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Giorgia Meloni indagata, sciacallata di Fratoianni alla Camera: in aula si scatena il caos
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Giorgia Meloni indagata per peculato e favoreggiamento nel caso del rimpatrio del libico Almasri: lo rivela in un video la stessa premier, mostrando l'avviso di garanzia che la ha colpita. Il premier risponde subito al fuoco: "È possibile che io sia invisa a chi non vuole che l'Italia cambi, diventi migliore. Ma anche e soprattutto per questo, intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione, a testa alta e senza paura"".
La notizia, però, viene subito cavalcata dalla sinistra. Troppo goloso l'assist delle toghe rosse. In primis Nicola Fratoianni, che dall'aula della Camera osserva: "Era evidente che non fosse solo un cavillo...", così riferendosi all'avviso di garanzia ricevuto dalla premier, così come risultano indagati Nordio, Piantedosi e Mantovano). Parole, quelle dell'esponente di Avs, che hanno fatto esplodere i banchi di maggioranza, il tutto mentre il presidente di turno Giorgio Mulè invitava Fratoianni a proseguire l'intervento sulle mozioni su Gaza e la Cpi.
Ma Fratoianni ha controbattuto, affermando che "il tema è pertinente perché le mozioni sono sulla Corte penale...", parole che hanno innescato e accresciuto la protesta del centrodestra. Mulè allora ha rimarcato che proprio domani sono previste le informative di Nordio e Piantedosi sul caso Almasri e quindi chiede di rinviare a quell'occasione il dibattito sul punto. In aula, nel frattempo, montava la tensione.
Disappunto e rabbia, tra le forze di maggioranza. Sentimenti sintetizzati dalle parole di Matteo Salvini, leader della Lega e vicepremier: "Giorgia Meloni indagata per il rimpatrio del libico Almasri, avvisi di garanzia per il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della Giustizia, subito!", ha tuonato il leghista.
E ancora, le parole di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia. "Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, di Carlo Nordio e di Alfredo Mantovano", ha scritto sul social X. "Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia", ha concluso Tajani.
Poi, a incendiare ulteriormente il clima, ecco le parole di Angelo Bonelli, il fedelissimo di Nicola Fratoianni: "La Premier Giorgia Meloni la smetta di fare la vittima, invocando ancora una volta nemici immaginari utili solo ad alimentare la propaganda: il governo ha violato la legge. E a lei che dice di non essere ricattabile, rispondo che è ricattabile dai libici!", ha puntato il dito Bonelli, con la sua personalissima ed inappellabile sentenza.
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