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Almasri, Nicola Latorre dà una lezione al Pd: "Nessuna schifezza, perché il governo ha fatto la scelta giusta"

Nicola Latorre
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Anche Nicola Latorre sta col governo sul caso Almasri. L’ex senatore, per quattro legislature in quota al Partito Democratico, è stato il braccio destro di D’Alema e Minniti e si è occupato di difesa e sicurezza internazionale. Latorre, intervistato da Il Tempo ha dichiarato: “Noi avremmo fatto la stessa cosa. Ma non si parli di schifezze. Non so a quali si riferisse il direttore Vespa. Se ci si rivolge a Marco Minniti o al sottoscritto, certamente non abbiamo fatto schifezze. Abbiamo svolto in maniera doverosa il ruolo che ciascuno di noi aveva, in particolare l’allora ministro Minniti. In particolare mi risulta che lui da ministro abbia condiviso sempre tutte le iniziative con informative puntuali e tempestive al Copasir”.

Latorre giustifica la ragion di Stato: “Nel caso Almasri le autorità di governo e di sicurezza del paese hanno valutato, per ragioni di Stato, l’opportunità di riportare il libico in Libia. Basta consultare gli archivi di storia del nostro paese per ritrovare nei governi della Prima Repubblica, nei governi del centrosinistra e in quelli di ogni altro colore, le iniziative che nei diversi casi hanno fatto valere lo stesso prinicipio. Quanto al segreto di Stato, non è questo il momento. Se e quando verranno chiesti i documenti sul caso, il governo valuterà e potrà opporre il segreto di Stato. Ogni cosa a suo tempo".

 

 


Quanto all’opportunità di rimpatriare Almasri, Latorre afferma: “Penso che l’iniziativa di rimpatriarlo fosse quella giusta. Vedo che si discute sul mezzo di trasporto utilizzato. È un dettaglio. Si sarebbe dovuto dire da subito che quella di Almasri è una questione di sicurezza nazionale. E chiudere così il discorso, rivendicando con forza la decisione degli organismi competenti di rimpatriare il libico”. Sui rapporti economici Italia-Libia, infine, Latorre non ha dubbi: “C’è chi addebita anche questa vicenda agli accordi a suo tempo sottoscritti tra Italia e Libia. Penso l’esatto opposto: quell’accordo fu prezioso. Consentiva l’uscita dei gruppi criminali dalla gestione dei flussi di migranti e nella partecipazione attiva nello sviluppo socioeconomico libico. Andrebbe ripresa e rilanciata quella strategia”.

 

 

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