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Germania, non passa la stretta sui migranti: così gli elettori (traditi ancora) si faranno sentire alle urne

Daniele Capezzone
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A tre settimane dalle elezioni, la Germania è nel caos. Il Bundestag ha respinto la proposta del giro di vite, richiesto dalla maggioranza della popolazione, sulle norme per l’arrivo dei migranti. Ogni volta lo stesso clamoroso errore e la medesima coazione a ripetere, a sinistra e non solo: puntare la telecamera sui politici, sui partiti, sui leader, anziché sugli elettori, le loro attese, le loro ragioni e le loro paure. Negli Usa è andata così: Trump parlava agli americani (di immigrazione e inflazione), mentre gli avversari ossessivamente – si occupavano solo di Trump. E il risultato si è visto: lui connesso con la common people e dunque vincente, gli altri sconnessi e dunque fuori partita. Mutatis mutandis, in Germania sta risuccedendo qualcosa di analogo: AfD si rivolge ai tedeschi e parla dei loro problemi, a partire dall’immigrazione fuori controllo, mentre gli altri si occupano di AfD per demonizzarla. Il risultato è già scritto: nel senso che i sondaggi che danno la formazione guidata da Alice Weidel al 22-23% paiono clamorosamente sottostimati.

A onor del vero, c’è un fatto nuovo notevole: da diverse settimane il leader della Cdu Friedrich Merz, in testa nei sondaggi e in predicato di essere il nuovo cancelliere dopo le elezioni del 23 febbraio, ha mostrato almeno in parte di capire l’aria che tira e ha schierato i cristiano-democratici su una linea di maggior rigore contro i clandestini, sconfessando la vecchia posizione di Angela Merkel, la quale si è clamorosamente dissociata. Vorremmo dire: un altro punto a favore di Merz, considerando la disastrosa eredità politica merkeliana. Ma c’è di più: com’è noto, e come Libero vi ha raccontato nei giorni scorsi, una mozione parlamentare della Cdu molto severa sull’immigrazione è passata anche con i voti di AfD.

 

 

Un segno di sano realismo, da parte di Merz e dei cristiano-democratici. E invece? E invece in tutto il resto del quadro politico è riscoppiata la crisi isterica, replicando il solito errore: hanno preso a insultare AfD anziché guardare agli elettori, si sono messi a parlare tra attori di palazzo ignorando i cittadini. Incredibilmente, gli avversari di AfD non si sono fatti svegliare nemmeno dalla performance spettacolare e spiazzante di un paio di settimane fa della leader Alice Weidel, in dialogo con Elon Musk su X: una linea libertaria e pro mercato in economia, anti-indottrinamento a scuola, e ovviamente molto rigida sull’immigrazione. Degli avversari lucidi avrebbero capito che è lei (con l’aiuto di Musk) quella in sintonia con le persone comuni, a partire dal voto giovanile e meno politicizzato.
E invece no: si è proseguito con gli esorcismi e gli anatemi, e ci si è interrogati sul voto parlamentare dei liberali, nella speranza di neutralizzare attraverso di loro, in questo ultimo scampolo di legislatura, i voti arrivati da AfD.

Fino al pasticcio clamoroso di ieri: c’è stato un nuovo voto su una proposta di legge sempre della Cdu di Merz (questa sarebbe stata organica e vincolante, se fosse stata approvata), il testo è stato bocciato, e realisticamente milioni di elettori saranno letteralmente furiosi da qui all’apertura delle urne il 23 febbraio prossimo. Con la scommessa, per Merz e per AfD, di alzare moltissimo i toni per tre settimane. In prospettiva, dopo il voto, rimarrebbe aperto lo stantio forno per cucinare l’ennesima grande coalizione tra Cdu e Spd, stavolta a parti e a guida invertita (ma chissà se Merz sarebbe spendibile per una simile prospettiva).
C’è invece da sperare che Merz spinga il suo coraggio ancora oltre (cioè rifiutando il connubio postelettorale con i socialdemocratici), che gli elettori decidano numeri tali da suggerire una convergenza Cdu-AfD, e che ovviamente la stessa Weidel (per convinzione o per convenienza) confermi la linea di destra più libertaria “muskiana” archiviando alcuni dirigenti del suo partito francamente poco o per nulla presentabili.

Ma tutto questo (lo insegna l’operazione condotta da Berlusconi nel 1994) sarebbe reso più facile dal coinvolgimento della destra in un progetto di governo: altro che cordoni sanitari e strategia dell’isolamento. A essere isolati - a ben vedere - sono e saranno coloro che si mostrano scollegati dal sentimento popolare.
E che insistono in una lettura metodologicamente capovolta della politica: partendo cioè dai partiti e dalle loro geometrie anziché dai messaggi degli elettori.
Ora, è ovvio - per chiunque non sia un avventurista irresponsabile- che anche la materia del contrasto all’immigrazione illegale vada incanalata verso soluzioni ragionevoli e praticabili. Occorre cioè offrire agli elettori lo sbocco di soluzioni realistiche. Ma il punto di partenza è aprire gli occhi e le orecchie, sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dei cittadini, e non ostinarsi a marciare contromano in autostrada rispetto al sentimento popolare.

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