulla base di una normativa che non si dovrebbe applicare, perché è una disciplina che si applica ai consiglieri eletti e non ai presidenti di regione eletti che sono consiglieri di diritto".
La presidente, quindi, ha parlato di "un attacco senza precedenti alla mia persona e al mio ruolo istituzionale". E ancora: "Articoli di stampa locale e nazionale che mi dichiaravano decaduta mettendo in discussione atti della mia Giunta e le attività del Consiglio regionale, senza minimamente sottolineare che il provvedimento è definitivo a seguito di un pronunciamento di questo Consiglio che non è un passacarte di un organo statale". Todde, poi, ha attaccato anche il centrodestra per le reazioni avute sulla sua situazione: "In queste settimane, abbiamo assistito poi alla sfilata di chi, per becero interesse politico, ha voluto iniziare la campagna elettorale, spacciando per atto definitivo un atto che definitivo non è, tanto che sia i giudici che il Consiglio si devono ancora pronunciare".