Sinistra, la tattica della melina: preparano l'ammucchiata in Parlamento
Se non puoi vincere, almeno minimizza le perdite. E, intanto, paralizza il Parlamento. Più passano i giorni, più si delinea con chiarezza la strategia dell’opposizione rispetto al governo Meloni. Le forze del “campo largo” si muovono lungo un doppio binario: iniziare a ragionare sull’assetto migliore in vista delle prossime elezioni politiche, nel frattempo bloccare - o almeno rallentare - il funzionamento di quel Parlamento che pure secondo il Pd sarebbe stato «umiliato per l’ennesima volta» nel “caso Almasri”, il superpoliziotto libico al centro dello scontro tra maggioranza e opposizione. Ieri sono arrivate le prime simulazioni su come sarebbero i rapporti di forza in Parlamento se - con i sondaggi attuali - nel centrosinistra si applicasse il cosiddetto “lodo Franceschini”, dal nome dell’ex ministro della Cultura Dario che qualche giorno fa, su Repubblica, ha tracciato una rotta per il futuro della coalizione.
Questa: «I partiti di opposizione vadano al voto ognuno per conto suo» nella parte proporzionale - che assegna 61% dei seggi mettendosi invece tutti insieme nei collegi uninominali, dai quale esce 37% degli scranni di Camera e Senato. Uno schema approvato da Giuseppe Conte, leader del M5S, ma avversato ieri da Angelo Bonelli, uno dei leader di Avs: «Continuiamo così, facciamoci del male... Senza una proposta politica comune, non si vince». Il risultato è quanto pubblicato ieri proprio su Repubblica grazie all’elaborazione di YouTrend: solo nel caso di un’ammucchiata al maggioritario con le singole liste divise al proporzionale- ovvero lo scenario Franceschini - il centrosinistra minimizzerebbe le perdite e renderebbe risicata la maggioranza assoluta del centrodestra almeno al Senato. Nello specifico, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati otterebbero 213 seggi su 400 a Montecitorio e 102 seggi su 205 (ci sono anche i senatori a vita) a Palazzo Madama. «Anche nel caso in cui l’opposizione si dovesse presentare tutta unita, il centrodestra mancherebbe la maggioranza assoluta al Senato di un solo seggio», certifica il report di YouTrend.
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«Il “campo largo” sarebbe comunque decisamente sfavorito con il Rosatellum, ma un’alleanza larga sui collegi potrebbe mettere in dubbio la maggioranza di centrodestra al Senato», osserva su X Lorenzo Pregliasco, il direttore di YouTrend. Negli altri due scenari testati - opposizione divisa rispettivamente in tre tronconi (M5S, centristi di Azione e Italia Viva e Pd con Avs) e in due (M5S, Pd e Avs alleati, con i centristi a parte) - il vantaggio del centrodestra sarebbe più ampio. Conclusione: «L’unico scenario che vede lo schieramento meloniano in difficoltà è proprio quello relativo al “lodo Franceschini”». Con un’alleanza esclusivamente tattica tra forze unite solo dal contrasto al centrodestra, come emerso due giorni fa con i tumulti alla Camera sull’onda del “caso Almasri”.
Un passo indietro. Mercoledì scorso l’opposizione ha fatto ostruzionismo in aula bloccando i lavori per protestare contro la mancata informativa del governo sul rimpatrio dell’ufficiale libico. I deputati del centrosinistra sono intervenuti tutti sulle questioni procedurali (processo verbale, richiami al regolamento e ordine dei lavori), di fatto spingendo il presidente di turno dell’assemblea, Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia), a sospendere la seduta e convocare una tesissima conferenza dei capigruppo. Il risultato è stato una sostanziale paralisi dell’attività parlamentare, ad eccezione del decreto Cultura in scadenza e delle sedute delle commissioni bicamerali.
Martedì, dopo una nuova seduta dedicata al provvedimento «recante misure urgenti in materia di cultura» e alla proposta di legge per inserire la sicurezza nei luoghi di lavoro nell’insegnamento dell’educazione civica, altra conferenza dei capigruppo. Decisiva sul “fronte Almasri”. Sul tavolo, la richiesta delle opposizioni di vedere il governo in aula a riferire sulla vicenda. Secondo fonti parlamentari, il “campo largo” non si accontenterà della presenza di Luca Ciriani, ministro dei Rapporti con il Parlamento. In quel caso, Pd, M5S, Avs, +Europa, Azione e Iv potrebbero abbandonare i lavori parlamentari (il cosiddetto “Aventino”) o, al contrario, occupare le aule di Camera e Senato.
Il primo effetto è stato il nuovo nulla di fatto sull’elezione dei quattro giudici della Corte costituzionale (oggi si sarebbe dovuto riunione il Parlamento in seduta congiunta). Una mancata fumata bianca per il plenum al palazzo della Consulta che dura da tempo: da 13 convocazioni e due “sconvocazioni”. E questo nonostante l’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E non è detto che in futuro, visto l’atteggiamento dell’opposizione, vada meglio visto che la prossima seduta comune delle Camere potrebbe non essere convocata prima di metà febbraio.